DIAVOLO D’UN CHIESA, UN REGALO SOTTO L’ALBERO CHE VALE UNA PICCOLA RIVINCITA DOPO LA BEFFA DEL TAS. DOPO REGGIO EMILIA E’ NATA UNA NUOVA FIORENTINA, MA IN ATTACCO REGNA ANCORA L’EGOISMO. CON IL PARMA UN’ALTRA OCCASIONE PER SALIRE ANCORA

23.12.2018 00:00 di  Leonardo Bardazzi   vedi letture
DIAVOLO D’UN CHIESA, UN REGALO SOTTO L’ALBERO CHE VALE UNA PICCOLA RIVINCITA DOPO LA BEFFA DEL TAS. DOPO REGGIO EMILIA E’ NATA UNA NUOVA FIORENTINA, MA IN ATTACCO REGNA ANCORA L’EGOISMO. CON IL PARMA UN’ALTRA OCCASIONE PER SALIRE ANCORA

Diavolo d’un Chiesa. Grazie a lui la Fiorentina sotto l’albero trova il regalo più bello possibile, un gioiello che vale la prima vittoria in trasferta e una soddisfazione che conta ancora di più dei punti in classifica. In quella rimonta conto il Sassuolo infatti è scattato qualcosa nella mente dei viola: dalla polvere della contestazione, è nato uno spirito nuovo. Una voglia di rimonta e di rivalsa che rilancia la squadra e fa tornare il sorriso sul volto dei tifosi. Contro un Milan rimaneggiato e inguardabile, la Fiorentina ha colto l’occasione come chiedeva Pioli e dimostrato personalità, compattezza e organizzazione. Era tempo che non si vedeva la Fiorentina prendere in mano la partita (per giunta in trasferta) fin dal primo minuto, pressando alta e senza mai lasciare l’iniziativa agli avversari: tutti ottimi segnali e proprio nel momento in cui, è giusto sottolinearlo, la stagione stava per sfuggire di mano. E invece la difesa è tornata solida - con Hugo splendido, Milenkovic insuperabile e Lafont ancora decisivo - Veretout ha giganteggiato in mezzo e Chiesa, nonostante una partita tutt’altro che brillante, ci ha messo lo zampino con il suo solito, fantastico tiro da fuori area. 

A San Siro così la Fiorentina si è ripresa qualche punto perso per strada nell’autunno grigio e ora si gode il settimo posto, anche sfruttando i risultati delle altre (delle rivali per un posto in Europa, solo la Samp ha vinto). A fine partita si è complimentato anche Adv, pure lui felice dopo le perplessità delle partite passate. Un plauso lo merita anche Pioli, perfetto nell’annullare il Milan e nel rimotivare una squadra che si stava smarrendo. Certo, il Diavolo pareva un agnellino, con Higuain in crisi nera e un centrocampo azzerato da infortuni e squalifiche: vincere a San Siro però resta speciale, soprattutto per chi, finora, lontano dal Franchi aveva raccolto le briciole. 

La vittoria comunque, per quanto importante e godereccia, non deve cancellare i difetti. Anche al Meazza infatti la Fiorentina ha faticato parecchio a farsi pericolosa: il gol partita di Chiesa resta l’unico tiro in porta viola di tutta la partita, la girata alta di Mirallas l’unica altra occasione pericolosa. Soprattutto nel primo tempo il possesso palla è stato sterile, parecchio sotto ritmo, nato quasi più per evitare rischi che per provare a far male. Le cose sono andate meglio col passare del tempo, fosse solo perché il Milan (che nel frattempo aveva perso anche Mauri) non ne aveva più e stava giocando con un’improbabile coppia di mediani Calhanoglu-Calabria: in questo contesto a proposito, Montolivo in panchina resta un mistero, una scelta “fuori logica” come l’ha chiamata il suo manager Branchini, l’uomo che anni fa diresse l’amaro addio di “Monto” a Firenze. Affari loro verrebbe da dire, in fondo, da queste parti, nessuno ha dimenticato l’addio a zero euro (per andare a vincere…) di sette anni fa.

Tornando agli stenti offensivi, Simeone non ha mai tirato in porta e neppure Mirallas è riuscito a ripetere la partita fatta con l’Empoli. Tra i problemi dell’attacco viola poi c’è l’egoismo. Quello che porta Chiesa e compagni a incaponirsi e far da sé, quello che fa sprecare buone opportunità e arrabbiare i tifosi: ieri è accaduto almeno tre volte. Chiesa non ha servito Simeone, Simeone non ha servito Chiesa (un deja vù, lo scarso feeling tra i due) e Benassi, anziché passarla al centro dell’area, ha sparacchiato (di sinistro) in curva. Ma anche il gol, in fondo, è figlio di un’azione personale, nella quale Fede prende palla, scarta Calabria e calcia da 25 metri: stavolta è andata bene, ma certi segnali dicono che c’è ancora molto lavoro da fare. Intanto però prendiamoci tre punti d’oro, lo scalpo del Diavolo e una piccola rivincita sulla beffa del Tas e sui tentativi di gufata del ministro Salvini che, a parole, si sarebbe accontentato dello 0-0 e che invece dovrà continuare a mordersi la lingua per non riaccendere la polemica con Gattuso. Proprio Righio è infilato in un tunnel, la Fiorentina addirittura a -3 dalla Champions. Un risultato impensabile fino a pochi giorni fa e possibile solo in un campionato in cui una squadra (la Juve) domina, una (il Napoli) insegue e tutte le altre fanno i conti con i loro limiti e le loro incongruenze. Nel mucchione per l’Europa comunque c’è anche la Fiorentina. Tra tre giorni tra l’altro c’è un’altra occasione da cogliere al volo: al Franchi arriva il Parma. Squadra simpatica ma non certo imbattibile: con altri tre punti sarebbe un Capodanno col botto. Nel frattempo, Buon Natale Fiorentina.