Rigore farlocco, Gimenez peggio. La notte lunga di Pradè, pensa alle dimissioni. Pioli avanti con la fiducia della società. Fiorentina, ora l'obiettivo sono 40 punti

Partiamo alla fine. Dalla carezza di Parisi a Gimenez, dal crollo del messicano in area, dalla simulazione - pareva avesse ricevuto un gancio di rara intensità - e dal Var che ha richiamato Marinelli alla visione, quando la decisione di campo era stata presa senza che vi fosse un evidente errore. C’era il precedente di Juventus-Inter e del gol convalidato a Adzic col designatore Rocchi che era stato lapidario: “Quando un giocatore viene colpito al volto noi interveniamo, per tutte le altre chiediamo ai calciatori massima collaborazione e di non fare scene tipo toccarsi al viso quando si è colpiti al petto e appena sfiorati…”. Dichiarazioni fatte a Dazn. Ecco, appunto: Parisi, la cui ingenuità imporrebbe una riflessione, perché a fine partita non si commettono errori del genere, ha solo sfiorato Gimenez. Dunque, rigore farlocco e il messicano col numero 7 pure peggio. Una simulazione solare anche se si giocava di notte. La società viola dovrebbe chiedere spiegazioni di fronte ad uno sbaglio così evidente.
La sfida doveva finire in pareggio perché per il gioco complessivo non passerà alla storia. A parte un marziano, Modric. Il croato e’ stato di una spanna superiore agli altri 21 giocatori. Anzi di più, se nel conto mettiamo pure i subentranti. La Fiorentina, è vero, ha costruito pochissimo, solo il gol di Gosens. Il Milan nel primo tempo aveva fallito due occasioni con Tomori e Pavlovic, mentre nella ripresa oltre alla rete di Leao (che non segnava a San Siro in A dall’ultima di campionato del 2024 con Pioli sulla panchina del Milan e che alla Fiorentina in carriera ha rifilato 5 gol), sulla quale De Gea è partito nettamente in ritardo, i rossoneri hanno creato una palla pericolosissima con Gimenez, neutralizzata da De Gea e anche un colpo di testa con Fofana. Qualcosa in più, d’accordo, ma solo quello.
I segnali viola sono pessimi. La squadra si impegna, si vede che sta con Pioli, ma non ce la fa a produrre di più. Qualche miglioramento si è visto con Roma e Milan, ha ragione Pioli, ma è troppo poco. Gli errori in campo, nei momenti decisivi, ci sono sempre. Sono figli di poca personalità, di paura vera. E poi le azioni offensive scarseggiano. Sono indicatori di un disagio. Il quadro è preoccupante anche se sono passate solo 7 giornate. E allora sarebbe bene affrontare di petto la questione: ora il nuovo obiettivo deve diventare il traguardo dei 40 punti. Senza storcere il naso. Perché ci sono annate che iniziano male e finiscono peggio soprattutto se si alimenta una sottovalutazione delle criticità.
Pradè è venuto in sala stampa a dare la posizione della società sulla disastrosa direzione di gara e si è messo con la faccia al vento: “Se c’è uno da cacciare o che si dovrebbe dimettere quello sono io… La colpa è solo mia… L’unico che può sollevarci da questa situazione è Pioli”. Pradè è al centro di una dura contestazione della Fiesole da mesi e anche il dibattito dell’etere lo vede sempre sul banco degli imputati. La sua autocritica sul piano umano vale molto, ma adesso sarebbe interessante capire la posizione del presidente Commisso. Lo manderà via? Lo riterrà unico responsabile o lo confermerà ancora? E Pradè che notte passerà? Domani deciderà davvero di dimettersi?
Sicuramente ci sta pensando altrimenti non lo avrebbe detto con questa chiarezza. Pioli e la squadra che va in campo hanno certamente sbagliato molto, ma anche la società ha colpe chiare. Non c’è soltanto il direttore sportivo nel mirino. Perché se la Fiorentina dopo 92 milioni investiti è ultima in classifica, significa che dal presidente in giù di errori ne sono stati commessi in abbondanza. Non c’è soltanto il campo, c’è anche la gestione di come si arriva alla partita. Il calcio è difficile, addirittura diabolico. Soprattutto per chi non lo conosce.
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