CASO BERNA: DA RISOLVERE SUBITO. BRAVO BABA, ORA IN COPPIA CON KALINIC. LUCI A SALONICCO: SALCEDO E OLIVERA. OMBRE: MANCANO ANCORA I GOL. ANTOGNONI TORNA AL FRANCHI CON LA ROMA
La terza panchina consecutiva non poteva restare inosservata. Bernardeschi poi è entrato, ma la grinta non era quella dei giorni migliori. C’è un malessere tra lui e l’allenatore: Berna vorrebbe giocare sempre, il tecnico non lo vede in condizione e probabilmente, stante quanto dichiarato da Sousa nel post partita di Salonicco, “il calciatore è confuso dentro e fuori dal campo”. Qualcosa sappiamo: dalla famosa intervista rilasciata a primavera a La Gazzetta nella quale il viola esprimeva il desiderio di non fare più il tornante, ma il trequartista, il tecnico lusitano si è irrigidito. Bernardeschi anche in altre occasioni, pur con toni pacati, ha ribadito il concetto. Questo è un aspetto del problema. Sicuramente c’è altro, in quel “dentro e fuori dal campo”. Forse è successo qualcosa o forse Sousa ha notato qualche gesto sbagliato da parte di Federico.
Non è un ostacolo insormontabile: la storia del calcio è piena di giovani campioni che nella fase della crescita hanno avuto un momento di appannamento o di leggera confusione - capita ed è umano quando hai i riflettori puntati addosso -: la differenza, semmai, si è manifestata tra chi lo ha superato quel frangente e chi invece si è perso per sempre. Ci sbilanciamo: crediamo che Bernardeschi uscirà presto da questo piccolo tunnel involutivo, aiutandosi ma essendo pure aiutato. Sousa sa bene che gli allenatori servono anche a questo, ad indicare la strada più giusta e a restituire equilibrio laddove si sia un po’ smarrito. Sono pure lì per insegnare calcio migliorando gli uomini che la società concede loro per far girare la squadra. Bernardeschi è di sicuro stimato da Sousa, considerato ciò che il portoghese ha detto di lui nell’ultimo anno.
Con Babacar si è verificato esattamente il contrario: per dodici mesi il senegalese è stato stimolato a fare di più, criticato, messo sul mercato e adesso dopo aver dimostrato di aver capito è stato recuperato come titolare, quantomeno è tornato a giocarsi le sue chances. Tra l’altro la mossa di Salonicco, attacco a due punte (finalmente), potrebbe diventare una costante se Babacar e Kalinic rispondessero sul campo come hanno fatto in Grecia. E’ vero, non hanno segnato, ma il senegalese è andato vicinissimo al gol ed è stato bravo nella circostanza il portiere greco. Baba che pressing sul centrale in uscita o sul numero che imposta da dentro l’area è quello che ci piace e che avremmo sempre voluto vedere.
Il problema è che resta l’ombra della mancanza del gol: dall’inizio della stagione, tra campionato e coppa, solo due reti si palle inattive. La Fiorentina o ritrova in fretta la via della rete o sono guai. La tenuta stagna della difesa, a Salonicco è stata convincente, ma non basta se davanti non sbocciano i gol. Comunque, tra le luci accese nel pareggio greco c’è la prova di Salcedo, all’esordio, che per ordine e stile, pulisce bene il pallone, si è fatto apprezzare. Così come Olivera: e’ troppo presto per fabbricare paragoni con chi gli ha lasciato il posto, ma una cosa la possiamo dire, l’uruguagio crossa meglio di Alonso. Ha una tecnica diversa e mentre calcia alza la testa guardando chi c’è in area, non a caso ha servito anche dei palloni all’indietro.
Infine Antognoni: a Salonicco per lui ha avuto buone parole il presidente esecutivo Cognigni, forse anche perché il dialogo tra il Capiitano di tutti i tempi e la Fiorentina si è riacceso. Intanto Giancarlo tornerà di nuovo al Franchi dopo essersi presentato col Chievo - per i festeggiamenti dei 90 anni -: seguirà Fiorentina-Roma, sfida vera. E ripenserà alla primavera del 1980 quando scaricò tre palloni alle spalle di Paolo Conti. Era una Fiorentina umile e grintosa, con una grande luce in mezzo al campo. Abbagliante.