MILANO, SFIDA DURA MA PURE OCCASIONE. RIBERY E CALLEJON: OGGI SI DECIDE. PER VLAHOVIC UN’ALTRA CHANCE. ERRORE REBIC: LEZIONE PER IL FUTURO
Milano non vale una stagione, ma alcune indicazioni sì. Intanto la voglia di capire se Udine sia stata un caso o l’inizio della guarigione. I segnali inviati dalla Fiorentina in Coppa Italia sono stati pochi, ma confortanti: voglia di vincere, attenzione ai particolari, determinazione fisica, cambi di campo per cercare ampiezza, più velocità nella circolazione della palla.
Tra i segni meno, invece, restano i tentativi verso la porta avversaria, pochissimi, testimonianza dell’inefficienza dell’attacco viola: a risolvere infatti è stato il maiorchino Montiel, peso piuma e sinistro pesante, trequartista fantasia, rilanciato improvvisamente da Prandelli. Kouame un fantasma, Vlahovic sprecone, solo Cutrone ha fatto qualcosa da centravanti, lavorando spalle alla porta l’assist decisivo per Montiel. Poi notte fonda. L’attacco era un problema e rimarrà tale, fino a quando Prandelli non riuscirà a trovare la chiave per sbloccare la serratura dei suoi giovani e indecisi giocatori offensivi. E fino a quando la società non deciderà di porvi rimedio sul mercato.
La sensazione è che Prandelli voglia dare un’altra chance a Vlahovic proprio quando il mondo gli sta franando addosso. Da erede di Ibra, quanto possono far male certi paragoni superficiali, a clamoroso flop. Un macigno sulle spalle di Dusan, la sua non tranquillità è visibile anche ai profani. Ci sono allenatori e allenatori. Quelli che vengono da una certa scuola tendono a dar fiducia ai propri calciatori in difficoltà, sempre che questi nascondano dietro ai loro malesseri dell’anima una evidente qualità calcistica. Vlahovic può appartenere a questa categoria: le doti non gli fanno difetto, mancano semmai serenità ed esperienza. Prandelli spera che il ragazzo trovando una prestazione convincente si possa ritrovare. Nessuna sorpresa, dunque, se a Milano dovesse toccare ancora al serbo. Senza dimenticare che Cutrone però scalpita, soprattutto dopo la prova di Udine.
Ci sono due grandi calibri che potrebbero essere recuperati: Ribery e Callejon. Con loro dovremmo apprezzare una Fiorentina diversa. Il primo è reduce da un problema muscolare - fuori in coppa -; il secondo dal Covid. Oggi Prandelli scioglierà le riserve dopo la rifinitura: almeno uno dovrebbe giocare. I nodi riguardano anche il modulo.
Cesare vuole pensarci bene perché San Siro è stazione durissima. Il Milan è capolista anche se dovrà fare a meno di Ibrahimovic - che con i suoi gol, 10 in 6 partite, ha inciso per il 70 per cento dei punti rossoneri - e di Leao. Per la Fiorentina compito difficile, ma San Siro può trasformarsi per i viola in una formidabile occasione di rilancio. Un risultato positivo a Milano equivarrebbe ad un certificato medico di avvenuta guarigione. La formazione va ponderata al meglio.
Prandelli a Udine ha cambiato pelle tattica alla squadra ben tre volte: dal 4-3-1-2 iniziale al 4-4-1-1 finale, passando dal 4-2-3-1. Anche questa è una novità rispetto alla gestione Iachini quando il canovaccio raramente mutava. Ripartire contro il Milan, però, dal trequartista con due punte non ci convince. Un po’ perché la Fiorentina non ha una coppia di attaccanti, ma singole ditte singole là davanti e poi perché un classico trequartista non c’è. Borja Valero è un professore della metà campo e nella sua libera docenza rientra, se c’è bisogno, anche quel ruolo, ma vale solo per determinate situazioni, tipo Udine, appunto. Castrovilli è bravo tra le linee se parte di rincorsa e non se vi staziona stabilmente. Bonaventura potrebbe farlo, magari però in coppia con un altro, dividendosi quella zona di campo, nell’albero di Natale, il classico 4-3-2-1. Ecco, una soluzione che potrebbe convincere Prandelli: Vlahovic in attacco e sotto punta Ribery e Bonaventura oppure Ribery e Borja, magari anche Callejon anche se lo spagnolo sarebbe più redditizio come esterno puro. Altra soluzione possibile il 4-3-3 con un centravanti assistito dalle fasce. Sicuramente si andrà avanti con la difesa a quattro, con Pulgar equilibratore, con Amrabat forte sul piano agonistico e Castrovilli da migliorare. In difesa la coppia Milenkovic e Pezzella assicura qualità di palleggio nell’uscita e nella costruzione da dietro. Questo può consentire ad Amrabat e Castrovilli di non abbassarsi.
La notizia della Bild che ha spiegato come dall’affare Rebic alla Fiorentina siano arrivati solo 2,5 milioni di euro è stata accolta dall’ambiente viola con una malcelata delusione. Il tesoretto di Rebic era diventata una sorta di fiaba, da raccontare ai bambini prima di abbandonarsi al sonno. La cruda realtà invece ha dimostrato gli errori della Fiorentina del passato da non riprodurre nel futuro. E’ profondamente sbagliato inserire sulla cessione di un cartellino il diritto ad un 50 per cento di incasso su una futura rivendita. Abbiamo capito infatti quali sono le dinamiche del calcio e gli artifizi posti in essere per orientare una valutazione, al fine di ridurre al massimo gli introiti di chi vanta quel 50 per cento. Un direttore sportivo deve assumersi la responsabilità della cessione definitiva da capitalizzare al massimo, se non si crede più in un calciatore. Altrimenti c’è sempre il prestito nel caso in cui, invece, non ci si voglia privare di un giocatore. Ma la favola del 50 per cento sulla futura rivendita deve finire. Anche perché il recente passato non ci ricorda solo Rebic, ma anche Mancini. Quest’ultima vicenda finita pure peggio. Quanti errori pagati caro. Anzi, non pagati proprio…