"I'M FOREVER BLOWING BUBBLES". IL REPORTAGE DI FV DA LONDRA
C'è una strana attesa nell'East End di Londra, cuore pulsante di una città che vive della sua multiculturalità e centro nevralgico dei supporter del West Ham, avversario della Fiorentina nella finale di Praga. Gli Hammers - i "martelli", dal logo che richiama gli antichi Iron Thames da cui nasce il club, i lavoratori sul Tamigi del ferro per le navi - si preparano alla finale di Conference League cercando di mantenere la calma, nonostante l'appuntamento con la storia sia pesante anche per loro: l'ultimo trofeo risale ad oltre quarant'anni fa e gli uomini di Moyes vogliono rendere felice un popolo, quello claret & blue (i colori sociali), che conta tifosi in tutto il mondo ma soprattutto in una città come Londra, che pur avendo club del calibro di Chelsea, Tottenham o Arsenal, dà grande attenzione al West Ham.
I vessilli e le magliette compaiono sporadici per le vie della città anche nei giorni senza partite e chiunque viva a Londra da più di un mese segnala come sia piuttosto normale vedere in giro quei colori, piuttosto che quelli di squadre più blasonate. Nelle metropolitane, nelle vie del centro e soprattutto nei pressi di Stratford, nuova sede dello stadio che dal 2016 ospita le partite casalinghe del West Ham: il Queen Elizabeth Olympic Park, costruito nel 2012 per le Olimpiadi di Londra e diventato la casa del club dopo l'abbattimento dello storico Boleyn Ground.
Un passaggio di consegne avvenuto oltre sette anni fa che ancora però lascia delle scorie tra i tifosi del West Ham più anziani: Boleyn Ground, o Upton Park, sorgeva in mezzo alle vie del quartiere ed era un tutt'uno con gli abitanti del luogo. Oggi però non restano che due indicazioni tra i palazzi che sono sorti al posto del vecchio impianto: le colonne che costituivano l'ingresso allo stadio e un cerchio di prato costruito là dove un tempo stava il centrocampo (le immagini nel video in calce all'articolo).
C'è chi sostiene che il passaggio al nuovo impianto, più bello ma anche più freddo, meno "popolare", abbia fatto perdere al West Ham almeno 5-6 punti a stagione. Difficile dirlo, di sicuro c'è da segnalare che aggirandosi per le vie attorno a quello che era Boleyn Ground ormai il quartiere sembra aver assorbito l'addio del club e al di là di qualche bandiera e del vecchio Hammers Social Club, luogo di ritrovo dei tifosi, non resta praticamente nessuna traccia del passaggio del West Ham per oltre 110 anni.
Il centro sportivo (il "West Ham Training Ground") è cambiato negli stessi anni in cui si è cambiato impianto, passando al Rush Green Ground dove Moyes e la sua squadra si sono allenati di ritorno dall'Algarve davanti ai media, locali e non. Una struttura funzionale che non mostra i fasti di altri campi di allenamento inglesi - come per esempio quello del Tottenham - ma che permette alla squadra di avere strutture all'avanguardia e ottimi terreni dove allenarsi (a differenza di quelli precedenti che portavano - si dice - a tanti infortuni durante la stagione). Gli allenamenti di questi giorni, proprio su quei campi, saranno fondamentali per arrivare al meglio alla finale di Conference League nonostante oltre 10 giorni dall'ultima partita di Premier, persa contro il Leicester poi retrocesso.
La finale però la si sente e si vive soprattutto allo store del West Ham che riporta fin dal suo ingresso l'indicazione della partita contro la Fiorentina, oltre a tutta una serie di gadget che richiamano l'evento. L'Olympic Park non sarà aperto per i tifosi che resteranno a Londra a differenza del Franchi, ma questo non spaventerà i supporter degli Hammers pronti a riversarsi in massa a Praga anche senza biglietto o a godersi la partita nei pub di Londra.
L'hashtag #COYI - Come On You Irons - risuona sui social ma anche sulle bandiere: il West Ham si prepara ad una notte speciale per la sua storia. E chissà che, come recita il famosissimo inno del club I'm forever blowing bubbles, i sogni dei claret & blue riescano per una volta ad arrivare fino in cima oppure, come le bolle di sapone, siano destinati ad infrangersi nel momento più bello.