LA LAVAGNA DI DELIO ROSSI
Delio Rossi arriva e scrive alla lavagna 4-3-1-2. Sembra la formula magica, l’abracadabra per recuperare lo spirito di Prandelli, che con il 4-3-1-2 ha rimesso in piedi la Nazionale. Al di là dei riti propiziatori, il cambio tattico ha un senso perché il 4-3-3 di Mihajlovic non ha mai trovato forma ed equilibri. Anche in partite dominate, bastava una ripartenza per vedere l’avversario imbucare praterie ed arrivare in porta col telepass senza bisogno di frenare al casello. In caso di crisi, come questa che ci sta svuotando le tasche, ci si compatta e ci si abbraccia nell’emergenza. Il 4-3-3 è schema da ricchi, Barcellona e roba simile. Il 4-3-1-2 richiama gente dalle periferie e consente una maggiore copertura del centro. Meglio ancora lo consente il 4-3-2-1, quello che Rossi attrezzava a Palermo con Ilicic e Pastore, se i due trequartisti lavorano anche in fase di non possesso e la mediana diventa pressing a 5. Può farlo Delio a Firenze? Sì, con Gilardino di punta, Cerci e Jovetic a sostegno e Montolivo play basso (4-3-2-1) oppure con Gila e Jo-Jo avanzati e Lazzari trequartista alla Boateng, in grado di inserirsi e di coprire (4-3-1-2).
Il problema è che la lavagna non è tutto e per recuperare lo spirito di Prandelli quattro numerini non bastano. L’abracadabra vero deve trovarlo Rossi parlando ai suoi uomini e trovando la chiave giusta per accedere alla loro disponibilità, come l’ha trovata Cesare per trasformare Balotelli da ragazzo che ciondola in attaccante che rincula in copertura. Deve trovare la chiave per far ritrovare a Vargas entusiasmo e peso forma e per convincere Cerci che si può aiutare la squadra anche quando la palla ce l’hanno gli altri. Serve un cambio di anime prima che un cambio di modulo, ora che è stato rimosso il parafulmine Sinisa e, con lui, tanti comodi alibi. Perché il 4-3-1-2 è un modulo che richiede grande solidarietà tattica. La magia dell’Italia di Prandelli non sta nei piedi buoni, ma nel fatto che ogni centrocampista che porta palla ha sempre accanto almeno un paio di possibilità di scarico e, quando l’avversario recupera palla, almeno due azzurri sono pronti a braccarlo. Senza questa disponibilità al soccorso del compagno, senza questa organizzazione di squadra, il modulo è un numero vuoto. E’ qui che deve lavorare forte Delio. Compito non semplice. Ha ragione Prandelli quando dice: "Il 4-3-3 è più facile da allenare del 4-3-1-2".
Luigi Garlando
prima firma de La Gazzetta dello Sport