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C'era una Volta in Viola, un eroe del Grande Torino con la Fiorentina nel cuore: la storia di Romeo Menti

C'era una Volta in Viola, un eroe del Grande Torino con la Fiorentina nel cuore: la storia di Romeo MentiFirenzeViola.it
Oggi alle 15:40Notizie di FV
di Samuele Fontanelli

Era l'inizio di maggio del 1949 e l'Europa si stava riassestando in un nuovo equilibrio geopolitico a 4 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. A Berlino i sovietici nel giro di pochi giorni mettono fine al blocco sulla zona ovest della città che durava da quasi un anno e l'Italia, più precisamente il 4 maggio 1949, firma l'adesione all'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, la Nato. Il 4 maggio però nel nostro paese è ricordato soprattutto per un altro evento. Un evento accaduto nel tardo pomeriggio a due passi dalla città di Torino. Erano le 17:05 quando il trimotore Fiat G.212 delle Avio Linee Italiane con a bordo il Grande Torino si schiantò contro la Basilica di Superga. Morirono 31 persone fra atleti, dirigenti, giornalisti e membri dell'equipaggio. Tra questi anche un ex Fiorentina molto legato alla città di Firenze come Romeo Menti. Ecco, in onore della memoria del Grande Torino proprio l'ala destra vicentina è il protagonista dell'episodio di questa settimana della rubrica C'era una Volta in Viola. 

Terzo di tre fratelli tutti calciatori, Romeo Menti, conosciuto appunto come Menti III, esordisce con la prima squadra del Vicenza, sua città natale, a soli 16 anni. La cosa curiosa è che lo fa l'8 settembre 1935 nel giorno dell'inaugurazione dello stadio che non molti anni dopo gli verrà intitolato. Nel 1938 passa poi alla Fiorentina per 68.000 lire. La sua prima esperienza in viola, tornerà a Firenze per disputare un campionato nel 1945, dura tre stagioni, dal 1938 al 1941. Il primo anno è protagonista della vittoria del campionato di Serie B, mentre nel 1940, giocando solamente la semifinale contro la Juventus e la finale contro il Genoa, alza al cielo la Coppa Italia, il primo trofeo della storia gigliata. 17 gol in 29 partite di campionato nella stagione 1940-1941 fanno sì che l'ambizioso Torino di Ferruccio Novo punti su di lui. 

Nel 1942 i granata acquistano Valentino Mazzola (oltre a Ezio Loik) dal Venezia, vincono il secondo scudetto della loro storia, la Coppa Italia e danno vita a quello che sarà ricordato come Il Grande Torino. Menti è uno dei protagonisti di quella squadra ma nel 1944 la guerra e la divisione in due dell'Italia lo costringono, dopo una breve parentesi al Milan, a lasciare il nord. L'ala vicentina giocherà, vincendolo di fronte a squadre come Napoli e Salernitana, il campionato misto campano del 1945 con lo Stabia. Finita la guerra risale la penisola, una stagione alla Fiorentina e poi nel 1946 il ritorno in Piemonte. Con i granata vincerà altri tre campionati, fino a quel tragico 4 maggio 1949. Il giorno precedente il disastro il Torino aveva giocato un'amichevole a Lisbona contro il Benfica per aiutare economicamente il capitano dei lusitani Ferreira e Menti aveva segnato, su calcio di rigore, l'ultimo gol di quella gloriosa formazione. Di rientro dal Portogallo l'aereo con a bordo la squadra granata, a causa del maltempo o di un guasto all'altimetro, si schiantò contro la Basilica di Superga. Passato alla storia per aver fatto parte del Grande Torino, Menti era così legato alla Fiorentina che il suo corpo dopo il disastro venne riconosciuto per il distintivo del club gigliato appuntato sulla giacca.