CAOS FRANCHI, NESSUNO È IMMUNE DA ERRORI

03.01.2024 10:34 di  Donato Mongatti   vedi letture
CAOS FRANCHI, NESSUNO È IMMUNE DA ERRORI

Era prevedibile e così è stato. L'entrata in campagna elettorale da parte del dg della Fiorentina Giuseppe Barone sul tema Franchi, ha scatenato il fuoco incrociato contro il Comune di Firenze.

La cosa singolare è che le schioppettate sono sparate anche da quelli che risultano alleati della maggioranza in Palazzo Vecchio. E poco importa se molti esponenti politici, sia a livello nazionale che locale, in precedenza hanno votato a favore ogni singolo decreto, legge o atto in favore dello stadio Franchi, tutto fa parte del passato, basta solo far finta di esserselo dimenticato, tanto l'opportunismo conta molto più della coerenza. Anche lo stesso Pd dimostra di essere volubile, finché c'è stata la vecchia proprietà viola un nuovo stadio era l'unica via da percorrere, lo è stata anche i primi mesi sotto la presidenza Commisso, ma poi, dopo il naufragio della Mercafir (partorita quando sindaco era quel Renzi che spalleggia chi l'ha definita “una truffa e “la più grande presa in giro della storia della Fiorentina”), la riqualificazione dell'impianto progettato da Nervi è divenuta l'unica possibilità.

L'opposizione “storica” al centrosinistra è altrettanto mobile. Nel luglio 2020 il leader della Lega Matteo Salvini, in occasione di una visita al mercato di Sant'Ambrogio a Firenze per sostenere la candidata Ceccardi alla presidenza della Toscana, dichiarava: “Mandare la Fiorentina a giocare a Campi Bisenzio mi sembra una scelta quantomeno bizzarra. Secondo me superando la burocrazia della Sovrintendenza avere il nuovo 'Franchi' è l'unica soluzione realistica”; e a chi gli faceva osservare che Renzi diceva la stessa cosa, Salvini rispose: “Ogni tanto anche Renzi dirà qualcosa di giusto, capita a tutti”.

Parlando di coerenza, anche la società viola non è immune da critiche oggettive. Un breve riassunto per punti...

Svanito l'interesse a proporre uno studio di fattibilità per realizzare uno stadio in un'area cittadina o in zone limitrofe, la proprietà viola ha virato sul Franchi. Ma dal “buttiamo giù le curve e facciamole vicino al campo”, si è passati a “o si butta giù tutto, o non se ne fa di niente”. Domanda: radendo al suolo il Franchi, dove avrebbe giocato la Fiorentina mentre veniva eretto quello nuovo, al Pratone delle Cascine? Il “popolo viola” chiamato alle armi dal dg Barone, quando a fine 2022 la società comunicava formalmente a Palazzo Vecchio che, in caso di avvio dei lavori al Franchi, sarebbe rimasta a Campo di Marte fino a giugno 2024, per poi lasciarlo per due stagioni facendovi ritorno a inizio stagione 2026-27 “anno del centenario”, era stato consultato? Forse no, infatti se si guarda indietro, in più occasioni, il presidente Commisso ha fatto presente che negli USA le squadre di alcune città sono state trasferite in altri stati per convenienza economica, non interessandosi conseguentemente dei supporter locali. Quattro mesi dopo la comunicazione di fine 2022, precisamente il 27 aprile 2023, il dg Barone firmava la proroga della convenzione d'uso del Franchi per la stagione in corso dove, nero su bianco, sottoscriveva che, in caso di inizio lavori di ristrutturazione, era prevista la “utilizzazione da parte della ACF Fiorentina del complesso dello Stadio Comunale 'Artemio Franchi' nelle modalità sopra indicate fino al 31 maggio 2024 e riconsegna all’Amministrazione il giorno 1 giugno 2024, oppure, esclusivamente qualora necessario in relazione allo svolgimento di partite di campionato nel mese di giugno 2024, fino al 30 giugno 2024, con riconsegna all’Amministrazione il giorno 1 luglio 2024”.

Come mai da allora non è stato fatto alcun passo da parte della Fiorentina per cercare un'alternativa? Trovare una soluzione, formalizzandola ovviamente, avrebbe consentito di avviare l'iter burocratico che, per edificare un impianto provvisorio, rappresenta la parte del tempo più ampia, mentre oggi, qualora si volesse trasformare il Padovani in uno stadio atto a ospitare la serie A, difficilmente si potrà farlo in tempo per l'inizio della prossima stagione.

Torniamo alle colpe del Comune. Lo scorso marzo il sindaco Nardella annuncia la scelta della Fiorentina di abbandonare il Franchi dalla stagione 2024-25 senza avere accanto nessun dirigente viola, la mossa è un disastro, nei giorni successivi tutti realizzano che forse c'è un problemino su dove si andrà a giocare. Spiegare che il progetto di ristrutturazione firmato ARUP prevede un cronoprogramma dei lavori determinato dalla scelta del club di trasferirsi per due campionati, non sarebbe stata una precisazione da fare? Comunicate le intenzioni e sottoscritte le stesse, perché Palazzo Vecchio non ha pubblicamente sottolineato la necessità di sapere presto quali fossero volontà del club, perché qualora avesse deciso di restare a Firenze, la cosa andava formalizzata e conseguentemente si doveva avviare velocemente le procedure per avere una struttura alternativa pronta per il prossimo campionato? Il Comune doveva fissare un termine oltre il quale sarebbe stato sollevato da qualsiasi accusa. Da parte della Fiorentina ogni tre per due si dichiarava “non sappiamo dove andremo a giocare”, bastava far presente, sommessamente, che la scelta spetta alla società privata, non esiste che a decidere sia una istituzione pubblica. Come mai, quando si ragionava del Padovani non è stato detto chiaramente, senza giri di parole, che i costi di adeguamento per la serie A, tolti i dieci milioni del Comune, dovevano essere sostenuti dalla Fiorentina o da uno sponsor individuato dal club, ma non certamente dall'amministrazione (perché non può “cagionare danno allo Stato” - art. 82 della legge di contabilità)? Come mai non è stato detto che se si fossero fatti i lavori con la Fiorentina che rimaneva al Franchi, il conseguente aumento dei costi, oltre la dilatazione dei tempi che rischiava di non rispettare le scadenze delle opere finanziate dal Pnrr, non poteva essere a carico del pubblico, perché se il pubblico spende di più per favorire un privato ci sta che arrivi qualche notifica da qualche tribunale? Si aveva paura della reazione della Fiorentina? In questi giorni si è visto il risultato dello stare zitti infatti...

Quanto ha pagato dire le cose sempre a metà, non essere chiari con la cittadinanza? In Consiglio comunale tre consiglieri del Pd hanno lasciato il partito per aderire alla lista dell'ex assessora Del Re, quindi se si aggiungono le due consigliere di Italia Viva, il Partito Democratico non ha più i numeri per ottenere la maggioranza dei voti (e in Giunta siede un'assessora di Iv). Il presidente di Iv Matteo Renzi lo scorso 31 dicembre ha mandato un messaggio chiaro: “Lontano da Firenze è bene che ci stia Nardella, non la Fiorentina”, ha detto a La Nazione. A questo punto i casi sono due: o le consigliere di Iv in Palazzo Vecchio prendono le distanze dal loro presidente, oppure escono dalla maggioranza. Il sospetto che scelgano la seconda ipotesi sembra più probabile...se lo saranno domandato quelli del Pd?

Il nuovo anno è appena iniziato, ma il carnevale è già alle porte.