LA COPPA ITALIA E QUELL'OBBLIGO DI PROVARE A VINCERLA

29.11.2012 00:00 di  Cristiano Puccetti   vedi letture
LA COPPA ITALIA E QUELL'OBBLIGO DI PROVARE A VINCERLA

Alla Fiorentina nessuno chiede tassativamente di conquistare la Coppa Italia: Montella e i suoi calciatori non saranno certo giudicati o giubilati in caso di insuccesso. Dopo le umiliazioni recenti il popolo viola non è per niente choosy, prende un po’ icché viene, dunque piacerebbe molto alla Fornero. Tuttavia sulla Viola grava almeno l’obbligo di provare a vincere questa Coppa Italia. Concretamente e non solo a parole, come è stato farloccamente fatto gli scorsi anni.
L’intuizione non è nuova, il mitico maestro Raffaello Paloscia ha addirittura formato un partito e recentemente è stato riconfermato alla guida dopo agitatissime primarie. La convinzione però prende forma e sostanza da una serie di valutazioni concrete. Che elencheremo in ordine sparso, anche disordinato.
Dall’epoca degli etruschi, gli allenatori che sanno far giocare bene le loro squadre vanno sempre molto di moda e riescono a costruirsi una reputazione che non faticano a mantenere nel tempo. Ma SOLO quelli che vincono, scrivono la storia. E’ un dato di fatto per la verità difficilmente smentibile. E non è certo un pizzicotto a Prandelli, magnifico artefice ed anima di una Fiorentina che ha brillato in Italia, scritto pagine epiche in Europa, ma che ha sistematicamente snobbato la Coppa Italia.
E’ piuttosto un’esortazione a Montella e anche ad Andrea Della Valle, che può esercitare pressione sulla squadra, ha la facoltà di mettere la ‘taglia’ sulla conquista di questo trofeo e i gradi per neutralizzare Cognigni, che un tempo considerò la vittoria nella manifestazione nazionale solo una perdita in bilancio.
Alla gestione dei fratelli Tod’s, per continuità di risultati la migliore dopo naturalmente le due Fiorentine scudettate, manca terribilmente un trofeo e la Coppa Italia sembra di gran lunga quello più alla portata. Obiettivo che oggettivamente negli ultimi tempi era improponibile. Tolta la prima stagione della gestione Prandelli, gli altri anni in Coppa Italia l’uscita veniva addirittura programmata. Il campionato del -19 imponeva altre scelte, le due successive Champions, con la rosa sempre più impoverita, neanche a dirlo. E quando nell’ultimo anno di Cesare la Fiorentina arrivò in semifinale con l’Inter, non seppe usare la diplomazia, rischiò di consegnare lo scudetto alla Roma e fu cacciata malamente dall’assatanato Mourinho ad un passo dalla finale. Nel dopo Prandelli, se ci pensate bene, è stato già un miracolo il fatto che la Fiorentina in qualche modo sia riuscita a salvarsi.
Lo scorso anno, esattamente in questo turno di Coppa Italia, la Viola aveva piegato con qualche affanno l’Empoli. Una doppietta di Cerci, nel momento più fulgido della propria carriera, non aveva comunque evitato alla squadra che Delio Rossi rivoltava ogni partita come un calzino, di soffrire nel finale dopo la rete del georgiano Shekiladze. Anche in quella occasione, come quest’anno contro la Juve Stabia, la Fiorentina aveva in campo le proprie riserve: ashong in difesa, Munari e Kharja a centrocampo, il folcloristico Tanque Silva in avanti.
C’è una piccola differenza, però. Oggi le riserve si chiamano Migliaccio, Mati Fernandez, il rinato Romulo e El Hamdaoui. Un altro pianeta, no? Oltre ad avere una grande squadra titolare, quest’anno la Fiorentina ha dunque anche ottime seconde linee, quelle che servono per arrivare fino alla semifinale di Coppa Italia. Poi, da quel momento in avanti, quando la manifestazione diventa un trofeo serio, toccherà eventualmente ai titolari. Bello ragionare come le big, vero?
Contro la Juve Stabia, sostenuta da un meraviglioso pubblico (complimenti davvero per l’entusiasmo), hanno deciso Seferovic ed Hegazi, ai loro primi gol ufficiali con la maglia viola. Se Montella riesce a fare esplodere anche lo svizzero, lo chiameranno a Lourdes per missioni molto più serie. Intanto queste due firme inconsuete rafforzano un record difficilmente eguagliabile: dopo tre mesi dall’inizio della stagione la Fiorentina ha portato in rete ben 13 calciatori. Nell’ordine Ljajic, Pasqual, Jovetic, Toni, Roncaglia, Romulo, Gonzalo, Cuadrado, Aquilani, Borja Valero, El Hamdaoui, Seferovic ed Hegazi appunto. Adesso avanti con l’Udinese, partita secca al Friuli a metà dicembre. A quel punto la società viola avrà valutato bene l’opportunità di ingaggiare o meno un altro attaccante a gennaio. Sì, perché Toni si è confermato giocatore vero, Seferovic è una terza scelta accettabile e El Hamdaoui ha soltanto esibito un decimo di quello che è capace di fare. Ljajic si è fermato, ma JoJo sta tornando. Per portare la Fiorentina sempre più in alto.

Cristiano Puccetti
direttore Sport Lady Radio