REAGISCI FIORENTINA, ANCHE SENZA PJACA E PEZZELLA. QUASI DUEMILA A BOLOGNA: LA DIFFERENZA TRA AMORE E FIDUCIA INCONDIZIONATA
Finalmente ci siamo, l’ennesima sosta è ormai agli sgoccioli e la Fiorentina avrà l’occasione per dimostrare di aver capito la lezione delle quattro rimonte subite. Due mesi dopo l’ultima volta, l’imperativo è d’obbligo: serve cercare la vittoria fino all’ultimo istante utile. Senza le paure emerse a Frosinone, senza le incertezze che hanno tarpato le ali in queste settimane, ma semmai con l’entusiasmo che era entrato nel dna viola nelle primissime giornate di campionato.
Le Nazionali però hanno fatto danni: Pioli in pochi giorni ha perso la colonna della difesa (Pezzella) e il numero 10 (Pjaca), talento triste dal curriculum ottimo ma dal presente sempre più misterioso. Per fermare di nuovo il fragile Marko è bastato un mal di schiena accusato in allenamento: Pioli spera di riaverlo da martedì prossimo ai campini e soprattutto in campo per la partita delle partite contro la Juve. Intanto però Pjaca - invisibile anche quando ha giocato - salta un altro turno e la cosa non ci voleva proprio. Chi sperava in un cambio di modulo, nel rilancio delle due punte e di qualche desaparacidos della panchina però resterà deluso: si va avanti col 4-3-3, perché Pioli resta convinto che sia la strada giusta, che la Fiorentina “meriti fiducia” e che l’analisi, anche dei tifosi, “debba andare oltre” i risultati.
Anche il mister, nella sua Bologna, si gioca molto e la speranza - verde come la maglia che sarà usata al Dall’Ara - è che il campo stavolta gli dia ragione. Fallire anche stavolta sarebbe un autentico disastro, anche perché sabato arriva la Juve di Ronaldo.
Per sostituire Pjaca pare favorito Gerson, mancino elegante, ottimo palleggiatore e stimato dagli osservatori di mezzo mondo, ma non quel fulmine di guerra che servirebbe per diventare l’alter ego di Chiesa. Basterà questa mossa per guarire dal mal di gol? Di sicuro Fede partendo da sinistra può far più male vicino alla porta avversaria, il resto però dovranno farlo la voglia di reagire di chiunque andrà in campo, la determinazione di ricominciare a vincere anche lontano dal Franchi. L’ultima volta fu il 6 maggio scorso, con rimonta a Marassi contro il Genoa. Una vita fa. Anche il Bologna comunque si gioca molto, Inzaghi è sulla graticola e lo stesso patron Saputo (che sarà in tribuna) è stato molto criticato dai tifosi rossoblu. Difficilmente insomma ne verrà fuori una bella partita, più facile pensare a una battaglia, a una specie di sfida all’Ok Corral (è pur sempre un derby) dalla quale uscirà vincitore chi avrà più voglia di spingersi oltre i propri limiti.
Anche per questo probabilmente Pioli se la giocherà con un centrocampista in più (Edimilson?), in attesa semmai di gettare nella mischia Mirallas o Vlahovic e nell’attesa di rivedere Simeone tornare al gol. Il mondo viola comunque si aspetta una vittoria. La chiede la società e lo chiedono gli stessi tifosi, che anche oggi saranno quasi duemila sugli spalti del Dall’Ara. Occhio però: questo è amore. Pensare che la caccia al biglietto in vista della Juve o lo straordinario seguito viola in trasferta siano segnali di fiducia incondizionata nel futuro, potrebbe essere un grosso errore. La curva è sul piede di guerra da tempo, ma anche i tifosi più moderati non possono essere contenti del nono posto attuale, di una squadra i grado di vincere appena una volta nelle ultime sette partite. I fischi piovuti sulla squadra dopo Frosinone, anzi, sono un segnale emblematico di disagio e insoddisfazione: alla squadra il compito di trasformare tutto questo in applausi. Alla società quello di dimostrare, con i fatti (e quindi col mercato), di voler inseguire l’Europa fino all’ultima partita di campionato.