GIGI RIVA, Mi sono vergognato
C’è qualcosa che non va». Gigi Riva ha sulle spalle più di quaranta anni di calcio, e mai - confessa - gli era capitato di sentirsi così in imbarazzo, da italiano, in uno stadio. «Quei fischi all’inno francese sono, per me, peggio di un coro razzista. Lì abbiamo perso il confronto con la Francia, e di brutto». Il disagio provato da Rombo di tuono, ora capodelegazione della nazionale azzurra, è quello di tutta la nazionale. Ancora ieri, a freddo, Donadoni ribadiva che non regge l’alibi delle provocazioni di Domenech: «Abbiamo l’abitudine di giustificare i nostri comportamenti con quelli degli altri, ma non è così». E Buffon, nella club house di Milanello, continuava a scuotere la testa, sottolineando come cose del genere possano succedere «solo in Italia». «Non so se è maleducazione e se va al di là del calcio - ha detto Riva - Io spero solo sia un episodio limitato. Però nei nostri stadi c’è una stupidità assoluta. Che senso ha fischiare l’inno di una nazione per una partita di calcio? Ci sta tutto, attorno ai 90’: lo striscione, la presa in giro, i fischi alle giocate avversarie. Ma coprire di fischi l’inno è brutto, è stupido e triste. Qualcuno sa spiegarmi che senso ha? A confronto, le uscite di Domenech erano divertenti...».
Sembravano provocazioni, quelle del ct francese, ora per Riva passano in secondo piano. «Il commissario tecnico della Francia ha fatto nè più nè meno quel che gli allenatori fanno da sempre: il primo era stato Helenio Herrera, nel 1964. Ma che senso ha fischiare un inno? Non eravamo mica lì per contenderci un pezzo di terra, per una disputa di confine... allo stadio ci siamo vergognati tutti».
Riva racconta l’imbarazzo del gruppo azzurro: «Scusarsi con i francesi? Non avrei saputo cosa dire - spiega - Cannavaro, alle prime avvisaglie, ha cercato di far capire al pubblico di smetterla. E forse è stato un errore mandare con l’altoparlante l’invito a non fischiare. Ma sono dettagli. Il fatto è che ci siamo vergognati tutti: i giocatori francesi in campo sorridevano, come a dire come siete caduti in basso. Dal 1962, dalle giovanili, fino al ruolo che ho oggi, avrò fatto più di 500 convocazioni in azzurro: ma peggio di così non mi ero mai sentito - è la confessione finale di Riva - ricordiamoci che il nostro calcio era malato, la vittoria al Mondiale era l’antivirus che sta riportando bambini e madri allo stadio. Ma se è così, dura poco. C’è qualcosa che non va, qui da noi in Italia».
«Ci sono rimasto molto male anche io», rincara la dose Marcello Lippi che ha visto in tv Italia-Francia ma di commenti tecnici non vuole sentir parlare.
Se però si parla dei fischi dello stadio Meazza alla Marsigliese, il ct campione del mondo proprio contro i Bleus non si fa pregare. «Mi è dispiaciuto, mi sono immedesimato in Buffon e Cannavaro - spiega Lippi - capisco il loro disappunto. Giocatori e tecnico azzurri erano stati molto bravi, nei giorni precedenti, a incanalare la sfida sul binario dell’educazione e dello stile.
Non so e non voglio dar spiegazioni al perchè sia successo, ma è esattamente quel che non doveva succedere». Sulla stessa linea anche un’altra gloria del passato, Sandro Mazzola.
«Un episodio bruttissimo - afferma il baffo - quando giocavo io non era neanche pensabile qualcosa del genere e, di certo, non mi aspettavo che venisse fischiato l’inno francese prima della partita. Si vede proprio che il mondo è cambiato».