LA CLASSIFICA VIOLA È GIUSTA. IL RENDIMENTO UN PO’ MENO. PIOLI PROVA A PESCARE NUOVE RISORSE MA CI SONO GIOCATORI INDIETRO
Brusii, mugugni, nasi arricciati, insomma il pari di Torino non è stata cosa da campagna elettorale: un punto, ma poco consenso. Primo tempo da dimenticare, secondo meglio. Troppo poco perché il Torino ha tirato 21 volte in porta, seppur con precisione modesta - solo 2 tentativi nello specchio -, mentre la Fiorentina 9 con 5 tra i pali. Da questi numeri si evince come i viola abbiano prodotto non tanti problemi a Sirigu. Detto questo, i mal di pancia si sposano male con la classifica della Fiorentina. I conti, almeno da quel punto di vista, tornano perché proprietà, dirigenti, allenatore e giocatori ripetono il loro mantra dal luglio scorso: “Dobbiamo migliorare il piazzamento della stagione passata”. I viola a maggio si sono ritrovati ottavi a 57 punti. In italiano migliorare significa arrivare come minimo settimi, quindi il quinto posto attuale, in condominio con Milan, Samp, Sassuolo e Roma, è perfetto. Se la Fiorentina riuscisse a mantenersi a tre giornate dalla fine in quella posizione - magari pure meglio - potrebbe giocarsi in toto le proprie chance europee.
C’e’ anche un altro dato che aiuta a capire: un anno fa, quando si disputò la decima giornata, la Fiorentina era settima in classifica, ma con un punto più rispetto ad ora. Dopo aver battuto il Toro, a Firenze, con i gol di Benassi, Simeone e Babacar.
Allora, più o meno, il cammino è quello di dodici mesi fa. Forse l’unica differenza è che a quel tempo le critiche sul mercato erano più dure: la squadra era stata rivoluzionata e i nuovi convincevano poco. I “violascettici”, tra i tifosi, erano il partito di maggioranza. A fine campionato, invece, ci siamo accorti che i titolari erano stati azzeccati tutti o quasi, mentre semmai erano state le riserve a destare qualche perplessità.
Adesso pare il contrario: dopo 10 giornate, i titolari di allora sono addirittura migliorati, coloro invece arrivati in estate, per implementare l’undici di base, sono indietro, parecchio. Pensiamo a Pjaca, Edimilson e Gerson. L’unico che sta facendo capire di avere la stoffa è Lafont: per carità anche lui ogni tanto sbanda, ma ha l’attenuante meravigliosa di avere solo 19 anni, beato lui… Anche a Torino il portiere transalpino ha fatto un paio di interventi buoni, facendo capire di essere l’uomo giusto al posto giusto. Ma gli altri…
Oggi stanno mancando loro, oltre a Simeone: il Cholito, però, pur sprecando una bella occasione, quando è entrato - prima panchina per lui in campionato - in avanti un po’ di vivacità l’ha portata. Sono Gerson, Pjaca ed Edimilson a non fornire garanzie. Necessitano ancora di tempo? Può darsi. Pioli quanto può aspettare? Secondo noi poco. Infatti a Torino ha mandato i primi segnali. Ne ha cambiati 3 in partenza. Pure il tecnico, però, deve trovare nuove risorse dentro il proprio organico, pensando anche a soluzioni tattiche diverse. Ha detto che ci sta pensando e allora attendiamo qualche sorpresa. Dunque, tutti devono dare di più, ma è innegabile che Pioli abbia alcuni elementi ben al di sotto del loro abituale standard o quantomeno presunto tale…
Questa è la marcia delle ultime settimane della Fiorentina: classifica ok, rendimento meno. La classifica, appunto: rendiamoci conto che c’è una grande ammucchiata. Nello spazio di appena 5 punti ci sono 10 squadre: dalla Lazio quarta - zona Champions - a Cagliari e Parma, quota 13, ci sono la metà delle formazioni della graduatoria. Questo significa che si vive su un sottile equilibrio: tutti hanno i loro problemi e le loro piccole virtù. Per entrare in Europa, alla conclusione dei giochi, forse ballerà un solo punto. Ecco perché diventa determinante mantenersi costanti in questo lungo cammino.