Commisso deve tornare a Firenze. Va preso subito il nuovo allenatore. Pioli si può ma non è semplice. Baroni, il fiorentino cresciuto coi viola. Gilardino, il giovane già esperto

Commisso deve tornare a Firenze. Va preso subito il nuovo allenatore. Pioli si può ma non è semplice. Baroni, il fiorentino cresciuto coi viola. Gilardino, il giovane già espertoFirenzeViola.it
Ieri alle 11:35L'editoriale
di Mario Tenerani

Dopo una settimana in cui purtroppo la società viola ha dato una pessima rappresentazione di se stessa, all’insegna di una fragilità interiore, per uscire dall’angolo in cui si è autoconsegnata ha solo una soluzione: prendere subito il nuovo allenatore. Da quando Palladino ha spedito nel muro i suoi ex direttori, sono già passati 6 giorni e la panchina della Fiorentina è senza padrone. E questo non va bene. E’ vero che la fretta è nemica della qualità, ma la situazione che sta vivendo il club non è semplice, fuori dal fortino c’è un diffuso malcontento. Sicuramente non riguarda tutta la tifoseria, ma nemmeno una minoranza come incautamente aveva indicato il presidente viola durante l’ormai celeberrima conferenza stampa di martedì scorso.

Firenze non desidera dare indicazioni di mercato, ma attende risposte precise rispetto al caos che si è creato
Quindi non ci sono vie d’uscita. I dirigenti finiti nel mirino delle critiche, ma confermatissimi da Commisso (Pradè poi non pensa proprio a dimettersi, ci mancherebbe altro…), che ha apprezzato al massimo il loro operato - persino la gestione della nota conferenza stampa… - devono agire velocemente. Intanto pescando l’erede di Palladino. Non sarebbe la soluzione ai tanti problemi che sono all’ordine del giorno, ma rappresenterebbe un buono modo per riguadagnare il livello di galleggiamento. La Fiorentina è in apnea in questo frangente e deve rimettere la testa fuori dall’acqua. Si ricomincia dall’allenatore, poi si pensa al resto. Ogni giorno perso a sfogliare la margherita dei candidati, equivale ad una protesta che monta come la panna. Tra l’altro Pradè e soci sono avvantaggiati: Palladino non incontrava le simpatie calcistiche di tanti tifosi, nonostante che nel suo lavoro ci fosse qualcosa di buono, quindi non saranno tante le “vedove” che lo rimpiangeranno.

Ma l’altro punto importantissimo è la presenza di Commisso a Firenze. Il presidente dovrebbe fare uno sforzo e tornare in Toscana. In un segmento così delicato della recente storia viola, la presenza di Commisso potrebbe aiutare la Fiorentina a uscire da questa crisi in cui è entrata. E’ chiedere troppo? 

Il sogno ha le sembianze di Stefano Pioli che a Firenze ha fatto molto bene sia da giocatore che da allenatore. Il suo addio burrascoso nell’ultima stagione dei Della Valle, nacque da un comunicato sbagliato che Stefano, a ragione, non digerì. Siamo certi che l’estensore di quella nota qualche tempo dopo si sia pentito di averla redatta, ma sono cose che nel calcio possono accadere. A Firenze abbiamo visto di molto peggio, pure in questi ultimi anni. Pioli ha esperienza da vendere, l’età della saggezza (60), ha frequentato campi di calcio italiani, europei, mondiali. Ha un profilo molto british, ma l’ex ragazzo degli anni Ottanta è assai determinato. Le sue famose dimissioni sono la riprova. Due anni fa ha vinto uno scudetto sorprendente con un Milan nemmeno lontano parente di quello berlusconiano. Di solito sono gli allenatori ad aver bisogno di una società forte alle spalle, mentre in questo caso sarebbe un tecnico navigato come Pioli, profondo conoscitore di questo sport, a dare una mano ad un club che francamente dimostra di averne necessità. Una situazione analoga si è verificata a Roma nella stagione appena conclusa: la società giallorossa aveva commesso molti errori e alla fine, dopo due tentativi falliti con De Rossi e Juric, ha centrato il bersaglio affidandosi totalmente alle cure di Ranieri. I 46 punti del girone di ritorno hanno proiettato la Roma dalla lotta salvezza dell’andata a pochi centimetri dalla zona Champions. Ranieri è stato così bravo da costringere la proprietà statunitense a promuoverlo manager. In poche ore il fresco ex allenatore ha convinto Gasperini a scegliere i giallorossi e a dire di no alla Juve, club in cui era cresciuto come calciatore e dove aveva iniziato l’attività di allenatore nella Primavera bianconera. Ranieri ha piazzato subito un primo colpo da applausi. In fin dei conti non è difficile: basta far lavorare nei posti di comando coloro che hanno dimestichezza col calcio. Pioli è in Arabia e a Firenze tornerebbe volentieri. Ci sono però due ostacoli: il primo è di carattere fiscale e riguarda gli italiani che lavorano all’estero e sono iscritti ad un registro speciale. Sembra che tecnicamente lui non possa rientrare nel Bel Paese prima del 15 luglio. L’altro è calcistico: su Stefano ci sono Juventus e Atalanta: la Fiorentina, se lo vuole, deve tirare fuori argomenti più che convincenti. E non pensiamo ai soldi, ma ai contenuti tecnici. Quale ambizione possono sventolare in faccia a Pioli per trascinarlo di nuovo sotto la Cupola del Brunelleschi? 

