"CATTIVI PENSIERI" Caro Zanetti, lasci stare i tifosi

Avevo Cristiano Zanetti davanti a me, a pochi metri di distanza. La sede era la sala conferenze dello stadio Franchi, e l'ho potuto guardare attentamente mentre esprimeva concetti tutto sommato condivisibili. La fisiognomica è importante, dai tratti somatici di una persona, dalle espressioni del suo volto, dalle pieghe che modellano la pelle in certi momenti puoi capire tante cose. Ed io, oggi, ho capito che Zanetti raccontava la verità. O almeno la sua verità. L'ho capito quando diceva che resterà anche l'anno prossimo. L'ho capito quando diceva che tra lui ed il mister era tutto ok. L'ho capito quando pregava di non vendere Mutu, di non vendere Frey. L'ho capito quando sosteneva che con lo stesso Mutu la Fiorentina sarebbe arrivata 4° in questo campionato e l'ho capito ancora di più quando ha ribadito che la stessa squadra di quest'anno, senza coppe ed infortuni vari, tra 12 mesi arriverà sicuramente quarta. Ho cominciato a capirlo meno quando sosteneva che contro il Chievo nessuno dei giocatori subissati dai fischi si era nascosto, che tutti avevano dato tutto, che al 90' lui ed i suoi compagni sono usciti con la maglietta bagnata di sudore. Un'amica mi suggerisce la battuta... "Bagnata di certo, ma perchè faceva caldo..." e non ho saputo darle torto. Non l'ho capito per niente quando dice che i fischi ci stanno per carità, però i veri tifosi si vedono proprio in certi momenti... Alt! Quì non ci siamo proprio. Ero già salito in macchina, avevo raggiunto la redazione del giornale, mi apprestavo a scrivere il pezzo sulla sua conferenza stampa (ripeto: al 90% apprezzabile, tono da leader, chiarezza a piene mani, messaggi positivi...) ma ho voluto risentire il parlato originale... "Quando le cose non vanno bene, è lì che si vede l'attaccamento del tifoso..."
Caro Cristiano Zanetti mi dia retta, lasci stare i tifosi della Fiorentina. Mi risulta che lei, nel 2001, vinceva il suo primo scudetto mentre la Fiorentina vinceva la sua sesta coppa Italia, vero e proprio canto del cigno prima dell'imminente fallimento. Nel 2002 lei disputava il mondiale in Giappone e Corea, pochi giorni prima che la Fiorentina scomparisse, miseramente affossata da un potere politico ceco (o forse fin troppo vedente), scorretto, e da un giullare travestito da produttore cinematografico. Nel 2006 lei vinceva il suo secondo scudetto (a tavolino, ma sempre di scudetto si tratta) mentre i viola si illudevano a Verona battendo 2-0 il Chievo, e con loro 30.000 tifosi che avevano invaso la città di Giulietta e Romeo. Poche ore dopo scatterà calciopoli, i 19 punti di penalizzazione e svanirà il primo sogno chiamato Champions League. E ci fermiamo quì (anche perchè enumerando le sofferenze e/o umiliazioni patite dai tifosi della Fiorentina faremmo notte...), giusto per far capire a lei ed a quelli come lei che il tifoso viola ha diritto di fischiare a prescindere, e nessuno si può permettere di tacciarli di poca fedeltà, o di mettere in dubbio la purezza del loro pedigree di tifosi.
Nemmeno lei, signor Cristiano Zanetti, che (bontà sua) quest'anno fino a gennaio ha regalato sogni ed emozioni, che a Firenze contro il Liverpool mi è sembrato un raggio di luce in una valle incantata, che nella prima metà della stagione si è manifestato per quello che è: il miglior centrocampista del campionato. Mi dispiace, ma nemmeno lei può catechizzare ragazzi che, loro malgrado, hanno assistito a partite contro il Poggibonsi, il Gualdo Tadino, il Montevarchi (e addirittura perdere 1-0), che con il loro cuore hanno spalato la neve a Gubbio e costruito il mito di Borgonovo. Lei lo sa benissimo e ne è consapevole: da Bergamo in quà c'è stato il "bomba libera tutti", chiaro, evidente, lo scollamento si avverte, si respira, e col Chievo la storia della maglietta bagnata ce la poteva risparmiare perchè i tifosi viola, in quello stesso stadio, hanno visto gente come Dunga, Giuseppe Iachini, Stefan Schwarz...e ancora prima Alessio Tendi, Andrea Orlandini, Maurizio Restelli, gente la cui maglietta all'uscita dal campo, pesava chili, chili di fatica, devozione ed attaccamento alla maglia. Per carità, niente di personale: magari lei in quella partita ha veramente dato tutto, e le ridico un'altra volta grazie per la meravigliosa Champions League, per quel "Io resto" pronunciato con tono perentorio e rassicurante. Ma un'altra volta, prima di parlare in questi termini dei tifosi viola, la prego di pensarci due volte.
Con stima... un giornalista tifoso.
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