IACHINI OK, ORA SERVE LA SQUADRA: TRE INNESTI DI QUALITÀ. EUROPA 2021: 17 PUNTI DA COLMARE. STADIO: CONTINUA LA BATTAGLIA
Nessuna meraviglia se alla fine ha scelto Commisso. Troppo spesso ci dimentichiamo che il presidente è l’unica pedina determinante di un club. L’unico elemento insostituibile, il maggior responsabile del destino, in positivo o negativo. Ha deciso Rocco e ha confermato Iachini. Sui motivi il dibattito è stato acceso in queste ultime 48 ore e lo sarà ancora ne prossimi giorni. Firenze non è soltanto la culla dell’arte mondiale, scrigno di uno sconfinato patrimonio artistico e culturale, è altresì la palestra dell’intelletto. I fiorentini discutono da sempre su tutto, la divisione è eletta a normalità, i guelfi e ghibellini sono una prerogativa dell’Arno. Nessun stupore, dunque, se anche su un argomento leggero come il calcio - ma in città di delicata importanza - si usi la lingua come una sciabola, menando fendenti a destra e sinistra. Iachini sì, Iachini no, Iachini sinonimo di affidabilità o di ambizioni limitate. I giudizi volano come coriandoli, ognuno porta in dote una propria verità. Ma su un punto possiamo convergere: al di là dei giudizi, possiamo dire che Rocco ha confermato Beppe perché quest’ultimo s è meritato sul campo la fiducia. Una media di circa 1,5 punti a partita, fabbricata dal 6 gennaio scorso quando il baratro era ben visibile a soli due punti, oltre ad una fase difensiva tra le migliori d’Italia. Questi sono fatti che non hanno la pretesa di far cambiare idea a nessuno, ma sono numeri sui quali si può litigare poco. Senza scordare che gli allenatori cosiddetti famosi non avrebbero scelto una squadra da 4 anni fuori dalle coppe e negli due impegnata a salvarsi. La Fiorentina che scorrazzava nelle sfide continentali, riuscendo addirittura una volta ad arrivare in semifinale col Siviglia, è una foto ingiallita. Un ricordo sfuocato che appesantisce il cuore. L’appeal è perso. Per riacquistarlo, cioè intrigare allenatori e calciatori di livello eccelso, occorre lavorare tanto. Iachini non sarà il migliore in circolazione, ma non è neppure scarso come qualcuno si ostina a sottolineare. Manca la controprova, ma se la società viola alla fine di dicembre non avesse optato per lui, magari ingaggiando qualche aspirante fenomeno o proveniente dal paludato mondo federale - privo di qualsiasi esperienza - questa Fiorentina sarebbe diventata una autorevole candidata alla retrocessione. Occorreva un allenatore esperto, pragmatico, concreto nella letture delle partite.
Ora, però, anche per Iachini si aprirà una nuova fase: non sarà più sufficiente limitare i danni, i viola dovranno alzare l’asticella per guadagnare quote di classifica. La sensazione è che il prossimo campionato proietterà la Fiorentina a ridosso dell’Europa League, senza conquistarla. Ma speriamo di sbagliare, sarebbe bellissimo fare questo errore. Più realisticamente il passaggio intermedio consentirà alla Fiorentina di prepararsi al ritorno nelle coppe dalla stagione successiva. Un altro dettaglio che sfugge è che il calcio ha delle regole: le squadre forti salgono un gradino per volta e si allestiscono in più annate, salvo eccezioni sporadiche, molto sporadiche. Al momento tra la Fiorentina decima e il Milan sesto (che dovrà fare i preliminari di Europa League) ci sono 17 punti e 3 squadre nel mezzo. Una di queste è il Napoli, non esattamente una cenerentola. Quando ci si mette al tavolo e si immagina una stagione nuova, si fanno anche questi calcoli. Si considera da dove si riparte e quanta strada in salita c’è da fare.
Una Fiorentina appena dopo il sesto posto potrebbe rilanciare Iachini o diventare anche più appetibile al gusto di tecnici con curriculum pesante che adesso, invece, non se la sentono di guidare una formazione così ancora debole, rispetto a traguardi illuminati.
Iachini dovrà impegnarsi molto, vero, ma dovrà essere difeso dalla società continuamente, supportato e dotato di rinforzi di spessore. Servono almeno tre innesti di grande qualità, uno per reparto cominciando dall’attacco, ma la storia è arcinota. Gli allenatori sono importanti, i calciatori molto di più. Senza parlare della società, davvero il fulcro di qualsiasi percorso calcistico. La Fiorentina è giovane dal punto di vista dirigenziale perché la proprietà ha soltanto un anno di vita nel pallone di casa nostra, ma deve crescere molto. Il club deve strutturarsi e diventare forte anche nelle battaglie politiche: Barone al primo tentativo in Lega non ce l’ha fatta, ma nemmeno il suo concorrente Setti del Verona. La lotta in Lega è cruenta e forse adesso Commisso e i suoi se ne rendono davvero conto. La strada è lunga e densa di trappole. Imboscate costanti.
Rocco intervenendo alla serata dedicata a Joe Barone al teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio, tra una battuta e l’altra ha promesso una Fiorentina competitiva rispetto, però, ai mancati introiti di una stadio nuovo. Questo è il tema centrale per Commisso: realizzare un impianto all’altezza per Firenze e la Fiorentina. Ma anche in questo caso le cose sempre complicate: a Campi il sindaco Fossi si sta dando molto da fare, ma gli ostacoli non mancano. Perché anche quelli che invece non lo vogliono si danno da fare. Una bella lotta di poteri, risultato della partita assai incerto. Poi c’è la vicenda del Franchi che definire complessa è un eufemismo. Si attendono sviluppi al decreto semplificazione del Governo, già emanato, ma ora si discuteranno gli emendamenti che potrebbero renderlo più efficace. Pure questa è vicenda ingarbugliata e dall’esito imprevedibile. Commisso è ormai basito di fronte a questi lacci e laccioli, deluso, arrabbiato. Vuole lo stadio e pensa che non glielo vogliano far fare. Ha cattivi pensieri e dal suo punto di vista si fatica a dargli torto. Domani si chiude questa stagione infinita, durata praticamente 12 mesi. Spal retrocessa da settimane, Fiorentina alla caccia di altri 3 punti per chiudere a quota 49 in classifica. Motivazioni diverse, speriamo facciano la differenza.