VISTA DALLA CURVA: Un brodino di benvenuto
Eccoci finalmente. La febbre di questo sabato sera era ormai dilagata in città dal momento della nomina del buon Delio Rossi come successore di Mihajlovic. Per quanto mi riguarda si tratta di un sogno che si avvera, visto che aspettavo l'arrivo di questo allenatore da oltre tre anni. Rispetto all'ultima partita in casa quello che è cambiato è anche il clima, visto che ora siamo passati a cappelli e piumini. Dopo la ghiacciata della sera precedente stavolta mi vesto a strati, praticamente un millefoglie. Arrivo con un certo anticipo, ma non ho voglia di entrare subito. Dopo tanto tempo mi voglio godere l'afflusso dei tifosi, respirare l'atmosfera all'esterno, vedere l'umore di chi entra. E così faccio, osservando tutto ciò che mi circonda mentre sorseggio un paio delle mie doppio malto preferite. Poco dopo sarà proprio il loro consumo a spingermi ad entrare velocemente. Il colpo d'occhio appena entrati è bello, come mai queest'anno e poche volte lo scorso, ma non sento ribollire l'entusiasmo come mi aspettavo. Il riscaldamento del Milan viene salutato con i fischi doverosi, e un trattamento particolare viene riservato a "simpatia" Ibrahimovic. D'altra parte uno che si è girato tutte le strisciate a Firenze è difficile che venga accolto bene, e poi lui ci mette del suo.
All'ingresso delle squadre in campo ci sono grandi applausi per Delio, che ricambia a mani alzate. Tra quest'uomo e Firenze sembra già nato un qualcosa di speciale, inspiegabile per chi osserva da fuori. Forse anche per lo stesso Rossi.
Durante l'inno non si canta come speravo, peraltro col solito problema di andare tutti a tempo. In questo i vecchi cari megafoni in Curva facevano comodo parecchio. Ma al momento del calcio d'inizio lo stadio fa sentire un paio di "ruggiti" niente male.
La gara comincia, e il Milan prende subito il pallino del gioco. Noi siamo un po' intimoriti, e perdiamo qualche pallone pericoloso di troppo, soprattutto con il numero 18, che non perde occasione per dimostrare con quanta concentrazione affronti ormai le partite.
Però nonostante tutto lo spirito della squadra sembra diverso, e il miglior simbolo di questo impegno è Behrami, che rincorre qualunque avversario gli passi vicino. C'è anche un gollettino annullato al Milan che pare fosse regolare. Come mi dispiace. Si arriva all'intervallo con un misto di preoccupazione e fiducia. E con la speranza dell'impresa. Nel secondo tempo il copione non cambia, ma i nostri prendono campo e si riesce a creare qualche buona azione, anche se di occasioni vere e proprie c'è ben poco. Ma l'impegno non sembra mancare, tant'è che il pubblico se ne accorge e l'incitamento raggiunge qualche picco notevole. Quando entra Pato, io e la stragrande maggioranza dei tifosi si tocca il toccabile, memori degli scherzetti combinati in passato da uno dei giocatori più "stirati" del campionato, ma anche dei più forti. E infatti ci manca poco, vista la rasoiata del papero che prende il palo interno. La lontananza dell'azione dal nostro campo visivo attenua un po' i patemi, o forse li aumenta, visto che a volte non si riesce a capire dove sia il pallone. E non per colpa delle doppio malto di prima. Ma c'è Boruc che fa valere la sua stazza in uscita.
Il fischio finale arriva come una liberazione visti i brividi degli ultimi minuti, e non possono che esserci applausi per questo pareggio ottenuto in piena emergenza e al cospetto di una squadra superiore a noi. Me ne vado a casa con questo punticino, ma soprattutto con la consapevolezza che le cose non potranno altro che migliorare. E la speranza che qualche pianticella fiorisca, visto il giardinere che ci si ritrova.