CALIENDO, Il procuratore di Antognoni, Passerella, Diaz, Dunga, Baggio si racconta

02.09.2007 11:50 di  Redazione FV   vedi letture
Fonte: Quotidiano.net

Vi proponiamo l'intervista ad Antonio Caliendo che negli anni '70 inventò la figura del procuratore sportivo. Ieri ha venduto il Queens Park Rangers al team manager della Renault Flavio Briatore. Costo? 50 milioni di euro
Mister Caliendo, si presume.
«Sì, proprio io».
- Quell’Antonio Caliendo che..
«Quello, sì».
- …che con Antognoni, fine anni Settanta, inventò la figura del procuratore.
«Eccomi qua, a 63 anni».
- Che ha avuto Passerella, Diaz, Dunga, Baggio, fino a Trezeguet.
«Dodici giocatori della finale dei mondiali del ’90 Germania-Argentina erano miei. Venticinque in tutto, in quel mondiale».
- Il Caliendo, molto attivo e molto discusso, che fece infuriare Firenze, nei giorni della cessione di Baggio alla Juventus.
«Ho potuto rimettere piede a Firenze solo dopo tre anni, se è per questo».
- E che con la percentuale della cessione di Baggio si è comprato una villa a Cap d’Antibes, come si diceva allora?
«Falso, questa la smentisco».
- Perché, dove vive?
«Montecarlo, zona Larvotto».
- Beh, Cap d’Antibes è dietro l’angolo.
«Ho detto Montecarlo, non Antibes».
- E che, dopo aver venduto giocatori per anni, sta per vendere un’intera società di calcio di Londra, annessi e connessi, e per di più il glorioso Queen’s Park Rangers, la squadra della Regina e di Winston Churchill, a Flavio Briatore. Prezzo dell’affare?
«Sui cinquanta milioni».
- Sterline?
«Euro»
- La raccontiamo un po’ meglio?
«Sono entrato nel QPR quattro anni, all’inizio con il dieci per cento. Poi è successo che gli altri soci hanno cercato di farmi fuori…»
- Sempre a discutere…
«Ma avevo ragione io. Sono arrivati a mettere una pistola sul tavolo».


- Com'è finita?
«Loro in galera, io neanche sfiorato dalla giustizia, e per far prima mi sono preso la maggioranza del club».
- Risultati?
«Molto buoni: siamo partiti dalla C e abbiamo sfiorato l’accesso alla Premier League. Siamo nella B inglese».
- Perché vendere, allora?
«Perché Briatore, con la forza che ha, può far viaggiare questo club a 300 all’ora, io al massimo posso toccare i 100, e mi piace l’idea che rimanga in mani italiane».
- Perché, secondo lei, Briatore entra nel calcio?
«Perché gli piacciono le sfide».
- E perché a Londra e non in Italia?
«Perché il calcio inglese è un paradiso».
- Termine rischioso, di questi tempi. Intende paradiso fiscale?
«Anche, senza allusioni. Guardate che qui le tasse del calcio si pagano seriamente, senza spalmadebiti. Diciamo che come investimento è più affidabile rispetto all’Italia».
- Ma è vero che sullo sfondo c’è anche la possibilità di un grande business immobiliare, legato ai Giochi di Londra 2012?
«Può essere. La zona è centrale, vicino a Nottingh Hill, al più grande centro commerciale del mondo che sarà aperto entro un anno, accanto alla sede della BBC. E se dovesse essere costruito un nuovo stadio da un’altra parte di Londra, questa potrebbe diventare zona appetibile…sì».
- Un bel fiuto, allora.