DALL’EUROPA ALLA SALVEZZA… CHE DEVE ANCORA ARRIVARE UN DISASTRO DI STAGIONE DELLA VALLE-FIRENZE: E’ FINITA
La Fiorentina ha perso anche col Milan e ancora non è salva. Mancano due giornate alla fine come nel 2012 quando la squadra viola, dopo una stagione allo sbando totale, si salvò per miracolo a Lecce col gol di Cerci e Vincenzo ‘eroe’ Guerini in panchina. Roba da calcio in bianco e nero, con finale da coronarie al tritolo, palle in tribuna, giocatori stirati, schemi saltati, caldo appiccicoso, sudore e lacrime finali di gioia. Molti a Firenze hanno rimosso - più o meno scientemente - la scellerata stagione 2011-12, ma la Fiorentina si fermò a dieci centimetri dal baratro della serie B. Gli errori del passato non sono serviti: l’attuale annata ha molti punti sovrapponibili con quella. Dall’Europa League, obiettivo dichiarato dalla proprietà in estate (non solo da Andrea Della Valle), alla lotta per mantenere la categoria. Stagione più che mediocre: un vero disastro. La sconfitta col Milan è stata l’ennesima. I viola non vincono in campionato al Franchi dal 16 dicembre scorso (nel 2019 hanno vinto solo due volte: a Verona e a Ferrara lo scorso 17 febbraio) e dalla gara col Frosinone ad oggi hanno fatto un solo punto, risultando la peggiore squadra della serie A. Caporetto viola, una formazione praticamente da rifare in vista del prossimo anno. Ma la colpa sembra sia di altri e non degli addetti ai lavori. Nel frattempo, infatti, è esplosa la bomba lanciata dal patron viola.
La storia tra la famiglia Della Valle e Firenze è finita. Qualcuno potrà obiettare che è così da mesi, l’addio si stava consumando, ma c’era sempre una speranza che si potesse invertire la tendenza. Sognando un rilancio seppur misurato, insomma un’altra via per ripartire. Invece la lettera inviata a La Nazione ha firmato la chiusura dell’avventura con la Firenze che contesta - fetta considerevole - e probabilmente anche con quella più moderata.
Un imprenditore di tanto spessore quando esterna ha sempre una strategia. Nel caso di specie si fatica ad intravederne una, se non quella della guerra totale.
Questa è stata appunto l’opzione scelta da Mister Tod’s, entrare col carro armato in una cristalleria. La politica, nel senso più largo e nobile del suo significato, mira sempre ad una mediazione per giungere infine ad una sintesi: qui non c’è niente che ricordi il tentativo di incontrarsi a metà strada, emerge solo nitida la volontà dello scontro. A beneficio di chi? Altro dettaglio che sfugge. Nessuno ha niente da guadagnare, tutti da perdere.
Siamo d’accordo sul fatto che le offese non fanno piacere a nessuno e che un presidente si possa arrabbiare, ma da sempre il mondo del calcio è purtroppo terreno di confronti serrati e aspri sul piano dialettico. I Della Valle non sono i primi né gli ultimi a passare nel tritacarne: Berlusconi e Moratti che in due hanno vinto quasi una cinquantina di trofei…se ne sono andati sotto una pioggia di critiche e insulti, ma oggi sono rimpianti dalle rispettive tifoserie che difficilmente rivivranno periodi così aurei. Non si tratta di dire che è giusto così, basta prendere atto della diversità del calcio: il pallone dà tanto, ma toglie pure, a seconda di quello che si produce in termini di risultati. In una recente intervista Percassi, presidente dell’Atalanta - un club che potrebbe fungere da esempio -, imprenditore da circa un miliardo di euro di fatturato annuo, ha dichiarato che all’interno della galassia delle proprie aziende quella nerazzurra è la più delicata e importante da seguire, tanto da aver delegato il figlio Luca all’attenzione costante (24 ore su 24) della medesima. Proprio perché fare calcio è difficilissimo, a sbagliare ci vuole un attimo e le conseguenze sono pesantissime, con riflessi mediatici devastanti.
Nella lettera era lecito attendersi una riga di critica nei confronti dei collaboratori - un presidente che spende decine e decine di milioni ha diritto di chiedere conto a chi fallisce - e magari un’altra riga di autocritica sugli errori commessi anche dalla proprietà: scusateci, quest’anno tutti abbiamo sbagliato tutto, ma siamo pronti a rifarci. Niente. Viene da pensare che vada bene così, che in fin dei conti non sia successo nulla di grave e che tanti lati negativi di questa stagione - che a noi pare fallimentare - siano appannaggio solo di tifosi e stampa e non di chi governa la società. Legittimo, sono punti di vista e in quanto tali opinabili: il calcio è bello perché ognuno lo interpreta come crede o come gli conviene.
Sarebbe logico, poi, che i comunicati e le lettere fossero sostituiti da esaustive conferenze stampa, in cui porre domande e ascoltare risposte fosse qualcosa di normale e non straordinario.
Il paradosso di questa triste vicenda è che Della Valle e Firenze hanno un comune denominatore: entrambi hanno voglia di trovare una soluzione, cioè un compratore che si prenda in carico la Fiorentina. Entrambi hanno desiderio di liberarsi da questi lacci e laccioli. Ma fino a quando ciò non si verificherà gli uni saranno prigionieri degli altri e questo è il problema. Diego Della Valle è stufo del calcio e i tifosi sono stufi di questa proprietà. Siamo curiosi di verificare che succederà tra pochi giorni: “ Un minuto dopo la fine del campionato - ha detto Mister Tod’s - ci saranno molte cose che noi vogliamo affrontare con civiltà ma con assoluta chiarezza, determinazione e consapevolezza di quello che vogliamo fare. E quindi serviranno proposte, idee concrete, chiare e realizzabili”. Che significa tutto ciò? Che accadrà?