QUALE IMMAGINE?
In mezzo al recente fiume di parole che il mondo del calcio ha registrato si è almeno capito il criterio che ha spinto al rinvio di cinque delle partite della ventiseiesima giornata. Nella serata in cui in Spagna andava in scena il Clasico, la sfida tra Real Madrid e Barcellona, mostrare le immagini dello Stadium di Torino deserto, di fronte al match tra le due capoliste del campionato, sarebbe stato uno spot terribile per tutto il Paese. Una filosofia legittima, probabilmente più condivisibile se in passato il calcio italiano avesse realmente saputo prendere esempio dall'estero, magari sul razzismo negli stadi e le adeguate misure d'intervento, sulle strutture, sulle polemiche arbitrali.
Una riflessione che non ha comunque convinto l'ad dell'Inter Marotta, come tanti altri protagonisti (da Liverani a Gattuso passando per Fonseca) che hanno contestato la scelta e le sue ripercussioni sul calendario. Anche perchè nel frattempo è diventata decisiva l'assemblea di Lega indetta per mercoledì, nella quale si vocifera il confronto sull'ipotesi di far slittare la prossima giornata al 13 maggio e giocare nel prossimo week-end i rinvii (a porte chiuse come previsto dall'ultimo decreto) oltre a un recupero particolare che riguarderebbe Juventus-Inter da giocare il 9 marzo, all'indomani del termine delle decisioni prese dal Governo. Si spiega anche così, quindi, lo scenario persino realistico di vedere in campo Udinese e Fiorentina domenica prossima con il match col Brescia rimandato a maggio (LEGGI QUI).
Di certo, mentre il club viola si prepara a ribadire le proprie posizioni alzando i toni come ha fatto Barone (LEGGI QUI) lo spostamento della gara di domenica con il Brescia eviterebbe ai viola l'iniziale rompicapo, traducibile in un percorso a ostacoli fatto da 4 trasferte (Inter, Roma, Udinese e Spal) a fronte di un'unica gara casalinga con il Bologna. Al netto di un rebus in questo momento indecifrabile quel che sfugge è che immagine stia comunque pensando di dare l'intero movimento calcistico italiano.
Un movimento che per esempio, non più tardi di una settimana fa, ha consentito ai milanesi di fede rossonera di viaggiare fino a Firenze obbligando, 24 ore dopo, quelli di fede nerazzurra a restare a casa visto il rinvio di Inter-Sampdoria. E che in mezzo a posizioni tra loro distanti ha lo stesso consentito ai bergamaschi di raggiungere Lecce (a proposito d'immagine si segnalano i controlli con il termoscanner per i tifosi ospiti) mentre qualche chilometro più su, a Parma, si decideva di non giocare come stasera a Genova, pur pensando inizialmente di rinviare tutto al lunedì per sfruttare il termine delle precedenti ordinanze (la proposta di giocare Juventus-Inter di lunedì andava in questa direzione, e fa il paio con quella originaria di far giocare anche Juventus-Milan di Coppa Italia a porte aperte ma solo per i piemontesi).
Un caos allucinante nel quale, ancora ieri, non era possibile farsi un'idea di come e quando la Fiorentina giocherà e con quali modalità. Un ambito nel quale la disparità di trattamento è certificata dai fatti. Una matassa da sbrogliare mercoledì, in un'assemblea di Lega che già si preannuncia infuocata e dalla quale sarà particolarmente curioso capire quale responso uscirà. Perchè certamente, dopo aver rinviato cinque gare a qualche ora dal fischio d'inizio per non dare una brutta immagine all'estero, cresce l'attesa di vedere quale nuova immagine deciderà di mostrare all'estero, da domenica al termine della stagione, il nostro calcio.