DAI 48 GIORNI DI JACK AI 77 DI CALLETÌ: DOPO GLI STOP ORA SERVONO I PIÙ ESPERTI
Tra le armi che Cesare Prandelli sarà necessariamente chiamato a sfruttare per risollevare quanto prima le sorti della sua Fiorentina c’è senza dubbio il carisma e l’esperienza dei (tanti) calciatori in rosa che hanno oltre trenta primavere sulle spalle. Se infatti la squadra del 2018/19 aveva rischiato di retrocedere perché era di fatto non solo la più giovane del campionato ma pure d’Europa (appena 21,95 l’età media del gruppo di Pioli e Montella, assolutamente non preparata a lottare per i bassifondi della classifica), quella a disposizione del tecnico di Orzinuovi è la Viola più esperta dal ritorno in Serie A (l’età media è di 25,81 anni). Logico dunque credere che, oltre alla caratura tecnica complessiva del gruppo (che è bene ribadirlo ha il settimo monte ingaggi del campionato), servirà anche l’apporto carismatico e di leadership di tutti quei calciatori che hanno vissuto situazioni, se possibile, ancor più burrascose di quella attuale. E il riferimento va a quattro elementi in particolare: Ribery, Borja Valero, Callejon e Bonaventura. Un poker di figure su cui la società ha investito molto (specie a livello di stipendio, con 8,7 milioni netti del tetto salariale solo per loro) ma che per il momento si stanno facendo attendere.
Ma se per ciò che riguarda il francese i motivi che possono giustificare una partenza col freno a mano sono riconducibili, probabilmente, oltre che all’età avanzata (37 anni) anche ad un “gap” motivazionale, per gli altri tre esistono delle oggettive problematiche che fino ad oggi non hanno permesso loro di esprimersi al meglio. Fermo restando che stiamo parlando di calciatori con una carta d’identità avanzata (35 anni Borja, 33 Calletì e 31 Jack), l’ex Inter, l’ex Napoli e l’ex Milan sono stati tesserati quando erano ormai dei parametri zero e dunque, in un’estate anomala come quella che ha sancito lo stop tra il precedente campionato e quello attuale, non hanno potuto svolgere una preparazione adeguata che - a fronte della loro non più verdissima età - li agevolasse per affrontare in uno stato di forma accettabile questa prima parte di campionato.
Tanto per fare un esempio, Borja Valero è stato inattivo a livello agonistico per 52 giorni consecutivi (dal 28 luglio al 19 settembre) ed è stato oltretutto appesantito dal brutto infortunio alla caviglia alla seconda giornata di campionato. È andata un po’ meglio per Bonaventura, rimasto fermo “solo” per 48 giorni (e non a caso schierato subito titolare da Iachini contro il Torino) ma in ogni caso ancora alla ricerca dello stato fisico migliore. Il dato impressionante però è quello legato a Callejon: lo spagnolo prima di rivedere il campo in un match ufficiale ha dovuto attendere 77 giorni (dal 1° agosto al 18 ottobre, ovvero la quarta giornata) e quando sembrava vicino ad una condizione accettabile è stato pure colpito dal Covid, che lo ha tenuto fuori altre due settimane. Una maledizione. Ecco perché, in attesa che il resto della squadra faccia la sua parte, Prandelli spera che i suoi “vecchietti” (detto bonariamente, sia chiaro) tornino al più presto in forma per regalargli i primi sorrisi sulla panchina viola.