BALZARETTI, Torino è il Toro, la città è granata

«Andai alla Juve perché stava nascendo mia figlia, altrove avrei guadagnato di più. Dopo il fallimento, solo Marazzina aspettò più di me. Quell'ingiustizia è un mistero da risolvere»
09.02.2008 12:00 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Tuttosport

Federico Balzaretti è stato peggio aver detto «mai alla Juve» o es­serci andato? «Mai detto quella frase. E comunque non sono affatto pentito di tale scelta».

Il tifoso granata le imputa il tradi­mento: ma con tante squadre, proprio alla Juve doveva andare? «Fu una scelta di vita, altrove avrei guada­gnato di più. Ma stava per nascere Lucre­zia e volevo che attorno avesse tutti i nostri cari, non solo mamma e papà. Restare a To­rino è stata la priorità assoluta: ci sono scel­te che non hanno prezzo. Io non ho abban­donato il Toro, ma un bruttissimo giorno mi dissero: cercati una squadra, qui è finita, siamo falliti».

Umanamente il fallimento fu una grande sofferenza, ma professional­mente ha rappresentato la svolta per quasi tutti i calciatori. «E chi può smentire che Quagliarella sa­rebbe approdato in Nazionale anche col To­ro? Quello era un gruppo fantastico, con un allenatore, Arrigoni, davvero bravo. Zacca­relli aveva fatto un lavoro meraviglioso, quell’epilogo resta inspiegabile proprio per­ché c’erano tantissimi giovani di valore che difatti ora stanno facendo benissimo in A».

Balzaretti è sempre tifoso del Toro? «Certo, lo seguo, resto in contatto quasi quo­tidiano con Fontana, che per me è come un fratello. E’ cambiato tutto, non conosco più nessuno, ma il Toro è sempre il Toro. Quand’ero piccolo sognavo di vincere tutto, in granata: purtroppo non sono bravo come Maldini, lui col Milan c’è riuscito».



Lo sa che in un Toro Club, dopo un co­ro contro di lei, Fontana zittì tutti di­cendo: Federico è del Toro come me? «Ormai non mi stupisco più di Jimmy. Gli voglio bene, lui davvero mi conosce come nessuno».

La differenza tra Toro e Juve? «La Juve ti regala una popolarità univer­sale, Torino una dimensione locale, però molto più forte. Torino è il Toro, la città è granata».

Che accoglienza si aspetta? «Beh, se hanno demolito di fischi Rolando Bianchi, con me non saranno certo più te­neri ».

E’ giusto che sia così? «Dal loro punto di vista, sì. Non mi aspetto niente d’altro, ero un beniamino mentre ora sarò un avversario speciale. Di certo i fischi non mi lasceranno indifferente, però con­cretamente non so come saprò reagire. E’ un’esperienza nuova, è la prima volta che giocherò contro il Toro: spero di fare una di­gnitosa figura, mettendomi a disposizione della squadra. Alla fine abbraccerò Jimmy e tutti quelli che mi saluteranno. La mag­gioranza dello stadio forse mi sarà ostile, ma a Torino ho ancora tanti amici veri».