FIRENZE, La vittoria di Marco Innocenti
Nel tennis, uno sport dove la vittoria si costruisce punto dopo punto, un match point può durare all'infinito o esaurirsi in un istante. Per Marco Innocenti, 32 anni, si è trattato di un lunghissimo secondo. Un momento in cui tutto il film della vita è sfilato di fronte ai suoi occhi. Sei anni di allenamenti e sacrifici per trionfare nei campionati nazionali di tennis in carrozzina, domenica scorsa a Bari, sia nel singolare che nel doppio. Gioca e si allena al Tc Sesto Fiorentino. Sei anni da socio fondatore del gruppo sportivo “Unità Spinale Firenze onlus”, l'associazione sportiva che opera in sinergia con l'Azienda Regionale per la cura del midollo leso. Sei anni ripagati non solo dalla vittoria sportiva, ma da una vera e propria rinascita. “E' stata una grande soddisfazione – il ricordo di Marco – in quel momento ho ripensato a tutto il lavoro che abbiamo svolto con il gruppo sportivo. Non ho mai mollato, e soprattutto sono riuscito a rimanere sempre rapido di testa. Psicologicamente è stato molto stancante, anche perché mi trovavo di fronte a veri e propri fenomeni, ma alla fine è stata una grande gioia”. Una vittoria che va oltre il campo, un esempio per tanti che ogni giorno combattono una battaglia ben più dura della media quotidianità. Una battaglia contro le barriere architettoniche, e contro quelle culturali. Perché anche solo organizzare un'associazione sportiva è stata un'impresa. “La carrozzina adeguata per giocare a tennis ha un costo elevato, circa seimila euro, e ricordo che all'inizio vincemmo un concorso per progetti di questo tipo, sponsorizzato da un noto detersivo. Ma anche oggi che possiamo considerarci fortunati c'è comunque bisogno di fondi. Un'attrezzatura adeguata può influire fino al 30% sulla prestazione del tennista, ed è chiaramente necessario cercare di rinnovarla sempre per rimanere al passo con i tempi. Basti pensare che il tennista numero tre nella classifica mondiale gioca su una carrozzina elettrica”. Il futuro, però, è dietro l'angolo. E dopo una vittoria c'è sempre una nuova sfida. “Sarò convocato dal c.t. della Nazionale per i campionati del mondo a Nottingham, e ovviamente tenterò le qualificazioni alle Paraolimpiadi di Londra. So che si tratta di un'esperienza meravigliosa”. La forza, Marco, l'ha trovata nel tennis, certo, ma anche dentro sé stesso. Grazie all'aiuto di una struttura d'eccellenza. E grazie al sostegno di persone che non lo hanno mai perso di vista. Dal giorno dopo l'incidente, a diciassette anni, fino alla vittoria a Bari su un campo da tennis. “Non è stato facile, oggi una struttura del genere può cambiare le prospettive. Io ho avuto degli amici fantastici che mi hanno sempre fatto sentire bene, ma lo sport è stato decisivo. Sia mentalmente, che fisicamente. Perché quel che non è riuscita a fare la medicina, è riuscito a farlo il tennis. E su un campo io mi sento a casa, stacco tutto e non smetterei mai”. Oggi Marco, oltre a coordinare i corsi con il gruppo sportivo, è impiegato presso il centro di Montedomini, ha decine di amici-avversari in tutta Europa ed ha superato anche la paura di volare. Ma soprattutto ha dimostrato di poter “vivere la vita con euforia”. Gioco, partita, incontro.
L'Agenzia Regionale per la Cura del Medulloleso, unico centro toscano, nasce nel 1979, anche se l'attuale sede, da poco rinnovata, presso il CTO è stata inaugurata nel 1999. Scopo principale dell'unità, quello d'inserire nel percorso di riabilitazione e reintegrazione sociale i dettami dello sport. Ad oggi l'Unità Spinale può accogliere circa 50 ricoverati, di cui 40 fanno parte del Gruppo Sportivo fondato da Massimiliano Banci, che cura anche il sito internet www.gsunitaspinalefirenzeonlus.it. A coordinare le attività sportive, il professor Piero Amati. “Cerchiamo di costruire un percorso psicologico che consenta non solo il reintegro sportivo, ma anche la riabilitazione a livello sociale. L'aspetto mentale è fondamentale. E per poter abbattere le barriere culturali, e architettoniche, lo sport diventa una chiave di volta. Ma fare sport significa mettersi a nudo, ed esporsi al giudizio. E chi ci riesce, riesce ad accettarsi. Con enormi sforzi abbiamo organizzato scuole di tennis, di nuoto e un centro per lo sci all'Abetone. Ovviamente per farlo c'è sempre bisogno di risorse. Al di là dei contributi e degli eventi è chiaro che i costi sono molto elevati. Purtroppo – conclude Amati – il nostro reparto registra un'età media molto bassa a causa degli incidenti stradali, e per questo andiamo spesso nelle scuole superiori per sensibilizzare i giovani”. L'Unità spinale del CTO è stata peraltro la prima a garantire un servizio ininterrotto, dal trauma acuto alla dimissione. “Spesso si dimentica che la carrozzina è conseguenza di un trauma, e la persona non viene considerata – racconta Irene Galli, infermiera dell'Unità - l'integrazione è qualcosa di diverso dal semplice adattamento”.
“La pratica dello sport – spiega il direttore dell'Unità il Dott. Sergio Aito – oltre a favorire l'integrazione sociale consente il miglioramento della qualità della vita e, soprattutto nell'agonismo, consente il superamento dei propri limiti. Questa filosofia è nata nei primi anni 60, grazie a Sir. Ludwig Guttmann, padre delle Paraolimpiadi. La vittoria di Marco rappresenta una vittoria per tutti noi”. L'Azienza regionale per la Cura del Medulloleso parteciperà, fra il 21 e il 24 ottobre 2009, al 48° congresso internazionale della ISCOS, la International Spinal Cord Society.