"OCCHI PUNTATI SU..." UNA VIOLETTA APPASSITA

01.11.2010 01:48 di  Stefano Borgi   vedi letture
"OCCHI PUNTATI SU..." UNA VIOLETTA APPASSITA
FirenzeViola.it
© foto di Giacomo Morini

Qualcuno si ricorda la Fiorentina di inizio anni 90? Quella allenata da Sebastiao Lazaroni piuttosto che quella di Gigi Radice (campionato 91-92) che precedette la Fiorentina bella ma sfortunata, retrocessa dagli arbitri e da Agroppi nel 92-93? E ancora, quella delle stagioni 78-79 e 79-80, successiva alla grande paura del 77-78, quando ci salvammo all'ultima giornata, o quando esultavamo per l'acquisto di Alessandro Zagano dal Lecce. O quando ancora un pareggio (magari a Torino) contro la Juventus o, ancor, meglio una vittoria al "Comunale" contro i bianconeri salvava e dava un senso ad un'intera stagione. Ecco, era da allora che non provavamo un senso così grande di svuotamento, di anonimato, di inutilità come quello che trasmette questa Fiorentina. Intendiamoci: siamo già contenti che questa Fiorentina (pur nella sua mediocrità) sia diventata una squadra, arida ma squadra. Le prime partite di questo campionato contro Napoli, Lecce, Lazio, Genoa ci avevano regalato una squadra scollata, sfilacciata, distante tra i reparti, una squadra incapace di reggere tatticamente il confronto con qualsiasi altra formazione di serie A. Adesso vediamo un'organizzazione tattica, un ordine in campo che ci fa ben sperare, anche se a fronte di questo vediamo allo stesso tempo una sterilità offensiva, un'impalpabilità dell'attacco che ci lascia attoniti.

E vogliamo fare nomi e cognomi: Alberto Gilardino, Alessio Cerci, Marco Marchionni, Riccardo Montolivo... Il gila è diventato ormai un caso patologico. Ieri, a Catania, rientrava Mutu e per qualche minuto si è avuta l'imopressione che la "cosa" potesse funzionare. Poi, spenta la luce del romeno, il gila è tornato in quel tran-tran fatto di gomitate, strattonate, spallate e ruzzoloni per terra che non portano assolutamente a niente. Non un tiro (men che meno da fuori area), non un contrasto vinto, non un dribbling vinto oppure uno spunto che lo portasse a cercare e vincere l'uno contro uno, che poi è la vera essenza del calcio. A poco è servita la vicinanza di Adrian Mutu. Gilardino è ormai entrato in un tunnel del quale non vede la luce e nemmeno sa come arredarlo per renderlo meno inospitale di quanto lo sia adesso. Gilardino deve risolvere i suoi problemi dentro di se. In una parola: deve capire se ha ancora voglia di stare a Firenze, senza coppe, senza vetrina europea. Perchè questa è la situazione: per tutto l'anno l'Europa non passerà da Firenze e Gilardino se ne deve fare una ragione. Poi c'è il caso Alessio Cerci. Il "Garrincha di Velletri", ormai non è un mistero, non sta simpatico alla gente di Firenze. Sarà quella parlata vagamente romana, sarà quell'espressione indolente, sarà il rendimentro in campo assolutamente inadeguato per il blasone e l'importanza della maglia viola. E allora? Tocca a Mihajlovic recuperarlo, dargli fiducia senza sovraccaricarlo di responsabilità. Tocca a lui darsi una scrollata, tornare con i piedi per terra e lavorare sodo, umilmente, senza presunzioni e false ideologie per la testa. Marchionni è una conseguenza della crisi di Cerci. Dimenticato (e superato dallo stesso Cerci) all'inizio, l'esterno di Valmontone se l'era legata al dito e remava...non certo a favore. Poi la svolta, la partita di Genova contro la Sampdoria, la nuova fiducia di Mihajlovic e la ricaduta domenica contro il Bari. Marchionni è uno di quelli che ha sofferto di più il distacco da Prandelli. Poi la mazzata Cerci, subito titolare al suo posto. Ora marco è più convinto ma non basta. la Fiorentina ha bisogno di qualcosa di più. Riccardo Montolivo, da parte sua, sta raschiando il barile. Il "capitano" è palesemente menomato, non è nè carne nè pesce, non calcia, cade in un equilibrio precario, è completamente nella parte di Enrico Toti che accarezza la sua fida stampella. Urge fermarlo. E' vero, Bolatti non è in grado di sostituirlo, e allora studiamo un'alternativa tattica perchè Montolivo (è vero) in queste condizioni non può giocare. La Fiorentina, duole dirlo, con lui gioca sempre 10 contro 11. A tutti loro aggiungiamoci Jovetic, infortunato di lungo corso, D'Agostino ormai in rampa di lancio e Vargas, assolutamente inprescindibile per la causa viola. A Napoli direbbero... "A da passà a'nuttata...", a Firenze diciamo che dopo il Chievo ci saranno Milan e Juve fuori, il Cesena in casa e la Roma di nuovo fuori...e sopratutto c'è da risolvere un penultimo posto in classifica. Vista così...si salvi chi può...