TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA
Una lunga, impetuosa intervista quella rilasciata all'ora di pranzo da Rocco Commisso. Durante l'ora e mezza di collegamento con Lady Radio, il numero uno del club viola tra le altre cose ha tenuto a ribadire l'importanza e la centralità della questione stadio nella sua agenda dei lavori. E se per l'ennesima volta è stata ripetuta la filastrocca del "no stadio, no ricavi, no crescita" oggi c'è stata l'occasione per Commisso di dire la sua sull'incontro in programma a Roma col Ministero dei Beni Culturali, per capire quali siano i vincoli e quanto stringenti possano risultare.
Tutte le strade per lo stadio - ma non solo, dato che come spiegato questo è ritenuto elemento fondamentale per la crescita sportiva - oggi portano a Roma, là dove, carte alla mano, Commisso potrà capire se sarà possibile avere il Franchi dei suoi desideri, con tanto di spostamenti necessari sui quali si è espresso citando anche i regolamenti UEFA, o se l'idea del restyling alla sua maniera sia da abbandonare una volta per tutte. A tal proposito, comunque, non ha lesinato sul rimarcare il suo punto di vista, destinando anche una frecciatina avvelenata - una delle tante da lui scagliate nell'intervento fiume, e su questo tema ci torneremo ben presto - nei confronti dei rappresentanti della politica: "Se il Franchi non si può fare come voglio io, i soldi me li possono mettere loro. Credo che Franceschini lì a Roma ne abbia...", una delle frasi che si sono sentite. Certo, ha voluto mantenere una punta d'ottimismo, il presidente Commisso, ma allo stesso tempo ha anche lasciato spalancata la porta dei dubbi.
Sì, perché a precisa domanda sulla possibilità di lasciare la Fiorentina a qualcun altro qualora non gli fosse possibile realizzare lo stadio, il tycoon viola ha preferito rimanere vago, non rispondendo o facendolo solo in parte: "Non posso rispondere, è a seconda di come mi sento in un certo periodo. Ma posso assicurare che, se mi lasciano incrementare i ricavi, sono ottimista a proposito dei nostri obiettivi". Sempre lì si torna, in un circolo vizioso, al momento una sorta di cane che si morde la coda. Attendendo un punto di svolta, sia sui temi di campo che su quelli a margine.