AL PUNTO DI PARTENZA
Fa male come i colpi rimediati in campo in una fredda serata di febbraio. La sconfitta col Bologna, la nona stagionale e dimostrazione di una Fiorentina che non ha mai battuto le prime undici in classifica, si materializza al cospetto di un gruppo che Thiago Motta ha totalmente rigenerato, e che sfodera molta più qualità rispetto ai viola. Te ne accorgi nel momento in cui Bonaventura e Barak non godono degli spazi di mercoledì scorso, e non appena Amrabat si ritrova a confrontarsi con compiti di regia.
Perchè la Fiorentina raddrizza la gara soprattutto per il gentile omaggio di Skorupski che chiama Gonzalez al tiro, e perchè manovre diverse diventano complicate se dalle fasce non arrivano cross. A sinistra è facile immaginare il freschissimo rimpianto di molti nei confronti di Terzic (e ormai il clima su Biraghi è quel che è) a destra Dodò continua a non ingranare, e anche ieri sera il brasiliano non parso quel tassello immaginato in estate a fronte dei 18 milioni versati allo Shacktar.
Così quando nella ripresa il Bologna raddoppia sfruttando un’altra amnesia su calcio piazzato, la terza contando il gol di Casale a Roma con la Lazio e il corner sul quale nasce il rigore del Bologna, il tentativo di Italiano di mischiare nuovamente le carte in tavola naufraga contro una spinta che dalla panchina non arriva. L’uscita contemporanea delle due mezzali, per tornare al 4231 con l’inserimento di Mandragora accanto ad Amrabat, non alimenta azioni degne di nota e anche davanti l’ingresso di Cabral non cambia vita a uno Jovic tornato nell’ombra dopo il gol di coppa.
Al fischio finale, come con il Torino in coppa Italia, i 30.000 che anche ieri avevano riempito il Franchi non possono far altro che esprimere il loro dissenso, e c’è da capirli. Perchè questa stagione che pare un’altalena non fa altro che sospendere qualsiasi progresso, riportando tutti al punto di partenza e soprattutto impedendo alla Fiorentina di scalare la classifica per trovare posizioni che più le competono.
In un’annata in cui restano le coppe l’unico appiglio la speranza ribadita dal mercato (quella di un centravanti) e scartata a favore di Jovic e Cabral torna a pendere su squadra e tecnico come una spada di Damocle, con l’aggiunta di un bandolo del gioco nuovamente perso e un dodicesimo posto che non può certo rappresentare la dimensione della Fiorentina in campionato.