L'OBBLIGO DI ASCOLTARE IL CUORE

30.06.2011 14:00 di  Leonardo Bardazzi   vedi letture
Leonardo Bardazzi
Leonardo Bardazzi

Via Prandelli, poi Mutu e tra poco Frey e forse anche Gilardino. Senza contare l'ennesima porta sbattuta in faccia ad Antognoni. Sarò un inguaribile romantico, ma a me questo modo di fare, questo dare il benservito (senza un briciolo di sentimento e addirittura regalando il cartellino) a gente che ha scritto pagine bellissime della storia viola, proprio non va giù. I fatti però dicono che in questa Fiorentina non conta chi sei stato o cosa hai fatto, e allora vai col taglio sistematico di ingaggi e emozioni, anche se tutto questo porta ai mugugni della gente, al Franchi semivuoto, agli striscioni sulle cancellate e ad una campagna abbonamenti che ancora deve partire.

Sono quasi trent'anni che vado allo stadio e a memoria non ricordo una situazione del genere: certo, Firenze è stata messa anche a ferro e fuoco nei giorni dell'addio di Baggio, ha rincorso giocatori nel viale dei Mille e ha protestato con la straordinaria fiaccolata dei 30.000 contro Cecchi Gori. Mai però si era atrofizzata come adesso e non solo per l'afa di questi giorni.

Il tifoso viola sa che non può vincere scudetti in serie o alzare coppe come fanno Inter e Milan. Nello stesso tempo, da sempre, chiede passione e attaccamento alla maglia. La domenica noi fiorentini vogliamo divertirci e possibilmente legarci ai protagonisti in campo. Per questo Cesare Prandelli era qualcosa di speciale, per questo il legame coi Della Valle si è sfilacciato. E inutile risulta anche (tutte le volte) parlare di “terrorismo mediatico” o ricordarci quanto la Fiorentina abbia fatto in queste stagioni, dai quarti posti, fino a Ovrebo. C'è qualcuno secondo voi che può scordarsi la doppietta di Jovetic contro Gerard o il gol di Gila ad Anfield? Sarebbe servito semmai pensar bene al risveglio della piazza nei giorni del caso Mihajlovic-Inter, oppure fare un passo verso la gente, anche solo di facciata, restituendo la presidenza del club ai Della Valle. Invece dovremo accontentarci del “patto” e di un mercato che ci vedrà protagonisti, solo dopo altre cessioni. Sceicchi a parte, nessuno dice che i Della Valle debbano andarsene. Ma ascoltare il cuore dei fiorentini è diventato un obbligo. E non solo per motivi di marketing.