PRES. AIC, Mondiale per club? Inspiegabile comportamento Fifa

21.06.2024 17:44 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
PRES. AIC, Mondiale per club? Inspiegabile comportamento Fifa
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Umberto Calcagno, presidente dell'AIC, ha parlato delle varie problematiche che stanno circondando il prossimo mondiale per club, in programma la prossima estate. Non sono note le sedi delle partite, gli accordi di sponsorizzazione e quelli televisivi, il montepremi per le squadre partecipanti. La collocazione temporale, a cavallo tra la stagione 2024/2025 e quella 2025/2026, crea inoltre diverse problematiche, alle società e soprattutto ai calciatori. Questi ultimi sono sul piede di guerra: è di ieri la notizia dell'adesione dell'Assocalciatori italiana, insieme ai sindacati inglesi e francesi, alla causa intentata contro la FIFA da FIFPro Europe, il sindacato europeo dei calciatori. E sulla causa contro la FIFA dalla FIFPro Europe. Queste le parole di Calcagno a Tuttomercatoweb: "Era una cosa concordata sin dall'inizio. Abbiamo fatto riunioni che hanno coinvolto anche le associazioni delle leghe mondiali ed europee. È qualcosa che speriamo possa essere portato avanti, quantomeno anche dalle leghe europee. C'è unità d'intenti, a partire dalla volontà di preservare la salute dei calciatori: oggi anche i club, che vivono a contatto con i calciatori, stanno iniziando a capire quanto sia importante evitare questa china che pare ormai irreversibile. I dirigenti delle squadre che dovrebbero giocare questo mondiale sono molto preoccupati da questo punto di vista".

La speranza, immaginiamo, è che non serva arrivare alla fine dell'iter giudiziale ma che la FIFA cerchi un terreno d'incontro.

"Senza dubbio. La cosa che lamentiamo più di altre è che ci sia mancanza di dialogo. A livello giuridico, contestiamo il fatto che un ente, peraltro l'ente regolatore, organizzi una nuova competizione senza dire niente a nessuno. Credo che anche solo per questo, sotto il profilo strettamente legale, ci siano buone possibilità circa l'esito. Ma spero che ci si possa sedere a un tavolo, sul serio: non vogliamo passi il messaggio che i calciatori intendono ostacolare le grandi competizioni, siamo consapevoli che da lì arrivano le risorse che portano avanti il calcio".

Ha la sensazione che anche i club interessati, e che magari avevano celebrato la qualificazione, stiano iniziando a dubitare di questa competizione?

"Io credo che le società si siano rese conto che la maggior parte degli introiti finisce in stipendi pagati a calciatori infortunati. E anche che gli infortuni portino ad abbassare il valore dei tesserati. Ci si sta rendendo conto che tutelare la salute dei giocatori vuol dire tutelare il patrimonio della società. Anche il più bravo, se deve giocare 80-85 partite, non può rendere al massimo. E così la qualità del prodotto diventa più scadente".