Quando arriva Fagiolone? La nuova Fiorentina (e Paratici) puntano tutto su di lui
Il 2025 di Nicolò Fagioli si era aperto con la fuga, più o meno forzata, dalla sua comfort zone. E si potrebbe chiudere con il ricongiungimento con una sua vecchia conoscenza. Fabio Paratici è l'ennesimo ex Juventus alla corte di Rocco Commisso ma è anche uno che ha assistito da vicino ai primi passi del classe 2001 nel calcio dei grandi. Colui che, salvo sorprese, verrà ufficializzato fra qualche giorno come nuovo componente di spicco del board Fiorentina. E che avrà tante missioni da portare a compimento, una riguarda proprio un suo vecchio pallino. Perché Fagioli compirà venticinque anni tra meno di due mesi ma per adesso, anche per quanto successo extra-campo, è ancora il prospetto di un giocatore tutt'ora incompiuto.
Tutto in un anno
Lui stesso lo ha ammesso candidamente a Losanna, nella conferenza stampa che ha preceduto l'ultimo impegno di Conference: a Firenze il vero Fagioli si è solo intravisto, forse qualcosa nei primi mesi, con l'exploit, in termini di prestazione, coinciso proprio con la sfida contro la 'sua' Juventus, poi il ritorno dello spettro delle scommesse e un altro periodo grigio. La conferma, arrivata senza che la Fiorentina potesse metterci bocca, causata dalla qualificazione europea raggiunta in extremis, grazie anche a un suo gol, nell'ultima di campionato a Udine. E un'estate di cambiamenti e incomprensioni: l'arrivo con tanto di fanfare a seguito di Stefano Pioli, che lo ha provato come vertice basso del centrocampo, gli ha dato le chiavi del gioco salvo poi pensare che no, servisse qualcos'altro, un suo surrogato arrivato sotto forma di un altro ex Juventus, Hans Nicolussi Caviglia.
Dallo zero assoluto col Lecce a Vanoli
Nel periodo più buio del breve Pioli-bis Fagioli ha giocato poco e quando l'ha fatto ha steccato clamorosamente. Nella partita che è coincisa con l'epitaffio sportivo del ciclo Pioli Fagioli è partito titolare, da mezz'ala sinistra al fianco di Nicolussi Caviglia, ed è stato sostituito all'intervallo: quarantacinque minuti a spasso per il campo da ectoplasma e una prestazione che andrebbe riguardata per sentenziare una volta per tutte che in questo gioco la testa conta più dei piedi. Perché da uno con quella sensibilità nel tocco è dovere aspettarsi di più. Glielo ha detto subito Vanoli, che ha risolto in poche settimane il dualismo tra lui e Nicolussi, panchinando il secondo.
Una luce accesa
Arriviamo al termine dell'anno solare: la luce sembra possa essere stata riaccesa, ma è ancora flebile. Le due prestazioni in campionato contro Hellas Verona e Udinese fanno ben sperare, ma i precedenti invitano tutti a prendere pinze e guanti da forno. Perché il talento piacentino è delicato, in tanti ci sono cascati - Luciano Spalletti in primis, che lo convocò all'Europeo del 2024 nonostante venisse da una squalifica di sei mesi -. Sta nella natura umana però, e forse anche toscana: credere sempre nel bello. E quando tocca la palla, alza la testa e carica il destro il numero quarantaquattro è estetica pura. Poi c'è il campo appunto, e i passi in avanti: soprattutto col Verona, in un'altra Caporetto viola lui è stato sempre in partita, ha mandato in porta Kean per quattro volte, con uno schema catapulta (sventagliata di quaranta metri, da quarterback a receiver, come fossimo in Nfl o nella Fiorentina di Palladino) che ha originato anche il momentaneo pareggio.
Il nuovo Fagiolone
Buona anche la prestazione contro l'Udinese, suo il tocco per la punizione vincente di seconda di Mandragora, poi sempre in ritmo nel palleggio. Il primo 'miracolo' di Vanoli, che ha smentito di fatto Pioli, facendo vedere al suo predecessore che sì, Fagioli può fare anche il play, può essere proprio quello: portare Fagioli ai livelli che tutti gli chiedono di tenere. Per portarlo definitivamente da Fagiolino a Fagiolone, come chiedeva un altro ex protagonista di questa annata viola, Daniele Pradè, serve continuità nel minutaggio e nelle prestazioni, a partire da Parma, dove sarà di nuovo in cabina di regia. E poi, servirà anche una figura forte come quella di Paratici, un vecchio amico arrivato a Firenze anche per rimettere Fagioli al centro del villaggio.
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