DAVIDE E CESARE, UNA DOMENICA DI DOLCEZZA DOVE IL PUBBLICO MANCHERÀ ANCORA DI PIÙ. OGGI PARLA COMMISSO: IL FEELING CON PRANDELLI E QUELLA LETTERA PER IL FRANCHI, FANNO BEN SPERARE

18.11.2020 11:05 di  Leonardo Bardazzi   vedi letture
DAVIDE E CESARE, UNA DOMENICA DI DOLCEZZA DOVE IL PUBBLICO MANCHERÀ ANCORA DI PIÙ. OGGI PARLA COMMISSO: IL FEELING CON PRANDELLI E QUELLA LETTERA PER IL FRANCHI, FANNO BEN SPERARE

Davide e Cesare, ci aspetta una domenica di emozioni. Benevento infatti significa tornare a quel travolgente ricordo del capitano scomparso, alla coreografia della Fiesole e alla splendida dedica di Vitor Hugo, che volò in cielo per colpire la palla della vittoria e che dedicò il gol all’amico drammaticamente perduto. 

A Udine c’ero, in quella maledetta giornata. La notizia ci arrivò in tarda mattinata, quando ormai, con Giovanni Sardelli e Andrea Giannattasio, eravamo a 5-6 chilometri dallo stadio. Stavamo per goderci il solito pranzo goliardico tipico delle trasferte, stavamo cercando di capire la formazione, per prenderci in giro degli errori fatti e immaginare che partita sarebbe stata. La notizia ci travolse, ci spezzò il cuore. Balbettando qualcosa a telefono tentammo di avvertire le incredule redazioni, raggiungemmo l’albergo Là di Moret, dove trovammo Pioli a testa bassa, confuso e irriconoscibile, mentre frotte di tifosi friulani si ammassavano al cancello in attesa di capire come fosse potuto accadere. 



E mentre ancora oggi aspettiamo di conoscere la verità dal tribunale, Astori nel frattempo si è incollato al nostro cuore, come simbolo di un calcio puro, legato ai valori anziché ai soldi. Davide aveva scelto la Fiorentina, anche se la squadra era ben lontana dall’essere la splendida realtà che proprio con Prandelli prima e Montella poi, aveva fatto battere le mani anche ai tifosi neutrali. Era pronto a firmare un nuovo contratto, voleva legarsi fino a fine carriera a una causa che sentiva sua: lui, capitano e guida di un gruppo giovane, ridimensionato nelle ambizioni ma pur sempre rappresentante di una città magnifica come Firenze. La fitta, ripensando a quei momenti, è ancora viva, intensa. Scrissi quel pezzo assurdo e angoscioso, seduto per terra, davanti alla sala mortuaria dell’ospedale di Udine, mentre Diego Della Valle e Francesca, la compagna di Davide, erano appena arrivati e mentre a Firenze, l’infinita processione di tifosi dava vita a quello che sarebbe diventato il muro di sciarpe appeso al Franchi. La domenica successiva fu da brividi, tanto che la coreografia della Fiesole, il saluto al capitano della squadra, ma anche la dolce pacca dell’arbitro Pasqua a Badelj in lacrime, restano ancora oggi simboli della storia viola. Da quel Fiorentina-Benevento sono passati due anni e mezzo, ma nessuno potrà mai dimenticare. Davide manca e mancherà. Domenica sarebbe stato bellissimo consolarsi insieme, lasciar parlare il dolore per la perdita di un nostro giocatore, di un ragazzo che era e si sentiva viola. Il pubblico, il grande assente dello sport in questa drammatica pandemia, stavolta mancherà ancora di più. Saremo costretti a viverla ognuno per conto proprio, tutti però uniti nel ricordo, nel silenzio creato dal vuoto, nella rabbia dell’ingiustizia e nel ricordo dolce di un ragazzo sfortunato. Di sicuro, per Davide aspettiamo giustizia. La chiede per prima la famiglia, ma la chiede anche ognuno di noi, per la pulizia e la correttezza del capitano, ma anche perché un atleta morto improvvisamente nel sonno, è una circostanza davvero troppo difficile da accettare. 

Benevento però vuol dire anche sorriso, perché significa il grande ritorno di Cesare, un altro che avrebbe meritato di godersi il Franchi pieno e l’applauso convinto della sua Firenze. Senza pubblico invece, Prandelli dovrà solo immaginarsi cosa sarebbe potuto essere il grande abbraccio con lo stadio che lo ha visto protagonista per tanto tempo, lui che ancora oggi resta l’allenatore con la miglior media punti della storia viola. In fondo però Cesare sa già tutto di noi: non ha bisogno di un coro per conoscerci, anzi è ben consapevole che la gioia di rivederlo viola è assoluta, ma allo stesso tempo è altissima anche l’aspettativa. Prandelli si gioca tanto con questo rientro, e con lui, come abbiamo già detto, anche la Fiorentina. La squadra avrà voglia di rivalsa, vorrà togliersi di dosso le critiche e il timore di cadere nell’anonimato. E’ tempo di ricominciare a correre e di iniziare a percorrere la strada che porta in alto. Con Commisso il feeling è nato spontaneo, Rocco adesso si è tolto un peso e adesso ha solo la speranza di riveder vincere la Fiorentina. Oggi il presidente tra l’altro tornerà a parlare: il suo entusiasmo potrà essere altra benzina nel motore viola. Anche la lettera inviata al Ministero dei Beni Culturali, sul tema Franchi, va interpretata come un’ottima notizia: significa che la Fiorentina non molla, ma che, semmai, vuol vederci chiaro una volta per tutte. 

C’è curiosità pure nel capire le scelte dell’allenatore, anche se tra Covid e Nazionali, il tempo per le scelte sarà pochissimo. Callejon fortunatamente è tornato negativo, la speranza è averlo almeno per la panchina. Pezzella (un amico di Davide, chissà quanto ci avrebbe tenuto a giocare con la fascia al braccio) invece non ci sarà perché ancora alle prese con l’infortunio alla caviglia. In difesa sarà emergenza, ma come detto conta l’atteggiamento: coraggio, organizzazione, aggressività e voglia di riscatto. E’ questo quello che ci si aspetta in questa domenica speciale. Piena di voglia di Fiorentina e dolcezza.