BATI A FIRENZE: PASSANO GLI ANNI, NON L'EMOZIONE. SABATO SARÀ AL FRANCHI, SERVE UNA GRANDE NOTTE. FORZA RAGAZZE, FATE LO SCHERZETTO AL CHELSEA
Wembley, Irina Te Amo, la tripletta all’Inter in coppa, il pallonetto a Pagliuca, il record di Pascutti, la rovesciata all’Udinese o ancora la schitarrata alla Juve, la mitragliata al Milan di Zac, il gesto dell’ombrello della signora Valeria dopo la punizione contro la Lazio e il Barcellona di Ronaldo zittito al Camp Nou. Sono passati vent’anni, eppure l’emozione è sempre la stessa. Bati è stato un mito, un esempio, l’essenza del calcio in persona: è arrivato dal niente ed è diventato Re Leone grazie solo a se stesso, nonostante i mille problemi alle caviglie. Anche per questo Firenze lo amerà per sempre.
A febbraio, parole del sindaco Nardella, sarà festa grande per i suoi 50 anni. Già ieri però sono stati brividi: “Firenze è casa mia”, ha detto “El Numero Nueve”. Uno che avrebbe potuto giocare ovunque e che invece (grazie anche ai mille sacrifici di Vittorio) ha scelto la Fiorentina “per sentirsi diverso”. Per vincere una sfida. Dopo 9 anni meravigliosi, unici e sfortunati (che pugnalata quell’infortunio con la Fiorentina prima in classifica) se ne andò a Roma, un po’ perché l’aria che tirava intorno alla società viola era piuttosto burrascosa, un po’ perché ormai era arrivato il tempo di cambiare aria. E di vincere: lo fece con Totti, Capello e Montella. Ma come direbbe il romano e romanista Venditti, certi amori non finiscono. E allora rieccolo lì, Batistuta, a Palazzo Vecchio, in mezzo alla sua gente e in attesa di raccontarsi in un documentario che ogni tifoso viola imparerà a memoria. Sabato in tribuna (a tifare viola) ci sarà anche lui, in quello che sarà il primo big match dell’anno al Franchi. Se è vero che sfide come questa si preparano da sole, la presenza di Batigol non farà che aumentare l’adrenalina del Cholito & C.: ce n’è abbastanza insomma per scuotersi dall’apatia, per riaccendere l’entusiasmo e ricominciare a credere nella maturazione di questa baby Viola. Serve una grande notte, un’impresa come fu quella dell’Olimpico dell’anno scorso, quando Simeone fece rimbalzare su di se i difensori e quando Pioli si prese la sesta vittoria consecutiva in campionato. Recuperare quello spirito è la missione di questi giorni. La classifica è buona, ma qualcosa non va e le polemiche (soprattutto sui social) sono già riaffiorate. Certo, il gioco è parso appassito e scontato, gli attaccanti non segnano e chi dovrebbe fare la differenza non la fa. Il calcio però è materia strana. A volte basta un attimo per stravolgere tutto. L’occasione c’è, la Roma è forte ma ha meno certezze del suo recente passato e a Firenze non avrà né De Rossi, né Manolas. Aggredire la partita e farsi trascinare dai 33mila e passa del Franchi: la ricetta è questa. L’unica possibile per annullare il gap (almeno per una sera) contro una delle grandi. Sul campo invece ci saranno i migliori. Insieme a Chiesa, dentro Simeone, Pjaca e Gerson. Sperando che la panchina di Torino e l’aria da grande sfida, facciano effetto.
In bocca al lupo anche alle splendide ragazze viola. Dopo i miracoli di saracinesca Öhrström a Londra, ora tocca a Mauro, Bonetti e tutte le altre provare a fare l’impresa in Champions. Il Chelsea è forte ma anche la Fiorentina ha dimostrato di esserlo. Nella notte delle streghe, in fondo, pensare allo scherzetto fa parte del gioco.