I PICCONI SULLA MERCAFIR, LE PASTOIE ITALIANE E UN APPELLO PER TUTTI: METTERSI INTORNO A UN TAVOLO PER TROVARE UNA SOLUZIONE, IN BALLO C’E’ IL FUTURO DI FIRENZE E DELLA FIORENTINA. A MARASSI VIETATO SBAGLIARE
Picconate sulla Mercafir. Di quelle che lasciano il segno e rischiano di mandare in frantumi il grande progetto di costruire uno stadio sostenibile e funzionale, in grado di far aumentare i ricavi e soprattutto quel fatturato di cui Commisso si lamenta tanto. Chi me lo fa fare di spendere 40-50 milioni per avere un’area che non so neppure quando sarà realmente libera? Questo il senso del Rocco pensiero, che dopo averci pensato su, ha affidato a un comunicato - scritto insieme ai suoi tecnici, in modo da non sbagliare neppure una parola - la sua risposta alla proposta di Palazzo Vecchio. Nel bando infatti c’è scritto che l’acquirente, oltre ai 22 milioni per l’acquisto del terreno, dovrà accollarsi i costi “di demolizione dei manufatti esistenti, della demolizione e/o rimozione di eventuali elementi impiantistici da dismettere, smaltimenti materiali di resulta, eventuali bonifiche (anche belliche) e interventi riferibili ad eventuali ritrovamenti archeologici”, più tutta una serie di opere di urbanizzazione che da sole valgono un’altra decina di milioni. Se queste sono le premesse, “con grande rammarico”, Commisso potrebbe anche pensare “di non costruire un nuovo stadio”.
L’ultima frase del lungo comunicato viola è una doccia gelata per i tifosi, che dall’arrivo del magnate italo-americano (uno che in pochi mesi ha già speso 300 milioni) sognano una Fiorentina in grado di volare. Rocco comunque non ha alzato ancora bandiera bianca. É deluso, ma non ancora rassegnato: “Give me options”, datemi opzioni, continua a ripetere. L’appello, allora, non può che essere che uno: continuare a lavorare insieme per trovare una soluzione. La Mercafir costa troppo? Parliamo di Campi. Campi presenta problemi legati alla viabilità? Ripensiamo al Franchi. Oppure ad altre zone rimaste per il momento sotto traccia. L’importante è mettersi intorno a un tavolo e fare qualcosa subito. Nardella in questa storia si gioca tanto e infatti ha già fatto parecchio per mettere in piedi l’ipotesi Novoli. Il problema qui non è l’amministrazione fiorentina, ma semmai una burocrazia italiana che non funziona, per niente al passo coi tempi, soprattutto in confronto al modello americano del “fast, fast, fast”. Una bella fetta di tifosi ce l’ha col sindaco, ma prendete Roma. O Milano, Cagliari, Bologna. La lista è lunga e potremmo allungarla ancora: quasi nessuno è riuscito a costruire uno stadio ex novo e anche chi ce l’ha fatta ha dovuto sudare sette camice (la Juve, come ha ricordato Nardella, ha impiegato 9 anni per avere uno stadio) anche solo per ristrutturare gli impianti già esistenti. Il calcio è una delle aziende più floride del nostro paese, eppure resta nella preistoria per colpa di leggi che non funzionano, di pastoie burocratiche che la gente fa fatica a comprendere. Detto questo, l’appello resta valido. Firenze non molli. Commisso non molli. In ballo c’è il futuro della Fiorentina e quello della città stessa.
A forza di parlare di stadio però, si rischia di perdere il contatto con la realtà del pallone. Le vittorie di Lecce e Genoa hanno assottigliato il vantaggio viola sul terzultimo posto. Dopo due sconfitte di fila, più quella di coppa, c’è bisogno di dare risposte chiare. Inequivocabili. A Marassi sarà vietato perdere, a Marassi sarà una partita dove tirar fuori coraggio e personalità. Giocare in trasferta paradossalmente potrebbe aiutare, perché questa squadra al Franchi fatica, sente il peso della responsabilità e spesso resta prigioniera dei suoi limiti. Una pecca enorme, sulla quale riflettere per costruire la squadra del futuro che, stadio o no, dovrà essere in grado di lottare per i posti nobili della classifica. Rocco ha pronti altri 50-60 milioni da spendere a giugno, intanto però c’è ancora da salvarsi. E da evitare che Ranieri metta la freccia in classifica.