DALLA BIELORUSSIA CON AMORE
La trasferta non è propriamente agevole. Questa mattina il gruppo viola volerà verso Minsk, Bielorussia, più o meno tre gradi centrigradi la minima notturna di questi tempi. Lì la squadra si allenerà, lì tecnico e un giocatore parleranno in conferenza stampa alla vigilia della gara contro la Dinamo. Giovedì, poi, il trasferimento a Borisov, a circa un centinaio di chilometro nello stadio dove stanotte il Bate ha affrontato l'Athletic Bilbao.
Una buona occasione, tuttavia, a discapito della fatica del viaggio e di un primo timido assaggio di inverno. Innanzi tutto perchè viaggiare apre la mente, in secondo luogo (ma nemmeno troppo) anche perchè in questo momento non dev'essere propriamente un male lasciare Firenze. La cappa elettrico-polemica (eufemismo) si è intensificata con l'assenza di vittorie, nonostante le giornate siano soltanto cinque, e per la truppa di Montella una girata al largo da troppi veleni potrebbe persino essere salutare.
Nel mezzo (del mare magnum in cui sta navigando la Fiorentina oggi, "appena" al primo ottobre) c'è come detto la sfida di giovedì sera alla Dinamo Minsk. Una gara nella quale Montella deve decidere se confermare Babacar con Bernardeschi o risparmiare il senegalese in vista di domenica sera con l'Inter. Verso il rientro Vargas, probabile la staffetta in porta con il rientro di Tatarusanu e qualche cambio in difesa con Tomovic e Basanta probabili titolari viste le defezioni di Gonzalo Rodriguez e Savic entrambi non convocati.
Serve fondamentalmente tutto, domani in Bielorussia. Serve comunque un risultato, possibilmente anche dei gol contro una squadra che al debutto in Europa ne ha prese sei. Perchè il clima è sempre più cupo (come, dove e perchè delle attuali diatribe, comunque la si pensi, non cambiano il fatto che questa atmosfera non sta giovando a tecnico e squadra) e perchè l'unica vera medicina alle polemiche è sempre e solo la vittoria. Qualche gol, con dedica, dalla Bielorussia sarebbe l'ideale per provare ad avvicinarsi all'appuntamento con l'Inter con un briciolo di testa rivolta solo al campo.