NÉ FORMA, NÉ SOSTANZA: MA PERCHÈ?

06.08.2017 00:00 di  Tommaso Loreto  Twitter:    vedi letture
NÉ FORMA, NÉ SOSTANZA: MA PERCHÈ?

Se sulla forma, date le circostanze, si potrebbe persino decidere di soprassedere è sulla sostanza che il brivido si materializza lungo la schiena. Perché pur con tutta la fiducia del mondo, la Fiorentina di oggi non è minimamente valutabile, e se il problema può esser secondario per i media che faticano ad anticipare la prossima stagione per Pioli e i suoi progetti tattici il guaio è grosso. Per non parlare della piazza già scossa per evidenti motivi e oggi inevitabilmente preoccupata.

Forma e sostanza, si diceva, con una società viola che nell'ultimo anno ha sostenuto numerosi sforzi per cambiare gran parte della propria forma. Recentemente lo ha ribadito anche con nuovi, importanti, ingressi societari come nel caso del marketing. E ancora nella comunicazione, nei rapporti con la stampa nonostante la guerra fredda con Sousa, in quelli con la città e con la propria storia. Almeno fino alla detonazione dellavalliana coincisa con il comunicato di “quasi addio”.

Eppure, anche se sul mercato è soprattutto la sostanza a far la differenza, nelle ultime settimane le trattative di Corvino hanno preso forme ben poco attraenti.

La lunga lista di cessioni, con conseguenti plusvalenze record per l'era Della Valle (ad oggi siamo sui 71 milioni in attesa di capire se aggiungerne altri 20 per l'addio – presunto – di Kalinic) che non solo ha snervato una città già sull'orlo della crisi, ma l'ha spinta ad attendersi tutta una serie di arrivi che, ancora, latitano. Il mantra della pazienza in vista di una squadra che sarà comunque competitiva (lo hanno ripetuto un po' tutti) sarebbe dovuto terminare nel corso dell'ultima settimana, in realtà oggi si arresta di fronte a un nulla di fatto.

Sette giorni nei quali, dopo Vitor Hugo, Milenkovic, Bruno Gaspar, Veretout, Zekhnini, Hristov e Graiciar, si attendeva l'arrivo di profili più intriganti. Come quello di Eysseric, per esempio, dato per preso già sul finire del ritiro di Moena, o come quello di Emre Mor il cui esito ha invece avuto il pessimo retrogusto della beffa. Insomma, dopo la prima settimana di agosto la forma del mercato dice che, ancora, non si è ben capito come e quanto verrà reinvestito dalle tante cessioni, mentre la sostanza racconta di un gruppo a disposizione del tecnico assolutamente sguarnito di 5/6 protagonisti (Astori docet).

E nemmeno il riferimento alle altre estati in cui si è ripartiti da zero allevia le pene dei preoccupati per la prossima stagione. Perchè tornando all'estate del 2012 (rivoluzione targata ADV, Pradè, Macìa e Montella) al sei di agosto erano già arrivati: Roncaglia, Cuadrado, Mati Fernandez, Viviano, Aquilani, Gonzalo Rodriguez e Borja Valero. Soltanto dopo il 9 sarebbero arrivati anche Pizarro, Savic, Tomovic e Toni (gli ultimi tre nell'ultimo giorno di mercato).

Al di là degli interpreti, il tempismo di quell'anno oggi è lontano anni luce. Nonostante le partenze fossero più che acclarate (Bernardeschi su tutti, oltre all'addio di Tello e Ilicic a fine campionato, alle sirene nerazzurre per Borja cominciate a giugno e per Vecino arrivate non appena si è parlato della clausola) e nonostante il portafogli a disposizione di Corvino oggi appaia a dir poco gonfio.

Sono allora queste semplici riflessioni ad aprire scenari incerti sugli ultimi sviluppi del mercato. Perché con sì tanta disponibilità economica ci potevano essere le prerogative per convincere anche i giocatori più scettici riguardo il mondo viola (e di questi tempi, con questi segnali, era da mettere in preventivo un passaparola in negativo tra i calciatori). Dove sta il beneficio del risparmio di qualche milione di euro (in un senso o nell'altro, leggere alla voce "valutazione Kalinic") rispetto al ritardo con il quale si va costruendo la nuova squadra?

Sotto l'ombrellone, subito dopo la domanda tormentone del "Chi si compra?" è in fortissima rimonta un'altra hit estiva: Perché, a due settimane esatte dall'esordio in campionato, la Fiorentina è ancora un cantiere aperto senza che siano già state sostituite le fondamenta del palazzo? Tanto più se la demolizione era cominciata assai prima della fine del ciclo tecnico?

Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it