KISSING DAY, Da De Sisti a Irina: baci viola storici
“Il bacio è un apostrofo rosa tra le parole “T’amo”. Con questa citazione di Edmond Rostand spesso si spiega il gesto che più rappresenta l’amore, ovvero il bacio. Se la genesi di quest’azione si perde nella notte dei tempi, il significato che ha assunto ricopre le varie sfumature che l’amore racchiude.Un bacio può essere massima espressione di affetto verso una persona, ma può scaturire anche dalla gratitudine e dalla gioia di un momento speciale. Può essere lanciato a qualcuno di lontano o dato ad un oggetto o un simbolo che sta particolarmente a cuore, o semplicemente promesso a qualcuno. Tutte situazioni che possono essere vissute in un campo di calcio ed in uno stadio, luoghi che favoriscono spesso esplosioni di amore. Per festeggiare il kissing-day che si celebra oggi 13 aprile, proviamo a ripercorrere alcuni “baci-viola” della storia del club ed analizzare il significato dietro ad ognuno di essi.
DE SISTI-ANTOGNONI, UN BACIO-NON DATO: Il 31 marzo 1974 a Firenze si gioca un Fiorentina-Milan destinato ad entrare nella storia per la pirotecnica vittoria viola e per l’affermazione di un talento in maglia viola. Protagonisti della storia Giancarlo De Sisti, leggenda viola protagonista dello scudetto del ’69, e Giancarlo Antognoni, allora giovane promessa dei gigliati. De Sisti in quella partita è protagonista sì ma in negativo: “Picchio” infatti riesce nell’impresa di sbagliare due rigori, perlopiù sotto la Fiesole. Un’onta difficile da cancellare; per farlo serve una punizione al bacio del ragazzino, che a 10 dalla fine firma il 3-2 viola e fa dimenticare a tutti il doppio errore di De Sisti. A fine partita il capitano va da Antognoni: "Grazie Giancà... ti darei un bacio in bocca, senza di te stasera come tornavo a casa?”. Antognoni declina gentilmente l’invito del compagno, ma in quel bacio-non dato c’è un passaggio di consegne tra il maestro (De Sisti a fine anno lascerà Firenze) e l’allievo (Antognoni, che il giorno seguentè compirà 20 anni, dalla stagione seguente prenderà in mano i viola scrivendo la storia del club). L'episodio è stato spesso ricordato tra i due, con Antognoni che nell'occasione ha ricordato di come un altro bacio, stavolta dato, gli ha salvato la vita: si tratta della respirazione bocca-a-bocca che il massaggiatore viola "Pallino" Raveggi gli fece 7 anni dopo per rianimarlo a seguito di un tremendo scontro col portiere del Genoa Martina.
BATI, "IRINA TE AMO!": Facciamo un salto di 22 anni: siamo a San Siro, protagonista ancora una volta Milan e Fiorentina, che si contendono stavolta la Supercoppa italiana. I viola di Ranieri, vincitrici della Coppa Italia nella stagione precedente, si impongono grazie ad una prestazione da annali di Gabriel Omar Batistuta: l’argentino sblocca l’incontro con un gol d’autore (sombrero a Baresi e missile che trafigge Sebastiano Rossi), il Milan pareggia con Savicevic ma un’altra perla di Bati-gol (punizione imprendibile dai 35 metri), regala la vittoria agli ospiti. Dopo il secondo gol Bati schiva l’abbraccio dei compagni, cerca la telecamera più vicina e dedica la perla a Irina, sua moglie: “Irina te amo!”, dichiarazione accompagnata con un bacio alla telecamera, gesto che vale per mettere fine alle voci su una crisi di coppia tra i due. Un bacio che percorre diversi kilometri e mette una pezza su una storia d’amore che, nonostante alcuni alti e bassi, continua ancora.
FEDERICO CHIESA, BACIO E TRADIMENTO: Un bacio può essere anche rappresentare una promessa non mantenuta: è il caso di Federico Chiesa, ex-gioiellino viola andato come tanti a cercar fortuna alla Juventus. Un passaggio che, come sempre, ha generato grandi polemiche, anche per i gesti d’affetto che l’esterno aveva dispensato verso una tifoseria che lo aveva adottato. Gesti che, riguardati a distanza di tempo, fanno male, come il bacio con cui Chiesa tre anni fa festeggiava una sua rete al Crotone: un bacio allo stemma, sotto la Fiesole, aveva fatto illudere i fiorentini di aver trovato una nuova bandiera, ammainata qualche anno dopo come fatto prima di lui da Bernardeschi. In un calcio che ha trasformato gli interpreti in professionisti è inutile citare vecchi moralismi e biasimare un giocatore per aver accettato un’offerta di lavoro più promettente. Allo stesso modo però, è inutile da parte dello stesso giocatore compiere gesti che manifestano una falsa-lealtà a quei colori, immagine che poi diventerà nel corso del tempo il simbolo di un tradimento.
BARONE-IACHINI, UN BACIO CHE SA DI SPERANZA: Concludiamo col bacio più recente e che forse da più speranza per il futuro della Fiorentina. Luglio 2020, stadio Franchi: la Fiorentina guidata da Beppe Iachini, con la vittoria appena conquistata sul Torino, ha definitivamente archiviato il discorso salvezza al termine di una stagione più che tribolata. Dagli spalti anche Joe Barone, braccio destro del presidente Commisso, scende a festeggiare: i due, Barone e Iachini, si incrociano in una situazione ancora condizionata dalle stringenti limitazioni dettate dalle norme anti-Covid ma per un attimo Barone sembra dimenticarsi di tutto e stampa un bacio sulla guancia al suo allenatore durante un’intervista televisiva. Quel bacio è insieme un sentito ringraziamento per il lavoro svolto dal tecnico ed un istintivo gesto di liberazione per il pericolo stampato; un bacio che simboleggia anche un legame, emotivo prima che razionale e che fa capire l’unità di intenti tra società e tecnico, unità che speriamo di ritrovare in futuro.
In attesa di ritornare ai baci sugli spalti del Franchi, nuovo o vecchio che sia. Proprio nella nostra città, che secondo alcune rivelazioni storiche degli ultimi anni sarebbe stata luogo dell’origine del bacio alla francese. In un’opera letteraria del diciassettesimo secolo scritta da Abbè du Prat infatti si ritrova un’espressione oggi caduta in disuso, ossia “baiser à la florentine”, bacio alla fiorentina, poi erroneamente riportato come bacio alla francese dai suoi connazionali. Una città il cui legame con chi ci è cresciuto qui rimane speciale, al di là della lontananza, tanto da spingere uno di quei fiorentini, Odoardo Spadaro, a scrivere una canzone che è diventata il suo inno. Spadaro nella sua canzone, celebra quel legame proprio con quel gesto:“La porti un bacione a Firenze, se la rivedo glielo renderò”