NETO È UN PROBLEMA, VIVIANO DEVE RESTARE. E MONTELLA ASPETTA L'ATTACCANTE...
La Fiorentina ha fatto troppo prima - 35 punti nel girone di andata sono un'enormità considerando le premesse -, mentre ha fatto troppo poco dopo, perché 1 punto in 4 gare - senza dimenticare l'eliminazione ai quarti in Coppa Italia - rappresenta un bilancio misero. Ecco perché l'errore più grande che l'ambiente potrebbe commettere adesso, sarebbe quello di affidarsi al catastrofismo dei giorni migliori, anzi peggiori, se ripensiamo al film della storia viola. Serve equilibrio. Proprietà, dirigenti, Montella e giocatori hanno costruito una bella macchina che ora, però, ha rallentato un po' la sua corsa. Nessun dramma, ma nemmeno far finta di niente. Il motore va ascoltato.
Il gioco, seppur non più fluido e vincente come era fino al 22 dicembre 2012 - l'ultima partita prima dell'anno 3 gol a Palermo e tanti saluti -, non latita: anche a Catania ci sono state almeno 7 palle gol limpide. Il difetto, semmai, sta altrove: l'attacco fatica a rifinire il lavoro della manovra. Basta guardare i numeri per capire, quelli non mentono mai: la Fiorentina ha la difesa più prolifica del campionato, in totale 10 gol realizzati e anche il centrocampo ha fatto il proprio dovere producendo le stesse reti (10). Il reparto offensivo invece si è fermato a quota 18 (nel conto complessivo va inserito anche l'autogol di Brkic a Udine). Meno male che in 22 partite 14 giocatori di Montella hanno firmato almeno una rete: sono stati loro il valore aggiunto della Fiorentina. Ma se non funziona l'attacco, questa virtù si dimezza. E' inutile girarci intorno, il vulnus è Jovetic: i suoi 8 gol sono pochi e mal distribuiti. I primi 4 nelle 3 gare iniziali poi una doppietta a Palermo alla 18esima giornata. Gli altri 2 nel mezzo al tragitto, con Bologna e Cagliari. Nessuno pretendeva che ora Jovetic fosse al fianco di Cavani nella classifica dei bomber - il viola ha saltato per infortunio 5 partite -, ma sarebbe stato sufficiente che avesse portato a casa 4-5 reti in più, spalmate sulle sfide cruciali, così ora saremmo a fare ragionamenti diversi.
Intanto El Hamdoui domani sarà nuovamente a disposizione, il suo Marocco è stato eliminato in Coppa d'Africa. Un buon ritorno perché Mounir quando è stato impiegato ha dimostrato di aver uno spiccato senso del gol, un vero uomo d'area. Tre sigilli per lui, tutti in trasferta: San Siro e Olimpico di Roma e Torino. Eppure Montella da Pradè e Macià si aspetta nelle prossime ore un'altra punta; magari in quel caso partirebbe uno tra Seferovic e Ljajc. Pradé però è stato chiaro: "Al 90 per cento il mercato è chiuso". Ma le sorprese con lui sono sempre in agguato. Se davvero non ci saranno altre operazioni, toccherà a Jovetic, Toni, El Hamdaoui, Larrondo e Ljajic (Seferovic se non fa le valigie) fabbricare i gol utili.
L'altra ferita di Montella è il portiere: Neto ha sbagliato in Coppa Italia con la Roma, a Udine e a Catania, errori che hanno pesato come macigni sul risultato. Portiere di prospettiva, esplosivo, ma con lacune tecniche da colmare e ancora acerbo. L'esperimento per ora è fallito. Montella ha sempre ripetuto che per lui non ci sono preferenze, gioca chi è più in forma. E allora è bene che la società convinca Viviano a restare - Bologna e Milan lo corteggiano da tempo - e che Montella sappia recuperarlo in fretta. Del resto Neto era già a Firenze dal gennaio 2011: se allenatore e dirigenti hanno cercato a tutti i costi Viviano sul mercato estivo, significa che il fiorentino era più affidabile del brasiliano.
Con la porta non si scherza: perdere l'Europa per i punti evaporati con le papere di un portiere sarebbe imperdonabile. E' davvero il momento delle scelte.
Mario Tenerani
Il Giornale