ARABI CANNIBALI DEL PALLONE, UNA PICCOLA RIFLESSIONE. INTANTO ECCO ARTHUR
Non di solo pane vive l’uomo, è stato detto.
Eppure nel calcio di questi tempi pare proprio che se non vive di solo pane possa egli vivere di petrodollari. Altrimenti difficilmente si capirebbe l’esodo di fior di pedatori verso la lugubre calura della penisola arabica, con corredo di contratti milionari oltremodo e persino fiscalità agevolata. C'è chi lo chiama il soft power dei regimi poco democratici, ma ricchissimi che un noto politico italiano ha avuto l’ardire di definire forieri di un nuovo rinascimento. Rinascimento o meno è già in corso una vera e propria gara tra gli stati arabi ed i loro sultani di riferimento per trasformare il giardino di casa, in un campionato zoo con tutti i migliori giocatori d’Europa e del campionato italiano.
In passato ci avevano provato i cinesi, ma mentre in Cina si limitarono a strapagare il Pellè di turno o poco più, passando ovviamente per i classici ricchi bischeri, in Arabia vanno giocatori come Koulibaly, Brozovic o Milinkovic Savic, solo per citare a caso tra i tanti che per qualità e anagrafe potrebbero ambire ad essere ancora protagonisti in qualunque torneo del vecchio continente. Ma possibile che gli arabi investano così tanto solo per vedersi sgambettare in giardino i campioni acclamati dalle folle europee?
Naturalmente c’è di più: c’è l’affare di ottenere l’organizzazione dei grandi eventi legati al calcio, i recenti mondiali qatarioti hanno ingolosito anche gli altri stati della penisola arabica. E c’è il soft power, gli autocrati arabi, già proprietari di ricchissimi club in diversi paesi europei, hanno capito che per le folle occidentali il calcio tutto consente e tutto purifica, non a caso in Qatar, malgrado la violazione dei più elementari diritti umani e civili, i tifosi e i media delle nazionali partecipanti al torneo hanno seguito e celebrato l’evento senza battere ciglio.
In occidente, e in Italia vieppiù, il riccone, il magnate lo si chiama ‘filantropo’( per certa vulgata sono filantropi tutti i 2.153 miliardari del mondo che se fosse vero vivremmo in un mondo ideale) e se possiede una squadra di calcio non si bada in maniera soverchia con chi, per chi e per come egli faccia i suoi affari, purchè dia in pasto alla folla il giocatore buono, purchè regali soddisfazioni ai suoi tifosi, la folla applaude, la politica ossequia pubblicamente un autocrate quasi come un novello Lorenzo il Magnifico, gli arabi provano solo ad applicare il concetto: attraverso il pallone, in nome del pallone, qualsiasi porcata viene sottoposta ad un lavacro virginale.
Intanto a mercato italiano aperto, lo spettro dei milioni arabi aleggia sui migliori calciatori di ogni squadra. In chiave viola si era parlato di Amrabat, gran protagonista del Mondiale in Qatar, ma il marocchino non sembra interessato ad eventuali offerte, vuole ancora misurarsi in campionati competitivi. Dipoi si è fatto il nome di Nico Gonzalez, ma in questo caso è la Fiorentina che smentisce recisamente la volontà di fare a meno del suo giocatore di maggiore qualità, e anche Nico intende dimostrare chiaramente il suo reale valore in Italia e in maglia viola.
Tuttavia, tirando le fila del discorso, questo spadroneggiar dei quattrini arabi non è soltanto il prodotto della venalità di calciatori ormai disinteressati al lato sportivo e agonistico del loro mestiere (e della loro vita), non è soltanto prodotto dalla debolezza economica dei club italiani che fatturano poco, hanno proprietà non più disposte a spendere come in passato e sono talvolta gestiti con scarso talento. No, quest’invasione araba che non troverà forse una sua Poiters, ove Carlo Martello la fermò nel lontano 732, è determinata anche un po’ dall’atteggiamento cronico di molti, moltissimi tifosi ed appassionati in genere.
Tifosi odiatori della stampa calcistica libera. La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire, diceva George Orwell. Chiudendo quindi, la cannibalizzazione dei campionati europei da parte degli arabi, ha più di un padre. Silvio Berlusconi, in veste d’editore, predicava come i giornalisti sportivi non debbano mai parlar male della propria squadra, a meno che non siano tutti i tifosi a farlo, egli da arci italiano quale fu aveva compreso una delle regole auree del giornalismo sportivo italiano: che deve parlare solo e soltanto alla pancia di chi legge.
Gli arabi che nei loro regimi per controllare le masse usano metodi novecenteschi e costosi come la coercizione, la polizia segreta e metodi similari osservano come il rincitrullimento delle masse possa passare dalle cosce tornite di un giovanotto abile nel palleggiare col piede una sfera di cuoio.
Insomma, sarà urticante sentirselo dire, ma se poi vi scippano il vostro beniamino calcistico è un po’ colpa vostra, infatti più splende il sole della coscienza, meno comanda il dio quattrino e viceversa, ma è solo un piccolo spunto di riflessione.
Intanto oggi in casa viola è il giorno di Arthur, centrocampista brasiliano di piede buono, che arriva da alcune stagioni d’ombra. Perciò alcuni se non molti di quelli che hanno avuto la bontà di leggere fin qui diranno: ‘di tutto il resto, riflessioni e arabi compresi, chi se ne frega’, e allora prosit.