L'ITALIA STUDIA LA RIPRESA: DALLA UEFA IL PRIMO TASSELLO
La decisione tanto attesa è finalmente arrivata, dopo giornate intere trascorse a rincorrere indiscrezioni e prospettive: l'Europeo itinerante in programma per quest'estate alla fine è stato rimandato di un anno, e sarà disputato nel 2021. Una decisione che appare pregna di buonsenso, finalmente, dopo che per tanti, troppi giorni la UEFA non si era espressa ufficialmente sul tema Coronavirus - con tanto di scandalosa gestione delle coppe europee per club - prendendo una posizione che definire ignava renderebbe persino poca giustizia al girone infernale dedicato dal Sommo Poeta a quella categoria di peccatori che nella loro vita hanno preferito vivere a metà del guado, senza mai schierarsi.
E se dal canto suo la massima federazione del calcio europeo conta di riprendere l'attività a pieno regime già da metà aprile (una previsione che agli occhi di molti appare come piuttosto ottimistica), nello stesso momento anche le autorità che gestiscono il pallone in Italia stanno studiando una ripartenza, dotandosi però di occhiali forse un po' meglio calibrati, con nel mirino inizio maggio quale termine temporale realistico, sperando che tutti stiano alle regole di sicurezza emanate dal Governo, in cui riprendere a calcare i campi. Un discorso che - quasi a voler sottolineare un'unità ritrovata in tempo di crisi - vale per le tre serie di professionisti: A, B e C.
Volendosi concentrare in queste righe sulla massima serie, ancora non è dato sapersi quale sia la soluzione preferita in seno ai protagonisti della Serie A per far sì che il torneo trovi una sua regolare conclusione. I problemi, d'altronde, sono più d'uno: si va dall'intasamento del calendario fino alla questione legata ai contratti dei calciatori. Un intervento normativo ad hoc, in tal senso, potrebbe decisamente aiutare, ponendo magari una nuova, ma temporanea scadenza agli accordi. Una tantum, per citare un termine latino in voga in queste ore. In realtà però le parole di ieri sera di Gravina, presidente FIGC, lasciano intendere che il calcio italiano vorrebbe provare a concludere tutto entro il 30 giugno ugualmente, con la possibilità di applicare playoff e playout qualora non fosse possibile. Una soluzione ancora non sembra proprio nell'aria, o comunque così vicina, ma l'Italia del pallone, tutt'una sotto l'egida della federcalcio, sta studiando modi e tempi della ripartenza post-virus, e dalla UEFA in tal senso è già arrivato un primo, importante tassello per comporre un mosaico il cui livello di difficoltà rischia di essere estremo.