VIVIANO CON LA VALIGIA IN MANO. JOVETIC UN CASO TATTICO

21.01.2013 00:00 di  Mario Tenerani   vedi letture
VIVIANO CON LA VALIGIA IN MANO. JOVETIC UN CASO TATTICO
FirenzeViola.it
© foto di Federico De Luca

L'ultima chiamata era ieri, Viviano ci sperava. Montella invece ha scelto ancora Neto. Le gerarchie nella porta viola si sono ribaltate: il brasiliano titolare, il ragazzo di Peretola in panchina. A mangiarsi il fegato dalla rabbia. Lui che considera la Fiorentina una questione mistica. Lui che nella scorsa estate aveva rinunciato a una parte dello stipendio pur di avere finalmente la pelle viola, il cuore è così dalla nascita. Lui che tra uno scudetto con la Fiorentina e un mondiale con la Nazionale non avrebbe esitazione a scegliere il primo.
Viviano a Firenze pareva davvero la sublimazione di un grande amore, ma è stata invece una storia impossibile. L'allenatore deve scegliere e per Montella, Neto, almeno in questo momento, è più affidabile di Viviano. Del resto un anno fa il tecnico napoletano gestì 4 portieri a Catania, figuriamoci se ora il ballottaggio tra 2 potrà creargli problemi. Ma tanto sarà evitato anche questo balletto: Viviano, infatti, domani alla ripresa degli allenamenti parlerà con i dirigenti e quasi sicuramente, salvo ripensamenti o avvenimenti particolari, chiederà loro di essere lasciato libero.
E' uscito di squadra il 16 dicembre, derby col Siena, pagando a caro prezzo la notte da incubo dell'Olimpico. Da allora ha atteso in silenzio, senza una polemica, sperando in allenamento di riconquistarsi il posto. Una, due, tre, quattro, cinque, sei partite...e nulla di fatto... Campionato e Coppa Italia sempre a sedere: unica consolazione l'affetto della sua Fiesole, cori e striscioni. Viviano si era dato un tempo, ora è scaduto. Non ha voglia di stare a guardare fino a maggio, anche perché è in prestito a Firenze. Da Bologna lo stanno massacrando di telefonate ormai da settimane: "Emiliano, torna da noi". E non ci sono solo i rossoblu. Queste ore saranno decisive nella testa di Viviano: solo il presidente Della Valle, quello che lo ha voluto prima di tutti a Firenze, potrebbe fargli cambiare idea, ma pare dura. Le valigie nell'abitazione a due passi da Ponte Vecchio sono pronte.
Viviano è un caso, Jovetic pure, anche se per il montenegrino è di natura tattica. L'attaccante vive una contraddizione: è uomo da 20 gol all'anno e gioca prevalentemente a centrocampo. In area ci sta poco o niente. E' possibile trovare una soluzione?
Montella insiste molto su questo tasto: ha chiesto a Jovetic di aiutare tanto la squadra - Stefan lo sta facendo molto bene -, ma anche di muoversi vicino al portiere avversario. Può darsi che l'allenatore non si sia spiegato a dovere o può darsi anche che Jovetic segua l'istinto e non la ragione. E' come un elastico: parte dall'area e lo rivedi alla trequarti, quando dovrebbe accadere il contrario. Non tira mai da 7-8 metri, ma spesso da 25-30 e i risultati non sono soddisfacenti. Dà sempre l'impressione di voler risolvere da solo un'azione, affidandosi talvolta ad esecuzioni improbabili. Il paradosso è quando Montella toglie Toni e inserisce Ljajic: a quel punto nessun attaccante entra più in area, perché il serbo, da questo punto di vista, è addirittura peggiore del montenegrino.
La Fiorentina ha certamente bisogno di una punta: Giuseppe Rossi sarà abile per la stagione futura e Larrondo è un'onesta riserva. Ma Pradè e Macia sembrano orientati a realizzare questo colpo a giugno e non adesso. E allora tocca a Montella riportare Jovetic nel cuore della fase offensiva. Spingerlo ad avere solo una missione: il gol. Quella cosa che a Stevan manca da 397 minuti. Il sogno europeo dalla Fiorentina dipende solo dalla capacità realizzativa della sua Ferrari. Tenerla in garage è inutile...

Mario Tenerani

giornalista de Il giornale della Toscana