IL DURO LAVORO DI PRADÈ: PRESENTE E FUTURO. ORA DEVE DARE FORZA AD UN GRUPPO SCOSSO. POI LA CACCIA AL SOSTITUTO DI ITALIANO. AQUILANI POTREBBE ESSERE IL PROFILO CHE PIACE. IL MILAN CI DIRÀ SE LA SQUADRA HA REAGITO

25.03.2024 10:40 di  Mario Tenerani   vedi letture
IL DURO LAVORO DI PRADÈ: PRESENTE E FUTURO. ORA DEVE DARE FORZA AD UN GRUPPO SCOSSO. POI LA CACCIA AL SOSTITUTO DI ITALIANO. AQUILANI POTREBBE ESSERE IL PROFILO CHE PIACE. IL MILAN CI DIRÀ SE LA SQUADRA HA REAGITO
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È durissima, ma tocca cambiare pagina. Tutto questo mentre la comunità italo-americana a New York si accinge a porgere l'ultimo saluto a Joe Barone. Ci sarà anche il presidente Commisso che prima di andarsene ha pronunciato un discorso toccante alla squadra. Rientrerà a Firenze per il finale di stagione, nella speranza che la Fiorentina sia ancora in corsa su tutto. Ma adesso il sapore è diverso. Il risultato sportivo c'entra sempre, ci mancherebbe, ma va raggiunto con un altro stato d'animo. Senza ansia e senza polemiche sterili, ma grazie a Firenze che sostiene compatta questo gruppo di giocatori e il suo capo branco. La botta è stata grossa, una vera mazzata e nessuno al momento può sapere quanto abbia impattato sul morale dei giocatori. L'errore fatto in Nazionale da Bonaventura contro il Venezuela, è stato tanto grave quanto incredibile per uno come lui: si fa fatica a non pensare che Jack avesse la testa altrove, con valide giustificazioni. A livello inconscio può accadere qualsiasi cosa. Ecco perché il Milan ci racconterà se la Fiorentina ha reagito oppure no. E se si verificasse la seconda ipotesi, nessun dramma. I drammi infatti, come abbiamo appena visto, sono altri. Firenze è alle spalle della Fiorentina e quando questa città spinge fa concorrenza alla Tramontana. 

Un ruolo fondamentale lo rivestirà Daniele Pradè che dopo la scomparsa di Joe Barone, ha assunto la responsabilità dell'intera aerea sportiva. È nel calcio da 35 anni, ha fatto il diesse in tanti frangenti, è l'uomo di calcio della dirigenza viola. L'altro è il suo braccio destro, Burdisso. Pradè tenterà di ricreare quell'alchimia che una decina di anni fa, insieme a Macia, portò bei risultati alla Fiorentina. Ma ora, intanto, devono essere gestiti questi 70 giorni di stagione che prevedono 10 gare di campionato (in palio 30 punti), la semifinale di Coppa Italia con l'Atalanta (andata e ritorno) e i quarti di finale di Conference League col Viktoria Plzen (altre 2 partite). Sfide che potrebbero salire a 4 in più se i viola conquistassero come nell'annata scorsa le 2 finali. 

Il tragitto è pieno di impegni, una centrifuga da adesso alla fine di maggio. Pradè dovrà dare forza a questo gruppo con la sua esperienza, stando vicino a Italiano che si prepara a salutare. Per fortuna e merito della Fiorentina la situazione è serena, nessun attrito, le parti ne hanno già parlato nei mesi scorsi, con Barone protagonista. Anzi, Italiano e la squadra hanno voglia di raccogliere un grande successo da dedicare al direttore appena scomparso. Una motivazione in più. 

Pradè che in carriera ha dimostrato di aver fiuto con gli allenatori, pensiamo a Montella, Sousa, ma anche allo stesso Italiano, dovrà occuparsi presto della nuova panchina viola. Questo periodo sarà utile per schiarirsi le idee prima di presentare la candidatura al presidente Commisso. Però almeno una certezza c'è già: la Fiorentina dovrà ricominciare dal quel terreno seminato in 3 anni da Italiano. Sarebbe una follia andare a cercare un allenatore con una mentalità opposta a quella di Vincenzo. La Fiorentina dovrà ripartire da quella filosofia: offensiva, propositiva, buona ad andare a pressare alto gli avversari, con linee di gioco e concetti ben impressi nella mente dei calciatori. Il casting sarà approfondito, ma Aquilani, cresciuto come allenatore proprio nella Primavera viola con la quale ha raggiunto trionfi in serie (ben 3 vittorie in Coppa Italia e 2 in Supercoppa Italiana), potrebbe essere un profilo assimilabile alla Fiorentina del domani. Giovane, in carriera, stimatissimo dai manager viola e bravo con i giovani. Anche perché la società non cambierà politica.