LAZIO, Scomparsi i "romani de' Roma"
I tifosi, diciamo una larga parte, sognano sempre una squadra fatta di tifosi come loro. Giocatori che abbiano la maglia nella testa e nel cuore. Quelli che poi, per lo più, vengono dal vivaio. Si pensa sempre che abbiano una marcia in più, le bandiere da alzare soprattutto nella tenzone cittadina. Da Oddi a D’Amico, da Giordano a Nesta, fino a Di Canio e De Silvestri, ne è piena anche la storia laziale.
Ma qui il discorso va scisso in due. Il piano sentimentale che è comunque importante, specie per le giovani generazioni: stupisce che molti presidenti non si rendano conto del traino emozionale che potrebbero generare. Nel caso della Lazio, di questa Lazio (la precedente era zeppa di campioni, un po’ come l’Inter e il Milan di adesso), il piano più importante è invece quello tecnico.
Firmani, checché ne dica Rossi, a questa squadra serviva: in pratica era l’unico vero incontrista rimasto. E, per quel che concerne la società, l’attenzione va spostata sul settore giovanile. La Primavera, costruita in origine da uno scopritore di talenti come Wolfango Patarca, sta andando molto bene, specie in difesa e in attacco, dove i talentini non mancano. Dietro, però, fra i più piccoli, il vuoto è preoccupante: un tempo la Lazio era il polo assorbente, naturalmente insieme alla Roma e alla vecchia Lodigiani, di tutta la meglio gioventù regionale. Diciamolo adesso che il tema è caldo: i soldi per osservatori, allenatori, dirigenti del settore sono fondamentali. Più di qualsiasi scommessa, serve la lungimiranza. Lotito non guardi solo all’estero, gli affari si fanno anche e soprattutto in casa.