AMBROSINI, A Vlahovic consiglio di restare
Sarà in tribuna per commentare la sfida tra Fiorentina e Milan su Sky Sport, ma per Massimo Ambrosini quella di domenica è una sfida particolare. In rossonero vanta 489 presenze e 36 gol in 17 stagioni ma è a Firenze che ha chiuso la carriera, con Montella in panchina. Qualche anno dopo è tra gli opinionisti più apprezzati di Sky e anche se al Franchi c’è già tornato un pizzico di emozione ci sarà: «Ho superato la fase del magone di chi torna in un posto dove è stato magnificamente bene».
La classifica dice che il Milan è favorito...
«Non ci sono partite scontate e la Fiorentina arriva in un buon momento psicologico. Contando la stanchezza del Milan i viola hanno le qualità per stopparli».
I tre punti di Benevento hanno scacciato molte paure. Arriverà la svolta?
«Non so se paura è il termine giusto, la Fiorentina è una squadra che ha fatto fatica a esprimere il suo potenziale, anche per la classifica. La vittoria di sabato ha restituito serenità, se ci si aggiunge l’entusiasmo si possono fare grandi cose».
Ai viola quanto sono mancati i tifosi allo stadio?
«Non saprei, ma c’è il rovescio della medaglia, ricordo bene cosa significhi giocare al Franchi. Sentivo la gente, e ognuno vive a modo suo tensioni e responsabilità. In casa Milan i primi che vorrebbero eliminare il dubbio di giocar meglio senza pubblico sono loro. Sono cresciuti eppure giocare con 60 mila persone è diverso. Di sicuro in questa stagione stanno trovando grande sicurezza in sé stessi. L’Inter è davanti e a meno di passi falsi può arrivare in fondo, ma il Milan si è ritrovato in corsa e l’ha gestita bene».
Merito di un altro doppio ex come Pioli.
«Ha meriti enormi, ha fatto più del massimo. Ha creato un gruppo coraggioso, si è calato bene nella realtà del Milan aiutando molti giovani a tirar fuori cose che non sapevano di avere»..
Prandelli, invece. è alle prese con altri problemi. Ne verrà fuori?
«Da uomo intelligente quale è ha un senso di responsabilità superiore per via del rapporto con Firenze, la stanchezza deriva da questo ma sono convinto che la Fiorentina si salverà. Non deve togliere il piede dall’acceleratore, serve un po’ più di coraggio».
Il coraggio servirà per fermare anche Ibrahimovic.
«Ha capito cosa c’era bisogno di fare per il corpo e per la testa. Un quarantenne con la sua cura del fisico non perde le qualità tecniche, deve solo aggiustarle dentro un contesto atletico che cambia, e ha saputo mettersi in gioco».
E dall’altra parte c’è Ribéry.
«C’è qualcosa che unisce i grandi giocatori che restano a certi livelli per tanto tempo, la passione per il gioco e la gioia nell’andare in campo. Il rapporto con la fatica secondo me è la chiave per avere successi, soprattutto a quell’età».
Intanto è sbocciato Vlahovic.
«È forte, ha la fame giusta ma non deve farla diventare isteria. Deve avere la voglia di emergere ma cercare anche l’equilibrio. Fossi in lui resterei ancora a fare il titolare a Firenze, magari con altri obiettivi. Gli farebbe meglio che non provare subito il grande salto».
Da esperto del ruolo, cosa manca al centrocampo viola?
«La mia idea è che non sia ben chiaro chi può giocare davanti alla difesa e dei vari interpreti nessuno è riuscito a esprimersi al meglio. Pulgar ha caratteristiche precise, Castrovilli e Bonaventura sono due mezzali mentre Amrabat ha provato ad adattarsi, non si è trovata la quadratura».
Sarà una sfida particolare anche per l’ex Bonaventura.
«Sta facendo bene, è un giocatore di grande affidabilità. Lui al Milan ha dato tanto e probabilmente avrebbe continuato a dare, ma con il tempo i rancori si superano».
Che impressione le ha fatto Commisso?
«Vedo un entusiasmo genuino, spero che la burocrazia italiana non lo smorzi. Chi ha voglia di migliorare le strutture va assecondato nel rispetto delle regole, non ostacolato, perché a livello europeo abbiamo bisogno di modificare il nostro status altrimenti rimarremo sempre indietro».