PRANDELLI, PAROLE NETTE. CESARE E IL CLUB: ASSE DI FERRO. OGGI PER LA SALVEZZA E L’ORGOGLIO. BORJA O DUNCAN PER LA MEDIANA. DAVANTI CALLEJON, VLAHOVIC E RIBERY
Lunedì di passione e sofferenza, ma le grandi conquiste arrivano solo attraverso immani fatiche. Siamo solo alla decima di campionato, ma per i viola è già resa dei conti: col Genoa per la salvezza e per l’orgoglio. Nessuna vergogna nel dichiararsi coinvolti nella lotta per la sopravvivenza, è la cronaca a raccontarlo. I fatti prima delle opinioni. Viola in campo stasera con soli 2 punti di vantaggio sul Toro che ha perso il derby sabato pomeriggio. Il Genoa ha 3 punti in meno della Fiorentina, verrà a Firenze per tentare l’aggancio, ma se gli uomini di Prandelli vincessero, non solo staccherebbero in classifica le ultime tre, ma sorpasserebbero Parma, Spezia e Udinese (che ieri non ha giocato causa pioggia) e appaierebbero il Benevento. E’ sufficiente per mettere a fuoco l’importanza strategica della sfida del Franchi. Certe partite ammettono tutto, ma non di essere sbagliate. La differenza che demarca il confine tra un gruppo che ha compreso le criticità contingenti e un altro più distratto. In settimana le varie voci dirigenziali che si sono alternate ai microfoni, per finire ieri a Prandelli, hanno pronunciato senza paura il sostantivo salvezza. Cesare è stato ancora più incisivo: “Facciamo 40 punti prima possibile”. La percezione del pericolo è un segno di maturità della società. E’ arrivata l’ora di sporcarsi nei bassifondi del campionato, al di là dei valori tecnici di questa squadra che in verità racconterebbero altre prospettive. Ma così è si vi pare e la presa d’atto del club non può che rassicurare l’ambiente.
Prandelli ieri ha dato una bella mano alla società: Cesare ha spiegato che la dirigenza non ha colpe perché solo pochi mesi fa critica e tifoseria - al netto di qualche voce isolata - si dichiaravano soddisfatte della Fiorentina (seppur con qualche dubbio circa la composizione dell’attacco). Grandi lodi al pacchetto della mediana, giudicato da molti addetti ai lavori tra i migliori d’Italia, e anche alla difesa, imperniata su elementi che erano stati oggetti, tra l’altro, di lusinghe pesanti nel mercato estivo. Probabilmente, ha aggiunto Prandelli, il problema è stato il carico eccessivo di aspettative posto sulle spalle di questi giocatori forse non pronti a sostenerlo. Comunque, ha concluso Prandelli, le critiche andranno rivolte all’allenatore e alla squadra perché la società ha qualità umane e gestionali ed è guidata da un imprenditore che ha speso tanto, compresa la costruzione del centro sportivo. Cesare è molto preoccupato che Rocco Commisso si possa stufare. E anche questo è stato un messaggio che ha voluto inviare Prandelli, per l’esattezza il secondo nel giro di pochi giorni. Non c’è niente di casuale in queste affermazioni.
Un’uscita così perentoria sancisce un asse di acciaio tra tecnico e club. Un segnale forte per l’ambiente. Ma per fare un discorso così servivano carisma ed esperienza. Serviva Prandelli. Cesare ha detto anche tanto altro: ha ribadito un suo concetto già molte volte espresso durante il mandato della prima repubblica viola, “chi non ha voglia di stare a Firenze se ne può andare subito”. Ha detto poi che adesso è meglio vincere giocando male perché è vitale vincere. Quindi ha assicurato che la squadra ha il carattere per reagire e col Genoa lo dimostrerà. Lo prendiamo in parola. Prandelli ha invocato una prova di temperamento, una partita da Fiorentina. Perché la paura si affronta e non si dribbla. In questo passaggio abbiamo letto un invito ai suoi calciatori a dimostrare di essere all’altezza della grandezza della Fiorentina e di quel che rappresenta la città. Le parole non bastano a fabbricare punti, ma sono una buona base su cui lavorare. Fotografano lo stato dell’arte, danno la cifra dell’adrenalina di un allenatore, scandiscono l’ora delle scelte. Tutti sono alla pari davanti agli occhi di Prandelli, ma chi non sarà pronto starà fuori, a prescindere dal nome. E anche dal cognome.
Per la salvezza e l’orgoglio, queste dovranno essere le coordinate viola contro un’altra squadra messa male come il Genoa. Non stiamo a soffermarci troppo sul modulo perché proprio Prandelli ci ha spiegato con nettezza come oggi, in generale, sia l’interpretazione dello schema a segnare il punto di svolta. Aggiungendo, poi, che all’interno della medesima gara ci possono e ci devono essere più varianti tattiche anche perché la rosa della Fiorentina non ha veri e propri doppioni: quindi se, ad esempio, esce Ribery l’intelaiatura viola va ridisegnata su un’altra idea. Non solo: i cinque cambi, che valgono il cinquanta per cento dei calciatori di movimento, stanno costringendo gli allenatori a rivedere certi accorgimenti. Non facciamo finta di niente, ma tra l’assenza dei tifosi allo stadio e le cinque sostituzioni, questo calcio è molto cambiato. Sicuramente in peggio. Se non è un campionato falsato, è quantomeno assai condizionato.
Davanti a Dragowski dovrebbero schierarsi Caceres, Milenkovic, Pezzella e Biraghi. E’ possibile che la mediana sia a tre con Borja Valero o Duncan davanti alla difesa, Amarabat e Castovilli ai lati. In attacco tridente Callejon, Vlahovic e Ribery. Ma potrebbe esserci anche una variante di centrocampo a cinque, con Amarabat e Borja Valero o Duncan come schermi difensivi, quindi Callejon, Castrovill e Ribery nella batteria dei trequartisti a sostegno di Vlahovic. Questo assetto costringerebbe Castrovilli a muoversi più alto, mentre par di capire che Prandelli lo preferisca come interno, in grado di partire dritto per dritto, esaltando le sue doti. Gaetano vicino all’area di rigore, spalle alla porta, forse non si trova a proprio agio. E’ la notte della verità, vorremmo ritrovare la vera Fiorentina.