È MERITO DI ITALIANO SE LA FIORENTINA È IN CORSA SU TRE FRONTI. VERSO BERGAMO SPERANDO DI RECUPERARE I BIG, E IL CASTING PER IL FUTURO SI SPOSTA DALLA PANCHINA AI QUADRI DIRIGENZIALI

23.04.2024 10:25 di  Tommaso Loreto   vedi letture
È MERITO DI ITALIANO SE LA FIORENTINA È IN CORSA SU TRE FRONTI. VERSO BERGAMO SPERANDO DI RECUPERARE I BIG, E IL CASTING PER IL FUTURO SI SPOSTA DALLA PANCHINA AI QUADRI DIRIGENZIALI

Due mosse nel giro di quattro giorni valse due vittorie consecutive, un risultato che la Fiorentina non raccoglieva dalle ultime sfide dell’anno scorso, quando in poco meno di due settimane riuscì a battere Verona, Monza e Torino in campionato. Erano i tempi del cosiddetto “corto muso” viola, sorta di adattamento della filosofia allegriana alle vicende fiorentine, e ancora vedere la Fiorentina quarta in classifica alimentava (legittime) ambizioni di rincorsa champions. 

Le letture di Italiano e due successi di fila che mancavano da dicembre - Due mosse firmate Vincenzo Italiano, passato alla difesa a tre con l’inserimento di Quarta nel primo supplementare della sfida al Viktoria Plzen, e poi pronto a cambiar volto alla Fiorentina sperimentale scesa in campo a Salerno ma tornata a casa vittoriosa. Cosa sia successo a quella squadra capace di vincere tre sfide collezionando tre vittorie di misura è storia nota, e d’altronde basterebbe rileggere l’undici sceso in campo all’Arechi per accorgersi di quanto la rosa sia risultata corta (quantitativamente e qualitativamente) e di quanto il club abbia sottostimato le esigenze di un tecnico e di un gruppo chiamato a correre di nuovo su tre fronti, ma il tanto vituperato Italiano adesso è riuscito a riaprire la rincorsa europea anche in campionato. Certo, non si tratterà delle zone più prestigiose (pur in un’annata in cui il ranking del calcio italiano regala inaspettata abbondanza di accesso alle coppe) ma intanto il bis in termini di allungamento della stagione è servito. Con oltre 110 gare già giocate la Fiorentina del tecnico di Karlsruhe ha ancora i piedi su tutte e tre le staffe stagionali e se i detrattori sono già pronti a puntare il dito in caso di prossime delusioni è sul lungo tragitto che Italiano ha di nuovo dimostrato di saperci fare, eccome. 

Da Salerno a Bergamo sperando nel recupero dei big - Così non c’è troppo da stupirsi se a Salerno l’allenatore ha atteso soltanto gli ultimi 20 minuti prima d’inserire il titolare Kouamè, unico rimasto in panchina nell’ottica del turnover obbligato in vista di Bergamo, ma c’è comunque da applaudirlo per come abbia saputo dar continuità al successo di qualche giorno prima, in Conference, giocando con i cambi e le disponibilità in panchina. Adesso però serve recuperare gli elementi più importanti, da Nico a Beltran, da Bonaventura fino a Belotti, perché la sfida di Coppa Italia è un altro spartiacque della stagione e perché la squadra di Gasperini un pessimo cliente. Se sui due argentini è lecito mantenere l’ottimismo, al pari di Belotti rimasto a Firenze soprattutto per precauzione, sarà su Bonaventura che resisteranno ancora dubbi, mentre dietro rispetto all’Arechi è lecito attendersi il ritorno di Milenkovic in una difesa dove Ranieri è diventato ormai imprescindibile (anche in termini caratteriali o di furore agonistico che in gare come quella di domani possono far parecchio comodo). 

Il futuro in panchina e in società - Intanto prende corpo anche l’immediato futuro del club, non più soltanto con quello che potrebbe essere l’avvicendamento in panchina (situazione nella quale Gilardino resta sempre favorito su Aquilani per prendere il posto di Italiano per molti destinato al Bologna) ma pure per ciò che riguarda i nuovi quadri dirigenziali. Nell’annuncio del ruolo di direttore generale di Alessandro Ferrari, e ribadito quello di direttore sportivo affidato a Daniele Pradè, non era passato inosservato il silenzio riguardante Burdisso il cui addio adesso è pressoché certo. Un’esperienza difficile da inquadrare quella dell’ex difensore, tra le altre, di Roma e Genoa, che adesso strizza l’occhio alla Roma dell’amico De Rossi. Di certo a Firenze resterà la domanda su come e quanto abbia inciso nella costruzione di squadre che, in questo triennio, hanno sempre mostrato troppe lacune, anche se sull’arrivo di Beltran, incertezze tattiche a parte, resta un giudizio sospeso da rileggere tra qualche tempo. Al suo posto potrebbe tornare Macia riformando una coppia con Pradè che ormai una decina d’anni fa funzionò bene, anche grazie al primo ciclo tecnico firmato Montella, mentre le alternative sarebbero rappresentate dal ds dell’Empoli Pietro Accardi che soltanto un anno fa era tra i candidati alla sostituzione di Giuntoli nel Napoli scudettato e da Stefano Melissano, attuale ds dello Spezia, che già conosce l’ambiente viola per aver lavorato fianco a fianco di Italiano nei suoi primi anni sulla panchina viola.