Seconda ipotesi, Marco Baroni. Due anni più anziano di Pioli, pure lui ex viola. Nato a Tavarnuzze, è fiorentino dentro, oltre ad essere cresciuto nel settore giovanile viola ai tempi di Pandolfini, Egisto un monumento. Difensore centrale forte, esordì a San Siro contro l’Inter (1-1) subentrando dalla panchina. Era la Fiorentina ’81’/’82, quella dello scudetto scippato nei minuti finali di Cagliari e Catanzaro, Marco aveva appena 19 anni. In Sardegna c’era anche lui tra i convocati quando si consumò l’atto finale, con un arbitraggio che definire sbagliato è un eufemismo. Era in camera con Orlandini e al Sant’Elia andò in tribuna. Quella di Milano è rimasta l’unica presenza in viola di Baroni che fu rapito da un destino comune ad altri fiorentini ed ex viola: andare a vincere altrove. Il culmine della carriera da giocatore di Marco fu nel ’90 quando segnò il gol decisivo che assegnò al Napoli di Maradona il secondo scudetto della sua storia (ora sono quattro). Ha la Fiorentina nel cuore e per lui allenarla sarebbe il coronamento di una vita. In panchina si è fatto tanta gavetta in giro per l’Italia e la parentesi a Roma con la Lazio è stato comunque positiva al netto del settimo posto finale. Tra oggi e domani risolverà il contratto con la Lazio che nel frattempo ha preso Sarri, un altro che a Firenze sarebbe venuto a piedi, ma inspiegabilmente non è stato nemmeno preso in considerazione dalla società viola. E questo resterà un mistero.  

La terza possibilità ha il volto di Alberto Gilardino: l’uomo di Liverpool, che vittoria in Champions, e di tanti altri gol in maglia viola. Nella Fiorentina in due parentesi e sempre coi Della Valle: prima dal 2008 al 20012 poi nel 2015 verso il volgere della carriera. Centravanti campione del Mondo nel 2006 e uomo d’area di rigore pazzesco. Come tecnico è giovane, ma ha già una buona gavetta alle spalle partendo dal basso a salire. E’ molto preparato. Col Genoa ha conquistato una promozione in serie A e l’anno dopo è arrivato a metà classifica. Nell’ultima stagione è stato esonerato in autunno, pagando colpe anche non sue e con una situazione societaria non allegra. Alberto è uno dei tanti che correrebbe a Firenze. Con la maglia viola ha un legame fortissimo e voglia di fare bene. Del terzetto è quello con meno panchine in serie A, ma le spalle sono già abbastanza larghe. 
Magati spunterà un quarto candidato, si vedrà. 

De Rossi? Il pupillo di Pradè potrebbe finire al Torino. Aspettiamo con malcelata ansia l’annuncio del nuovo allenatore viola…