Ultras, Hooligans e la soluzione inglese
Fonte: Wikipedia - Figc
Ultrà ed Hooligan, un fenomeno che sta riempiendo le prime pagine dei giornali italiani ed uno che in Inghilterra hanno deciso di eliminare drasticamente anni or sono.
Difficile però metterli a confronto, sia semanticamente, sia come "finalità".
Partiamo dal significato: la parola Ultrà deriva dal francese "ultra-royaliste", i fanatici attori del terrore bianco e, con l'accezione attuale, nasce in Italia, tra gli anni '50 e gli anni '60, quando i gruppi di tifosi di una determinata squadra si uniscono sotto una bandiera, uno stemma ed un nome.
Essere ultras significa condividere con i propri compagni uno stile di vita, mettere al primo posto il proprio gruppo e per i diffidati, poi il bene per la maglia della propria città, e infine il bene per la squadra e i giocatori.
Il termine "hooligan" ha invece un'origine incerta; alcuni ritengono derivi da un malvivente irlandese di Londra, Patrick Hooligan, altri pensano che questo termine provenga dalla "Hooley's Gang", una banda di giovani delinquenti provenienti dal quartiere londinese di Islington. C'è anche chi sostiene che sia correlato a "hooley", voce dell'inglese d'Irlanda che indica una festa sregolata. È certo che il termine comparve per la prima volta nel 1898 in una denuncia della polizia di Londra.
Poi, a partire dagli anni '70, il termine hooligan è stato sempre usato per definire comportamenti teppistici e turbolenti, soprattutto in ambito calcistico.
Passiamo poi a definire le differenze strutturali che intercorrono tra l'essere ultras ed l'essere considerati hooligans.
E' indubbio che i primi ultras italiani (il primo gruppo è quello dei Fedelissimi del Torino) prendono ispirazione dal modello anglosassone ed olandese, ma da subito con profonde differenze.
Cori, bandiere, sciarpate, unione viscerale tra tifosi, erano elementi collaterali del tifo albionico ma sono diventati in Italia l'elemento fondante della mentalità ultras.
Anche la scala gerarchica è prerogativa del modello italiano: le crew inglesi non si suddividono incarichi di alcun genere, anche se riconoscono dei capi gruppo, mentre in Italia i gruppi hanno un proprio cassiere, l'addetto stampa, il capo gruppo e via discorrendo.
Contatti con la società? Essendo organizzati, in quanto a merchandising, coreografie ed affini, i gruppi ultras italiani hanno teso spesso a tessere legami con le dirigenze societarie, per finanziamenti di varie tipologie.
Diverso il discorso in Inghilterra, dove non essendoci alcuna organizzazione ufficiale del gruppo hooligan, mancano i contatti con la società.
Differenze trasversali, poi, che spaziano dai componenti (in Inghilterra quello hooligan è un fenomeno eslcusivamente maschile, in Italia c'è una discreta presenza femminile nei gruppi ultras), a quando i gruppi ultras entrano in gioco, facendo parlare, nel male, di sè.
In Terra D'Albione è difficile vedere i gruppi di hooligans venire a contatto durante il campionato, visto che c'è una tendenza all'aggregazione soprattutto durante le partite delle varie nazionali; in Italia invece c'è un profondo odio tra le differenti componenti ultras dislocate nel territorio e l'esempio del Massimino, come quello che ha portato alla morte di Spagnolo, è solo l'ultimo di una lunga serie.
Quali misure sono state prese, dunque, in Inghilterra, per debellare questo fenomeno?
Dopo i tragici fatti dell'Heysel nacque la Football Supporters Association (FSA), per denunciare tutto ciò che aveva portato alla strage di Bruxelles.
Nel 1989 però ci fu l'evento che, sia nei piani alti, sia tra l'opinione pubblica, fece scattare la molla decisiva per cambiare tutto radicalmente: i tifosi del Liverpool furono ancora protagonisti di una strage, all'Hillsborough di Sheffield, dove 95 spettatori persero la vita schiacciati dalla massa che improvvisamente aveva invaso lo stadio.
Si decise dunque per la linea dura contro gli hooligan, affiancando però a questa politica di repressione una voglia di ricostruire, di cambiare in toto il calcio e tutto ciò che gli orbitava intorno.
Il Taylor Report del 1990 mirava proprio a questo e, con il copioso apporto delle televisioni, arrivato dopo l'avvento di Murdoch, si riuscì a modificare il calcio inglese.
- Stadi ristrutturati: via le barriere, seggiolini in tutti i settori, almeno 20.000 posti e con box privati.
- Metodo Mandrake: telecamere a circuito chiuso capaci di individuare una persona fra migliaia.
- Stewards privati: le società, proprietarie dello stadio, assumono una sorveglianza privata interna all'impianto, con la polizia presente solo all'esterno.
- No ai contatti: le società non possono intrattenere rapporti con i propri tifosi, eccezion fatta per motivi di sicurezza o di prevenzione.
- Nascita della NFIU: nasce la National Football Intelligence Unit, voluta nel 1989 da Scotland Yard, ovvero una squadra speciale nazionale anti-hooligans. Un agente è affidato a ognuna delle 92 società professionistiche e si occupa viaggiando sempre al seguito della tifoseria - della schedatura dei tifosi violenti e di azioni di infiltrazione. Con questo sistema è stato possibile schedare, in un'apposita banca dati, circa 7.000 tifosi.
- Sistema Crimistoppers: esiste un numero verde a cui si può telefonare (media di circa 200 al giorno) per segnalare episodi, persone sospette e/o situazioni pericolose. Le denuncie sono rigorosamente anonime così come la ricompensa ai cittadini che permettono la cattura degli eventuali teppisti.