LA ‘VERA INTENZIONE’ DI ROCCO SUL VIOLA PARK E IL NOSTRO DIRITTO ALLA BATTUTA SUGLI INSUCCESSI ALTRUI
La settimana scorsa posi una domanda alla società viola alla fine dell’editoriale, sul se non fosse il caso di smentire le voci di una vendita a breve da parte di Commisso, a un fondo arabo, si diceva.
Questa settimana inizio da lì: per bocca di Joe Barone è giunta nei giorni scorsi una risposta secca, elegante e definitiva sulla questione.
Ora, Barone è l’uomo di fiducia di Rocco, ed ha smentito in modo chiaro e preciso, un modo dallo stile apprezzabile che deve bastare alla stampa ed alla città.
Per il seguito sarà quindi bene tacere, almeno finché non dovesse spuntare una notizia vera e verificata, del tipo un’eventuale foto, scattata in zona Franchi di una tunica bianca di tipo arabo, magari con valigetta al seguito.
Ecco, solo in quel caso saremmo autorizzati ad ulteriori illazioni, viceversa finisce il regolare gioco delle parti tra buona stampa e protagonisti del circo calcio, io rispetto le regole: scrivo di una voce, chiedo pubblicamente al club di confermarla o smentirla, la società lo fa in maniera chiara e soddisfacente, per bocca di un dirigente apicale.
La cosa per me finisce qui, ringrazio la Fiorentina, mi dico felice del fatto che Commisso se la tenga perché la sta conducendo bene, con passione e tanti fondi a disposizione, chiudo l’argomento e non ci torno sopra.
E passo ad altro: il Centro sportivo che si va costruendo in quel di Bagno a Ripoli, è talmente bello e futuristico, talmente all’avanguardia, miete giudizi così entusiasti in chi lo va a vedere anche in questa fase di work in progress che è probabile si dirà un domani: ‘Peccato non gli abbiano fatto fare lo stadio nuovo…’.
E se siamo entrati un po’ nella Rocco-psicologia, è esattamente ciò che Commisso vuole che accada, è questa, crediamo, la ‘vera intenzione’ di Rocco nel costruire il Viola Park.
E accadrà, ascoltando quel che racconta chiunque esca strabiliato dal centro sportivo.
Passo infine alla rivendicazione di un diritto, quello al motteggio o volgarmente, perculo: non è prevedibile che la Fiorentina raccolga successi clamorosi, almeno a brevissimo.
Di recente un caro amico, alla mia solita battutina sulla sua fortuna con le donne, mi ha detto: ‘Ma che farai ancora spesso codesta battutina?'.
Gli ho risposto: 'Carissimo, tu fai tanto all’amore… a me, almeno la battuta lasciala’.
Perciò, lasciateci almeno lo sfottò, il godimento ancorchè meschinello e provincialotto, per la sconfitta altrui, segnatamente l’ennesima estriomissione della Juve dalla Champions.
Certo, bisognerebbe avere il gusto e l’ironia di un D’Annunzio e dei suoi compari, come quel Guido Keller che lanciò un pitale pieno di rape sul Parlamento, dopo che i legionari erano stati buttati fuori coi fucili dalla città di Fiume.
Ma tocca contentarsi dell’ironia contemporanea che non è sempre esattamente all’altezza.
Quindi, la canzoncina che dileggia i defunti altrui è oltre, lo striscione dei veronesi che con una guerra in corso in Europa, scrivono le coordinate di Napoli su un lenzuolo augurandosi venga bombardata, è oltre l’oltre.
Ma il meme che circola sui social, con Vlahovic che porta la ciabattona Champion della serie è così che porti la CL alla Juve, è divertente, come le tre perine, nel senso di frutto, le quali alludono velatamente al punteggio dell’ultima gara europea dei bianconeri.
Son roba che diverte e che il sorriso lo strappano eccome.
Detto questo, non indugio troppo sulle sconfitte altrui, non per eleganza, ma per superstizione visto che la Fiorentina è attesa a Milano dall’Inter, una partita zeppa di stimoli per Italiano e i suoi ragazzi, per qualcuno chiamati ad un esame decisivo del loro campionato, comunque sia i sogni europei gigliati han bisogno d’essere ravvivati, magari andando a tirare una beffa a S. Siro, come, restando nella suggestione dannunziana, la beffa di Buccari (l’arditissima missione dei motosiluranti italiani contro navi austriache alla fonda nella baia che tuttavia si salvarono ma non dall’onta della storia) ravvivò, nel 1918, gli umori dell’Italia affranta dopo Caporetto.