Le "scelte drastiche" di Goretti: ritiro, rivoluzione a gennaio o commissariamento?
Il pomeriggio del Mapei non ha solo raccontato l'ennesima prestazione sconcertante della Fiorentina: ha spalancato piuttosto una crepa ormai visibile a occhio nudo. Nel post-partita, il ds Roberto Goretti ha parlato a cuore aperto, come raramente accade in Serie A. Parole dure che però hanno confermato una verità: oggi il direttore sportivo è l’unica figura di conclamata competenza calcistica a reggere la barra di un club in cui la proprietà è silente oltreoceano e altri dirigenti, fino a ieri, dipingevano un quadro interno in via di risoluzione ("Manca poco per trovare la quadra") che la realtà ha smentito a tempo di record. La gara di Sassuolo - tra rigori litigati, malumori esplosi in campo e perfino la smentita social di Gudmundsson alle parole di Vanoli - ha rivelato un ambiente ben distante dalla “bella atmosfera” raccontata nella cena di Natale. Ecco perché le frasi pronunciate da Goretti meritano di essere scandagliate: cosa c’è dietro quelle “decisioni drastiche” che il ds ha evocato?
1. Ritiro a oltranza? L’ipotesi della svolta disciplinare
La prima interpretazione porta al campo e alla quotidianità. Goretti potrebbe aver alluso a un ritiro permanente – o comunque prolungato – nel caso in cui la squadra (che peraltro domani sarà libera...) non dia segnali immediati di inversione di rotta. Una misura punitiva ma soprattutto identitaria: costringere il gruppo a fare spogliatoio, a guardarsi negli occhi, ad assumersi responsabilità che oggi appaiono diluite e sfuggenti. Con l’allenatore confermato, sarebbe la via più rapida per restituire fermezza e ritrovare una traccia tecnica.
2. La potatura della rosa: fuori subito chi non è funzionale
La seconda strada è ben più radicale e tocca l’essenza del progetto tecnico. Goretti potrebbe voler avviare una selezione dura della rosa: individuare chi rema contro (i cosidetti "non uomini"), chi non è allineato o semplicemente chi non ha più un ruolo reale nel percorso della squadra. Una sorta di “epurazione tecnica” anticipata rispetto al mercato di gennaio, preparatoria a una rivoluzione sul modello di Salernitana e Verona, che in passato hanno cambiato marcia proprio dopo aver rivoluzionato lo spogliatoio. Messaggi chiari, nomi messi in discussione e, dunque, responsabilità finalmente personalizzate.
3. Commissariare il club: serve una figura forte?
C’è poi l’ipotesi più scomoda, quella che in molti a Firenze vorrebbero da tempo: l’arrivo di una figura apicale che operi stabilmente in città, una sorta di facente-funzioni del presidente Commisso. Qualcuno con la storia, il carisma e le competenze per “mettere ordine” dentro e fuori dal centro sportivo, alla maniera dei grandi manager del calcio italiano. Una sorta di Marotta o Galliani, capace di riportare peso politico, equilibrio interno e un indirizzo societario che oggi appare sfocato. La latitanza pubblica della proprietà negli Stati Uniti e la scarsa esperienza calcistica ai vertici del club rendono questa ipotesi meno fantasiosa di quanto sembri. Un commissariamento di fatto, per restituire alla Fiorentina una guida tanto visibile quanto credibile.
Il tempo stringe: la Fiorentina non può più aspettare
Quale che sia la direzione, Goretti (la figura che più di ogni altra, d'ora in poi, dovrebbe parlare alle telecamere tanto nei pre quanto nei post-gara) ha acceso una miccia. Da ieri non è più possibile fingere che "manchi poco” per sistemare tutto. La Fiorentina è a un bivio e proprio per questo ogni giorno che passa senza interventi concreti rischia di pesare come un macigno. Le “decisioni drastiche” annunciate dal ds possono cambiare il corso della stagione. Ma devono arrivare presto. Perché il tempo, adesso, è il vero avversario dei viola.
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