MARCHIONNE RIFLETTE L'ARROGANZA DEI PADRONI

13.10.2012 00:00 di  Massimo Sandrelli   vedi letture
MARCHIONNE RIFLETTE L'ARROGANZA DEI PADRONI

Qualche tempo fa su queste colonne pubblicai un pezzo dal titolo effettivamente provocatorio: “Juve strafottente, ecco perché ti odio…”. Più che un’analisi, era un racconto di una rivalità, di un sentimento vecchio una vita. C’erano riferimenti storici e di costume, c’erano soprattutto i segni di storie diverse, molto, troppo diverse, per potersi ricomporre di fronte ad una semplice partita di calcio. Le reazioni non sono mancate. In molti mi hanno testimoniato il loro consenso come molti altri hanno benevolmente dimostrato il loro dissenso. Ma c’è anche stato chi ha fatto fatica a capire. Che c’entra il tifo con la rivalità delle prime due città che furono Capitale?

Matteo Renzi è un peperino. Per amor di polemica darebbe noia alla noia. Ora poi sembra quasi un giovanetto al Luna Park, di fronte al banco di “tre palle una lira…”, quello dove si devono colpire e abbattere le teste dei famosi. E lui non si concede pausa: ne ha per tutti, Bersani, Bindi, Di Pietro. Qualche giorno fa il sindaco di Firenze, in uno dei suoi innumerevoli interventi mediatici, ha scelto di beccare Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, rimproverandolo di non aver mantenuto la promessa di nuovi investimenti. Tuoni e fulmini. Mister maglione di cashmere s’è offeso e convinto di essere al riparo da orecchie indiscrete, si è scagliato contro Renzi (…una brutta copia di Obama…) e poi contro Firenze (…una città piccola e povera…).

Risparmiando ogni considerazione sulla scelta un po’ manichea di lanciare insulti convinto che la performance resti nel chiuso di un saloncino, bisognerebbe che qualcuno ci spiegasse perché sparare su Firenze? Lasciamo a Renzi le proprie repliche e ad altri la difesa della culla della cultura o della capitale dell’arte rinascimentale. Firenze può essere tutto: bella, dolce, sinuosa ma anche becera, maledetta, irriverente. Certo è piccola, anche perché tutt’intorno ha dei comuni popolosissimi che in realtà sono dei quartieri dormitorio, certo è piccola e per questo motivo è meta di circa sette milioni di turisti l’anno, certo è piccola ma è i’ su bello. 

Ma Firenze è tutt’altro che povera. Non lo è da un punto di vista culturale, spirituale e tanto meno da quello economico. Marchionne, nato a Chieti ma naturalizzato canadese, forse non può saperlo ma i fiorentini sono ricchi e tirchi. Lui da primo dipendente degli Agnelli guadagna 4.782.400 euro l’anno (fonte Wikipedia) nessuno gli darebbe questo stipendio a Firenze perché i fiorentini benestanti sono più tirchi che ricchi.  La polemica di Diego Della Valle di pochi giorni or sono la dice lunga.

Soprattutto Firenze è una città libera da scomode signorie. Marchionne dovrebbe leggere Curzio Malaparte (che ha a lungo frequentato il salotto della bisnonna dei suoi padroni) per capire qualcosa di più della nostra gente: hanno il paradiso negli occhi e l’inferno in bocca… Ecco la risposta per coloro che erano ancora scettici. Firenze e Torino, la Fiorentina e la Juventus, Della Valle e Agnelli, ha un bel che dire Marchionne: chiedo scusa, mi dispiace….E’ una rivalità a doppio binario. E’ una rivalità con i nervi a fior di pelle. Si è nemici per cultura. Non c’è dubbio, siamo troppo diversi: “meglio secondi che ladri".

Massimo Sandrelli. Giornalista, Rtv38