PAREVA AMORE, ERA UN CALESSE

18.06.2021 00:00 di Tommaso Loreto Twitter:    vedi letture
PAREVA AMORE, ERA UN CALESSE

In mezzo a mille ricostruzioni è plausibile pensare che i protagonisti non aggiungeranno altro. Di certo almeno una delle due parti in causa, Gattuso, pare già pensare ampiamente a un futuro diverso, a tinte londinesi

Il patto di riservatezza alla base della rescissione consensuale tra la Fiorentina e Rino Gattuso racconta di un silenzio che nessuno vorrà interrompere. Un ulteriore problema, perchè mai come oggi la piazza (ancor prima della stampa) meriterebbe spiegazioni e chiarimenti più sinceri possibile. Di certo la Fiorentina esce comunque malconcia da una nuova vicenda figlia di scontri e divisioni interne che non aiutano la risalita auspicata da anni. Senza contare piani e programmi per la prossima stagione che ora cambiano completamente vista l’idea (intrigante) di affidarsi all’emergente Vincenzo Italiano dello Spezia regalandogli al volo anche il primo colpo Gonzalez.

E così se molto è già stato raccontato di quanto avvenuto fino allo strappo finale, dai contrasti con Mendes ai diverbi interni fino alla corte di Paratici da Londra per il tecnico uscente, è la posizione presa dal presidente Commisso a tracciare la strada dell’immediato, anche perchè Gattuso è già il passato e Italiano forse il futuro. Per questo sarebbe importante capire come e quanto la società vorrà intervenire sulla squadra, e come tutelerà il nuovo tecnico, soprattutto quando era stato pienamente avallato l’arrivo di Gattuso che, per stessa ammissione dei dirigenti, avrebbe avuto persino un proprio staff di scouting.

Insomma, il tecnico inseguito per mesi fino ad arrivare a far visita a casa dei familiari, dopo che Sarri era stata un’idea abbandonata a novembre scorso, ed al quale sarebbe stata consegnata gran parte della programmazione per diretta conferma della società (mentre il presidente Commisso già si definiva pronto a difenderlo a spada tratta) avrebbe quindi detto molto sulla costruzione della squadra, se non fosse stato per evidenti contrasti sorti in brevissimo tempo con la dirigenza per l'ingerenza scomoda del procuratore portoghese.

Chissà che Gattuso non stesse già pensando a Londra, inevitabile domandarselo, o se la Fiorentina in realtà non aveva ben chiara la strada sui cui s’era messa. Fatto sta che di fronte ai primi dissidi anche con il procuratore portoghese, la proprietà ha scelto di difendere la propria linea, probabilmente anche per i toni tenuti da un Gattuso già propenso a credere che talune promesse (di mercato) non sarebbero state mantenute. Ma di fatto ribadendo anche le proprie scelte. Quelle più recenti e pure quelle più datate.

Perchè ancor prima di discutere come e quanto Mendes avrebbe potuto influire sulla ricostruzione con calciatori reduci da buone stagioni a livello europeo come Oliveira, e quindi di un certo valore, e segnalando che un altro profilo richiesto da Gattuso come Nico Gonzalez era comunque al di fuori della tanto discussa scuderia lusitana (tanto che ora le voci dal Sudamerica lo danno di nuovo a un passo per 27 milioni, non esattamente bruscolini) andrà considerato che la Fiorentina era già - paradossalmente - una delle squadre più esposte in tema di commissioni agli agenti. E almeno su questo aspetto, nell’ultimo campionato, non si erano registrate interferenze.

Se negli ultimi sei anni di gestione i viola hanno versato oltre 51 milioni di euro di commissioni ai procuratori - fonte Affari & Finanza - nei primi due anni della gestione Commisso la cifra sborsata secondo il report FIGC sarebbe di 9 milioni e 740 mila euro, inferiore solo a quanto speso da Juve, Roma, Milan e Napoli. Suona come minimo curioso avviare una battaglia del genere con un biennio di ritardo, e soprattutto nemmeno un mese dopo l'arrivo di un nuovo tecnico notoriamente legato a un procuratore potente e influente. In fondo rileggendo il mercato di queste due stagioni, in cui comunque la società si è rivolta agli agenti, non sarebbe nemmeno difficile intuire quale possa esser stato il dispendio del club, anche solo ricordando acquisti pesanti come quelli dei vari Duncan e Amrabat le cui valutazioni non avevano spaventato più di tanto.

Chiaro che anche dal punto di vista di Gattuso determinate remore oggi suonino frettolose, tanto più alla luce di un accordo raggiunto al volo con il Tottenham che non può non dar adito a qualche retropensiero, altrettanto però che in casa viola sia complicato rinvenire una minima chiarezza di programmi e intendimenti.

In uno scenario del genere non sarebbe male spiegare con dovizia di dettagli l’inversione di rotta tenuta di fronte alle indicazioni di Gattuso, uno che ha certamente fatto saltare il banco nel giro di pochissimo tempo mostrando ben poca flemma salvo poi promettersi al Tottenham nel giro di qualche ora, ma che evidentemente fin dall’inizio troppo convinto delle rassicurazioni viola non doveva essere. Con buona pace di chi non ha voluto credere alla bistrattata stampa tornano alla memoria le titubanze che il tecnico aveva già mostrato a ridosso dell’accordo, e che si erano amplificate dopo la sfida del Franchi tra Fiorentina e Napoli. Antipasto di una sinergia che tra Gattuso e i dirigenti viola fino a Commisso non è evidentemente mai nata, come del resto con il procuratore Mendes.

In tal senso Commisso ha voluto portare avanti la linea strategica fin qui tenuta, la stessa che ha portato a qualche cambiamento interno solo per figure meno esposte in questi due anni come Dainelli o come Antognoni decisamente in bilico (e la cui offerta ricevuta suona - ad ora - tutt’altro che adeguata) mentre davanti a un Gattuso che non deve aver usato mezzi termini si è consumato uno strappo insanabile. Dal quale in un modo o nell’altro la Fiorentina deve ripartire, superando la sensazione di un altro schiaffo ad ambizioni e speranze rimediato da chi doveva guidare la ripartenza.

Trovando un tecnico in grado di affrontare una situazione tutt’altro che semplice (e l'idea Italiano, pur lontana da quella originaria che aveva portato su piste come Sarri e Gattuso, resta probabilmente la migliore) ma anche avviando una profonda riflessione interna. Su quel che si vuol fare in termini sportivi nell’immediato, e nel prossimo futuro. Perchè alla vigilia della terza stagione, per forza di cose fondamentale, in casa viola regna soprattutto la confusione dopo che quello che pareva un amore appena sbocciato si è incredibilmente rivelato un calesse.