ALLA GIORNATA
Qualche giorno fa, archiviato il successo sullo Spezia, il presidente della Fiorentina Rocco Commisso si era nuovamente scagliato contro la critica. Dal massacro mediatico cui era stato sottoposto - secondo l'americano - il tecnico Prandelli alle voci future bollate come destabilizzanti di un po’ di tutto si era parlato fuorché dello stato della squadra. Proprio come se i primi 45 minuti sofferti al cospetto dello Spezia fossero stati solo un dettaglio o - peggio - la lettura poco obiettiva di chi attacca per partito preso. E forse nemmeno le preoccupazioni dello stesso Prandelli alla vigilia di Udine (“Serve vestirsi da operai”) avevano scosso l’intero universo viola.
E in effetti se su determinati fronti la società si è fatta sentire eccome (ribattendo colpo su colpo in termini di critica e mantenendo più freddi possibile i rapporti con politica e amministrazione per il discorso stadio) in ambito sportivo è come se non fosse mai riuscita a intervenire su di un gruppo il cui tanto decantato senso d’appartenenza raramente si è visto. Un compito nel quale anche Prandelli oggi sembra in difficoltà visto che le partenze del gennaio scorso non paiono aver cancellato determinati malumori nello spogliatoio (l’ingresso di Amrabat domenica almeno questo testimonia). Là dove la gestione di qualche singolo aveva funzionato, Vlahovic su tutti, è nuovamente venuto meno il gruppo.
Non è certo questo il momento dei processi, tantomeno quello delle divisioni, anzi, alla Fiorentina oggi serve soprattutto mantenere unità d’intenti e nervi saldi, ma la sensazione che quasi nessuno dei problemi degli ultimi anni sia stato risolto resta, a cominciare da una società rallentata da troppi compartimenti stagni e orfana di una visione comune verso la quale indirizzare tutti gli sforzi. Compartimenti tra loro slegati come avvenuto in passato, nei quali in sede di programmazione si sono allontanati pareri e punti di vista (che si trattasse della scelta di un tecnico o di un acquisto invernale) e dove gli stessi dirigenti si sono ritrovati a fare i conti con autonomie limitate, incarichi in scadenza e conseguenti riduzioni di peso all’interno dello spogliatoio.
In uno scenario del genere sarà il caso di non farsi prendere dal panico, già domani la squadra torna in campo e ancora domenica prossima è attesa da un altro scontro diretto come quello con il Parma, ma sarà bene tenere a mente come e dove si è sbagliato nel cercare di avviare un ciclo sportivo mai realmente partito. Valutando anche una minima autocritica, quella assente in occasione delle sconfitte, e senza pensare troppo a come si pone un’opinione pubblica che non può che esser delusa dalla seconda stagione italiana di Commisso.
Ma concentrandosi piuttosto su un’idea da concretizzare, sugli obiettivi che si vogliono perseguire e sui metodi per raggiungerli. Perchè anche in questo ambito, puramente motivazionale più per la squadra che non per la piazza, e immaginando una stagione da trascorrere nella parte sinistra della classifica senza altre mire come si è fatto a inizio anno, qualcosa non ha decisamente funzionato. E il modo in cui questa Fiorentina è costretta a vivere alla giornata ormai da troppi anni ne è la dimostrazione.