I DRIBBLING DI PRANDELLI di Marco Conterio

Di Marco Conterio, per Firenzeviola.it
Mediano sul campo, trequartista in conferenza. Ti aspetti risposte, perché gli interrogativi fioccano, perché le domande piovono e le certezze si sciolgono come neve al sole. Invece Cesare Prandelli dribbla i taccuini con fare da fantasista, doppi passi sulle gambe tese da Torino e da Coverciano. L'addio più temuto si avvicina e si allontana, ad intervalli regolari, come la luce di un faro vista dall'orizzonte. I paletti del senza se e senza ma vengono presto dimenticati, c'è da chiedersi se a torto o se a ragione, a fronte dei riff sul domani di Cesare.
Che con Firenze ha un vicendevole e profondo sentimento reciproco ma, per dirla con il filosofo Kahlil Gibran, rischia di restare intrappolato in una prigione d'amore. Voglie e sogni, di un domani legittimo e comprensibile, dove lo scudetto si chiami Mondiale o Scudetto e non il trionfo di un quarto posto e di una competizione vissuta anima e cuore al 110% delle proprie possibilità.
Metri che paiono chilometri separano il Franchi da Coverciano, ma sostanza e forma sono ben diverse. Da una parte la ricetta è maneggiare con cura, crescere e sognare, dall'altra il menù è unico e recita competere ad alti livelli, vincendo. Filosofie diverse, Fiorentina e Nazionali, mestieri diversi anche. Da una parte sei insieme l'amico che ti accompagna passo dopo passo, il maestro burbero che ti rimprovera se il passo è più lungo della gamba o più corto del precedente, dall'altra il professore-psicologo, che viviseziona e poi sceglie le possibili opzioni, da guidare però solo per pochi giorni ogni tanto e non nella quotidianità. Questo, tra gli altri, uno dei tanti punti interrogativi su quel che Cesare vuol fare da Grande.
Basta dirlo. Arrivederci è stato bello e c'eravamo tanto amati, o inviare raccomandate senza ricevuta di ritorno nelle alte sedi della Federazione ed in quelle bianconere. Il desiderio di gloria è l'ultima aspirazione di cui riescono a liberarsi anche gli uomini più saggi, dicevano nell'antica Roma. E Prandelli lo è a 360°, anche se i dribbling da trequartista dinanzi a domande e dubbi scomodi, lasciano un pizzico di amaro in bocca ai tifosi gigliati. In fondo, aveva ragione lui, in estate. Basta poco. Appunto. Basta un po' di chiarezza.
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